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Un italiano al quinto posto ma il Paese può fare di più

Qualche mese fa uno studio diretto da Francesco Sylos Labini e Angelo Leopardi ha valutato la produttività degli enti di ricerca italiani prendendo come parametri l’entità dei finanziamenti ricevuti dal ministero, il personale in servizio, il numero delle pubblicazioni prodotte e il costo per ciascuna di esse

27/12/2011
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La Stampa

 

[P. BIA.]


Nella Top Ten delle scoperte 2011 compilata da «Science» al quinto posto c’è un po’ di Italia. Michele Fumagalli, 27 anni, originario di Monza, laureato all’Università di Milano Bicocca e ora dottorando all’Università della California, con due colleghi americani ha scovato una nebulosa costituita da idrogeno ed elio puri, proprio come uscì dal Big Bang. Così per la prima volta lo sguardo dell’uomo è riuscito a scrutare il buio che precedette le prime stelle. E’ un risultato importante. Nel Big Bang che 13,7 miliardi di anni fa originò l’universo si formarono soltanto i due elementi più semplici e leggeri: l’idrogeno e l’elio (più un pizzico di litio). Tutti gli altri sono stati sintetizzati nelle reazioni termonucleari che avvengono nel cuore delle stelle e oggi costituiscono il 2 per cento della materia visibile esistente.

Ma le stelle non si formarono subito. Da tre minuti dopo il Big Bang a parecchie centinaia di milioni di anni dopo, l’universo fu costituito soltanto dalle nubi di idrogeno ed elio che ora sono state scoperte. L’augurio è che Fumagalli, concluso il dottorato in California, trovi posto in Italia.

Qualche mese fa uno studio diretto da Francesco Sylos Labini e Angelo Leopardi ha valutato la produttività degli enti di ricerca italiani prendendo come parametri l’entità dei finanziamenti ricevuti dal ministero, il personale in servizio, il numero delle pubblicazioni prodotte e il costo per ciascuna di esse. Dall’analisi risulta che l’Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf) è tra gli enti di ricerca più efficienti, quasi alla pari con l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e nettamente davanti al Cnr e all’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia). Ecco i dati: Infn, 1,27 articoli per ricercatore; Inaf 1,20; Cnr 0,96; Ingv 0,65. Se poi si guarda ai costi, una pubblicazione scientifica dell’Inaf costa in media 67 mila euro, cifra che al Cnr diventa 90 mila, all’Infn 111 mila e all’Ingv 148, mentre all’ITT (l’Istituto Italiano di Tecnologia voluto e appositamente finanziato da Tremonti con un fondo iniziale di 100 milioni) una pubblicazione costa ben 363 mila euro.

Sono dati interessanti. Ma per mettere la conoscenza scientifica al servizio della ripresa economica occorre una fotografia aggiornata e scattata con criteri uniformi. Questa immagine dell’intero panorama della ricerca italiana l’avremo entro il 30 giugno 2013 e ce la darà l’Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario della ricerca (Anvur) presieduta dal fisico Stefano Fantoni. Il processo è partito da qualche giorno, con il viatico del ministro Francesco Profumo. Quasi 450 esperti valuteranno 200 mila risultati della ricerca italiana prodotti dalle 67 università statali, le 28 università non statali, i 12 enti di ricerca vigilati dal ministero e i 24 enti di ricerca pubblici e privati che ne hanno fatto richiesta. Spesa complessiva, 10,5 milioni.

In Italia la valutazione è una grande dimenticata. L’ultima «fotografia» analoga a quella in preparazione è ingiallita, risale a otto anni fa e valutò soltanto 18 mila lavori. Eppure una valutazione nitida e al di sopra di ogni sospetto è indispensabile per dare i finanziamenti a chi veramente li merita e per avere credibilità internazionale.

L’Italia – ha ricordato Profumo – partecipa ai programmi europei mettendo il 15 per cento del capitale che viene spartito tra i ricercatori di tutti i paesi ma da noi rientra appena l’8,5 per cento dei fondi. Non si tratta di dare pagelle – aggiunge Fantoni –, non si giudicheranno singole persone ma si misureranno rilevanza, originalità, internazionalizzazione, potenziale competitivo di gruppi, istituti e aree di ricerca, in modo da fornire indicazioni oggettive ai decisori politici. I metodi adottati saranno di tipo bibliometrico (pubblicazioni pesate in base alla qualità delle riviste e all’impact factor) e peer-review (valutazione tra pari). Dei 450 valutatori uno su cinque sarà straniero e uno su quattro sarà di genere femminile (ancora poco). I giudizi sintetici di merito andranno da 1 (eccellente) a zero (valore limitato) fino a -2 (plagio o frode).

Esito auspicato: fine dei finanziamenti a pioggia, premio alla capacità di competere e alla creatività. Ottima premessa. Aspettiamo con curiosità il 30 giugno 2013.