Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Studenti contro la Dad: «Il nostro futuro online, il vostro business in presenza»

Studenti contro la Dad: «Il nostro futuro online, il vostro business in presenza»

A Milano occupato il cortile del liceo classico Manzoni. Appello di ActionAid, Coordinamento Presidenti Consiglio d'Istituto Lazio, Forum Diseguaglianze e Diversità, 'O Quarantotto, Priorità alla Scuola e Unione degli Studenti per riaprire le superiori in presenza. La ministra dell'Istruzione Azzolina ripropone i "ristori formativi". I sindacati criticano i dieci punti programmatici del ministero presentato ieri: "Sono i continuità con la Buona Scuola di Renzi, ma i Cinque Stelle non erano contrari?"

13/01/2021
Decrease text size Increase text size
il manifesto

ROberto Ciccarelli

«Il nostro futuro online, il vostro business in presenza». Con questo slogan quarantacinque studenti del liceo classico Manzoni di Milano hanno occupato ieri il cortile interno della scuola alle e hanno proclamato lo sciopero dalla didattica a distanza. «La Dad è un sistema classista e poco efficace, nonché nocivo sia a livello mentale che fisico – sostengono – Contestiamo la decisione del governo di riaprire i negozi e tenere invece chiuse le scuole, ponendo, come sempre, il profitto e l’economia davanti all’istruzione». La contestazione è contro le strumentalizzazione del governo e le sue «continue decisioni e promesse fasulle che vengono fatte ogni giorno nei nostri confronti».

Un appello per la riapertura delle superiori in sicurezza è stato inviato ieri alle massime autorità politiche del paese da ActionAid, Coordinamento Presidenti Consiglio d’Istituto Lazio, Forum Diseguaglianze e Diversità, ‘O Quarantotto, Priorità alla Scuola e Unione degli Studenti. «Seppur messi a piano rinforzi per i mezzi pubblici, molte regioni hanno rinviato con scarso anticipo la ripresa delle lezioni in presenza – si legge – Con scuole secondarie ancora chiuse da dieci mesi e i limiti ormai riconosciuti della Dad, sono minati i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza».

In questo contesto in fibrillazione ieri la ministra dell’istruzione Azzolina ha rilanciato i «ristori formativi» per recuperare il tempo perduto in didattica a distanza dagli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Serviranno per gli «apprendimenti potenziati» da svolgere nel pomeriggio. In pratica, sono «corsi di recupero» dove si farà «educazione all’affettività» e «aiuto psicologico». Da svolgere ora e non in estate come proposto da una campagna battente, condotta tra gli altri dalla Fondazione Agnelli, per recuperare la «produttività» perduta nei mesi della pandemia. Costo: 5 milioni e 532.195 euro. Sono stati già stanziati per il 2021 nel decreto «ristori I-IV» approvato a dicembre. Una cifra irrisoria riproposta poche ore prima della crisi del governo.

Se un esercente commerciale può essere «ristorato», ricevere cioè un risarcimento parziale delle perdite sul fatturato calcolato rispetto all’anno precedente, allora lo può essere anche un bambino o un adolescente che è stato danneggiato nel suo percorso formativo concepito come l’attività produttiva di un’azienda e calcolato in base alla produttività futura. Un’idea neoliberale di istruzione sinonimo di auto-imprenditoria.

Presa sul serio, la realizzabilità della proposta è discutibile. Se già il governo non è riuscito ad assicurare una ritorno uniforme in classe, sia pure al 50%, almeno delle scuole superiori, è difficile immaginare la realizzabilità di corsi di recupero su questioni alquanto delicate al pomeriggio. A meno che non si pensi ad attività online. Ma queste andrebbero escluse, almeno a sentire Azzolina la quale ritiene che la «didattica a distanza» non «funziona più». «Perché allora non prevedere, per quelle situazioni, un intervento straordinario per un’attività didattica in presenza?» domanda Maddalena Gissi (Cisl scuola).

Le ultime ore sono state caratterizzate anche dalla presentazione dell’atto di indirizzo sulla scuola con dieci priorità politiche del ministero. «Tardivo, inutile e divisivo – lo ha definito Francesco Sinopoli (Flc Cgil) – Una mera enunciazione di principi che ripropone la «meritocrazia» già vissuta nella stagione della Legge 107». La «buona scuola» di Renzi, per intendersi, al capitolo: sostituzione del contratto nazionale con bonus accreditati in base alla performatività e alla capacità del personale di portare «progetti» nella scuola. «Ci si chiede – ha aggiunto Pino Turi (Uil Scuola) – se sia in linea con le posizioni che hanno portato al consenso del movimento (Cinque Stelle) di cui la ministra fa parte oppure se sia portatrice di una politica personalistica, visto che il suo movimento ha ottenuto voti per eliminare la legge 107».

Lo stesso interrogativo sulla continuità della politica tra i Cinque Stelle e Renzi si pone nelle linee su questo tema nel piano italiano sul Recovery Fund (si veda il commento di Girolamo De Michele). Sono parti della lunga stagione che ha «imprenditorializzato» l’istruzione dalla «riforma» Berlinguer-Zecchino in poi.