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Sos docenti, su 215 mila supplenti finora ne sono stati assunti la metà

Flop assunzioni: errori e carenza di candidati

22/09/2020
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ItaliaOggi

CArlo Forte

Le cattedre dei docenti anti-Covid saranno circa 60 mila. E gli incarichi di supplenza necessari a coprire le cattedre vuote sono circa 215mila. È un dato senza precedenti quello delle assunzioni a tempo determinato che dovranno essere effettuate quest'anno per assicurare i docenti in cattedra, necessari per garantire il diritto all'istruzione su tutto il territorio nazionale. I numeri sono stati comunicati ai sindacati dal ministero dell'istruzione. E il 16 settembre scorso, i segretari di Cgil Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams li hanno resi noti nel corso di una conferenza stampa. Secondo quanto risulta a Italia Oggi sarebbero circa 110 mila le assunzioni a tempo determinato che sono state effettuate finora. Ma gli uffici stanno incontrando molte difficoltà anche e soprattutto a causa del cattivo funzionamento del sistema informativo del ministero dell'istruzione. Che sta determinando forti rallentamenti nello svolgimento delle operazioni di assunzione, a causa delle centinaia di migliaia di errori contenuti nelle graduatorie provinciali per le supplenze (Gps) che, secondo le indicazioni del dicastero guidato da Lucia Azzolina, sono state pubblicate subito in forma definitiva. Errori compresi. In ciò complicando le operazioni di rettifica che dovranno essere effettuate con decreti motivati da parte degli uffici secondo il principio dell'autotutela amministrativa.

Gli uffici scolastici regionali, peraltro, stanno anche emanando i decreti di ripartizione dei fondi (circa un miliardo di euro) per l'assunzione dei docenti anti-Covid. Che dovranno essere reclutati direttamente dai dirigenti scolastici. Ma anche per questa particolare tipologia di docenti è necessario disporre delle nuove graduatorie di istituto. Che discendono direttamente dalle Gps. E quindi, fino a quando le Gps non saranno pronte, non sarà possibile effettuare nemmeno queste assunzioni. È da escludere, infatti, che i presidi possano utilizzare le vecchie graduatorie di istituto, perché la Cassazione ha chiarito definitivamente che i relativi contratti risulterebbero nulli (6851/2010, si veda ItaliaOggi del 13 aprile 2016, pag.36). E utilizzare graduatorie sbagliate comporterebbe l'assunzione di docenti destinati a essere licenziati all'atto della pubblicazione delle graduatorie rettificate per effetto dell'avveramento della clausola risolutiva prevista dall'articolo 25, comma 5, del vigente contratto di lavoro: «È comunque causa di risoluzione del contratto l'annullamento della procedura di reclutamento che ne costituisce il presupposto».

La corsa alle supplenze è dovuta anche al flop delle assunzioni a tempo indeterminato: a fronte di 84.808 cattedre vacanti destinate alle immissioni in ruolo, il ministero dell'istruzione è riuscito ad assumere solo 19.294 docenti, denunciano Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda: 17.637 sui posti comuni, a fronte di 64.175 cattedre vuote e solo 1.657 sul sostegno su 21.453 posti vacanti. È andata un po' meglio per il personale Ata: 25.175 posti vacanti e 9674 immissioni in ruolo. I dati che «abbiamo dovuto insistentemente richiedere ad un'amministrazione reticente a fornirli», spiega la Flc-Cgil in una nota, «mostrano un quadro allarmante della situazione: 65.514 cattedre rimaste vacanti, pari al 78% dell'intero contingente. In pratica l'amministrazione è riuscita a coprire una cattedra su 5 con docenti di ruolo». Quest'anno, dunque, saranno disposte 65.514 supplenze annuali (fino al 31 agosto).

A ciò va aggiunto il quadro delle disponibilità in organico di fatto che, secondo stime di fonte sindacale, dovrebbe sfiorare la cifra record di 215mila, tra cattedre e spezzoni, comunque disponibili. I dati ufficiali pongono in rilievo anche la questione del divieto di reiterazione delle supplenze annuali oltre i 3 anni, decorso il quale il supplente ultratriennalista ha diritto al risarcimento dei danni (si veda la sentenza della Corte di cassazione 16878/2018). Sempre che nelle more del giudizio definitivo l'interessato non ottenga l'immissione in ruolo (si veda Italia Oggi, 23/6/2020, pag. 36). La decisione di non stabilizzare i precari, dunque, rischia di accrescere il carico di lavoro che grava sui giudici. Che negli ultimi anni, in materia di precariato, stanno esercitando una sorta di ruolo suppletivo rispetto alla politica. E poi c'è il problema dei costi delle soccombenze. Costi che determinarono addirittura uno stanziamento ad hoc all'atto dell'emanazione della legge 107/2015. L'articolo 1, comma 132, della legge prevedeva, infatti, un fondo ad hoc di 10 milioni rispettivamente per il 2016 e per il 2017. Il 2020, invece, è rimasto totalmente scoperto.

Resta il fatto, però, che la inevitabile recrudescenza del contenzioso in materia esporrà l'amministrazione, potenzialmente, a circa 60 mila soccombenze. Numero che coincide con quello dei precari già triennalisti che potrebbero avere interesse all'azione legale. E che, stante l'orientamento della Corte costituzionale e della Suprema corte, si vedrebbero sistematicamente accogliere il ricorso. Secondo la Consulta (sentenza 187/2016) , infatti, l'articolo 4, commi 1 e 11, della legge 124/1999 è costituzionalmente illegittimo «nella parte in cui autorizza, in mancanza di limiti effettivi alla durata massima totale dei rapporti successivi, il rinnovo potenzialmente illimitato di contratti di lavoro a tempo determinato».