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Test standard, l'eccesso fa male

Focus Pisa. Retromarcia in Usa: meno del 30% degli alunni fa le prove tre volte l'anno

17/04/2018
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ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Mentre in III media le prove Invalsi al pc viaggiano a una media di 188 mila al giorno, superando un milione e mezzo (il 67,5%), un Focus Pisa mostra che nei Paesi Ocse i test standardizzati, obbligatori o meno, non sono usati così frequentemente come si pensa. Anzi, lo sono meno dei test prodotti dagli insegnati. L'abitudine a svolgere questi tipi di prove, poi, non incide sui risultati di un Paese nella rivelazione Ocse Pisa sugli apprendimenti. In media, infatti, il 70% degli alunni quindicenni dell'area Ocse frequenta scuole in cui i test standardizzati non vengono mai utilizzati o lo sono una sola volta o due l'anno. Circa 25% va in scuole in cui non sono mai stati usati. In 11 paesi, tra cui Belgio, Costa Rica, Germania, Slovenia e Spagna, più del 50% degli alunni non è mai valutato con test standardizzati. Mentre nel Regno Unito e in Svezia tutti hanno partecipato a questi test almeno una volta nel 2015. Al tempo stesso, però, oltre il 60% degli alunni viene valutato da test sviluppati dagli insegnanti.

In media nei Paesi Ocse circa il 30% degli studenti è sottoposto una volta al mese a un test realizzato da un docente, il 38% più una volta al mese. Percentuale quest'ultima che riguarda oltre la metà dei ragazzi in Belgio, Canada, Francia, Paesi Bassi, Singapore, Spagna e Taipei (Cina). «È interessante notare», sottolinea il Focus, «come negli Stati Uniti, dove ha avuto origine il dibattito critico sui test standardizzati, meno del 30% degli studenti frequenta scuole che somministrano test obbligatori almeno tre volte all'anno, una porzione minore rispetto a 19 altri sistemi di istruzione». Dal Focus, poi, emerge che i risultati di un Paese in Pisa non sono in relazione con l'uso di test standardizzati.

Tra i Paesi che hanno i migliori risultati in scienze, cioè Regno Unito, Cina e Singapore, l'uso di test standardizzati è diffuso, mentre è poco comune in Corea, Germania e Svizzera. «I test standardizzati aiutano a misurare i progressi scolastici e possono dare informazioni alla politica educativa sugli aspetti critici dei sistemi di istruzione», commenta Tarek Mostafa dell'Oecd, «ma l'eccesso di test può ingenerare troppa pressione su studenti e insegnanti che tendono a imparare e insegnare in funzione dei test».

Tuttavia è debole la relazione tra i risultati in scienze e la frequenza con cui le scuole valutano gli studenti. In media gli alunni che frequentano scuole con test obbligatori almeno una volta all'anno hanno punteggi leggermente inferiori (6 punti) di quelli valutati con maggiore frequenza. Studenti che sono valutati con test preparati dagli insegnanti almeno una volta al mese hanno punteggi un po' più alti (5 punti) di quelli valutati con minore frequenza. Inoltre, contrariamente alle convinzioni comuni, la frequenza dei test non è in relazione con il livello di ansia degli studenti. Gli alunni di scuole con test almeno una volta al mese hanno livelli di ansia simili a quelli con valutazioni meno frequenti.

La spiegazione può risiedere nel fatto che l'ansia è indotta da aspetti del test che sono diversi dalla frequenza, come tipo di compito, clima o modalità in cui viene condotto il test, vincoli di tempo, caratteristiche dell'esaminatore. Dall'ansia correlata ai test però non si sfugge: ben il 59% degli studenti si preoccupa di fare un test e il 66% di prendere un brutto voto. Preoccupati anche il 55% dei ragazzi ben preparati per affrontare il test. C'è poi un 52% dei alunni che si sente nervoso quando non sa rispondere a un compito scolastico e un 37% teso mentre studia per un test. Vero antidoto all'ansia il supporto di insegnati e i genitori.