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Un milione di bimbi fuori dagli asili nido

Riparte la scuola e, rivela uno studio della Cgil, nelle strutture pubbliche e private italiane c'è posto solo per un bambino su quattro sotto i tre anni. "Servono 2,6 miliardi a stagione per arrivare a standard europei"

02/09/2019
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la Repubblica

Corrado Zunino

n milione di bambini, e bambine, senza asilo nido. Come sempre. Di più, 1.171.724 piccoli tra zero e tre anni che non potranno accedere a una struttura di educazione. Né pubblica né privata. Tre bimbi ogni quattro sono fuori, visto che l'ospitalità italiana in questa fascia d'età resta ancorata a quota 320.286: è il 24 per cento della popolazione considerata, undici punti sotto la media richiesta dall'Ue (ed era richiesta entro il 2010).

E' la Funzione pubblica della Cgil ad offrire questi dati (elaborazione su base Istat 2016-2017) alla ripresa delle scuole, anche quelle nido. Le ragioni di questo gigantesco tappo - un milione e 117 mila "0-3 anni" senza asilo di fronte a un milione e 420 mila aventi diritto - si ritrovano nella scarsa offerta pubblica, nei costi troppo alti dell'offerta privata (e convenzionata) e, fenomeno più recente, nella rinuncia da parte di madri che, non avendo un lavoro, scelgono di accudire a casa il loro figlio.


L'offerta da Nord a Sud

Sono 13.147 i servizi socio-educativi per l'infanzia censiti, tra pubblici e privati, di cui 11.017 sono, appunto, asili nido. Spesso si tratta di strutture a dimensione ridotta, visto che i bambini ospitati in totale sono 354 mila e 320 mila nei nidi. La media è di ventinove ospiti a struttura. La percentuale di copertura media pari al 24 per cento si nutre, in Italia, del 44,7 per cento registrato in Valle d'Aosta e del 7,6 per cento della Campania. Quota 33 è ampiamente superata in Emilia Romagna, Toscana e in Provincia di Trento quando sul fronte Sud nella maggior parte delle regioni non si raggiunge il 15 per cento.


Il disimpegno dei comuni

L'investimento dei comuni per i nidi ha smesso di crescere dal 2012, passando da 1,6 miliardi di euro a 1,475 miliardi del 2016. La spesa media dei municipi a livello regionale varia drasticamente: per un bambino della Calabria i sindaci stanziano solo 88 euro contro i 2.209 euro del Trentino. La compartecipazione delle famiglie è invece specularmente cresciuta - dal 2004 al 2014 - passando dal 17 al 20 per cento. I numeri Istat dicono poi che nel corso degli anni sono diminuiti gli utenti dei nidi comunali a gestione diretta, ovvero con personale del Comune, e sono aumentate le gestioni appaltate ad associazioni ed enti privati. Nel 2016-2017 nei nido a gestione diretta sono stati iscritti seimila bambini in meno rispetto a quattro anni prima (restano, comunque, 93 mila in totale). Gli utenti delle strutture appaltate a privati sono, al contrario, aumentati di quasi tremila. La spesa corrente degli indebitati comuni, passando dal controllo diretto a quella indiretto, praticamente si dimezza.

Gli addetti ai servizi socio-educativi sono quasi tutte donne: 181.170 lavoratrici a fronte di 2.000 lavoratori. Il 68 per cento ha più di 40 anni. Una ricerca della Fondazione Di Vittorio ha voluto monitorare lo stato di salute di questa vasta platea femminile - nel settore 0-6 anni - e la situazione è tutt'altro che rassicurante: tre quarti è sotto controllo sanitario.

La Fp Cgil, commentando i risultati dell'inchiesta "Chiedo asilo", sostiene che la politica - nei suoi repentini cambiamenti governativi - "rischia di pensare che il raggiungimento degli obiettivi sia conseguibile per il semplice effetto del calo demografico". Ci si affiderebbe al prosciugamento natale per far rientrare bimbi negli asili invece di affrontare la questione con investimenti robusti. "Se non esistono i servizi, le donne non saranno incentivate a cercare lavoro e a fare nuovi figli, oppure sposteranno nel tempo l'obiettivo riducendo le chance di averne altri".


"Videosorveglianza, soldi sprecati"

Un recente studio del Senato ha segnalato come per raggiungere la "Quota Lisbona" servirebbero risorse annue per 2,6 miliardi di euro: costruzione di nuovi asili e assunzione di almeno ventimila docenti nel segmento 0-3, sono le indicazioni per gli investimenti. La Cgil: "Continuiamo a chiedere un piano straordinario di stabilizzazioni: non può bastare il semplice sblocco del turnover perché ci limiteremmo a registrare i numeri attuali senza alcun incremento dell'offerta". Deve essere formato e riqualificato il personale. "Non è con la videosorveglianza che garantiremo un futuro al Paese, le telecamere minano il rapporto di fiducia alla base della relazione tra educatori e genitori e distolgono risorse che potrebbero essere meglio utilizzate". I primi mille giorni di vita sono fondamentali, ricorda il sindacato. "Ogni bambino ha uno zaino di capacità presenti fin dalla nascita, una dotazione base indispensabile dove sedimentare le conoscenze che si stratificheranno nella vita: una cultura educativa ricca e piena di stimoli può arricchire in modo esponenziale il contenuto dello zaino".