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Tacito parla con Hannah Arendt Nelle tesine il vero esame di maturità

La lezione di quest’anno è che, se non colleghi le cose che sai, è inutile saperle

18/06/2021
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la Repubblica

Paolo di Paolo

Fare collegamenti. È una specie di slogan, o di mantra didattico. Nemmeno troppo nuovo, a dire il vero, perché la storia delle tesine, dei percorsi con cui maturando o maturanda annodano saperi, intersecano questioni, collegano appunto, è una storia che già può dirsi vecchia. Nuovo è l’impatto di un esame concentrato, un’ora a testa, e via. Tutto parlato, con qualche premessa scritta per tempo. E se c’è chi apprezza lo sforzo di duttilità, di disinvoltura che richiede questo "surfare" tra materie diverse, c’è pure chi trova posticcia la giustapposizione arbitraria di tessere, in un puzzle che non sempre torna. Dove finisce la traversalità e comincia l’opinionismo? O — come ha severamente osservato un insegnante-scrittore, Christian Raimo, il «guazzabuglio dialettico»? Fatto è che a questi nati a inizio ventunesimo secolo tocca ingegnarsi parecchio per costruire, su due piedi e dopo un minuto di silenzio, una specie di lezione americana alla Calvino. Dove Tacito si mette a dialogare con Hannah Arendt, e — come vuole l’intramontabile canzone di Venditti, cantata pure dalle ultime generazioni — nel pieno dell’ultimo ripasso mio padre sembra Dante e tuo fratello Ariosto: perciò, facciamoli parlare. Quanto alla notte prima degli esami, Letizia, maturanda dell’hinterland milanese, corregge: tante notti prima degli esami, quest’anno. Ciascuno la sua. E questo ha limitato il senso di condivisione dell’impresa, vissuta forse più in solitaria. Spaesati nell’anno intermittente, approdati sull’isola della maturità 2021. Lì la connessione non è una questione di banda larga o di 5G, ma di parentele, innesti, contatti magici. Il gioco è serio e ha un suo senso: magari — come nota uno degli studenti intervistati in questa pagina — manca l’allenamento. Non l’attitudine, o l’inclinazione: perché, di suo, un ragazzo o una ragazza di questi anni Venti sarebbe portato, portata alla rapidità e alla molteplicità. Anche alla leggerezza? All’esattezza non sempre. Alla visibilità di sicuro. In ogni caso, è divertente lanciare un’occhiata nella testa dei maturandi, spiare come appunto è maturata, sta maturando questa o quella intuizione, una visione delle cose. Studiare, come in un acquario, l’idea piccola e l’idea grande che si muovono, qualche volta sfrecciano. E arrivare alla conclusione che un esame può essere imperfetto, incongruo, un "link" approssimativo, ma che se non colleghi le cose che sai, è inutile saperle.