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Una dignità a più velocità

di Pippo Frisone

23/08/2018
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ScuolaOggi

Il 9 agosto il Parlamento ha definitivamente  convertito in legge il cosiddetto decreto dignità, fortemente voluto dal ministro Di Maio, per contrastare gli effetti negativi del job-act  e ridare maggiore dignità al variegato mondo dei lavoro precario.

Il job-act non è stato abrogato né è stato reintrodotto l’art.18 come promesso in campagna elettorale. In compenso sono ricomparsi i voucher.

Per quanto riguarda la scuola, le iniziali intenzioni del Governo si limitavano a ridurre i danni provocati dalla sentenza del Consiglio di Stato sui diplomati magistrali, differendo l’esecuzione delle sentenze di 120 giorni dalla notifica. Nell’iter parlamentare, via via si sono aggiunti ulteriori emendamenti che incideranno fortemente sul reclutamento del personale scolastico, con particolare riguardo dei docenti di primaria e infanzia.

In particolare, viene abrogato il comma 131 dell’art.1 della Legge 107/15, voluto dal Governo Renzi per aggirare la sentenza della Corte di giustizia europea che poneva il limite di 36 mesi alla reiterazione dei contratti a termine nella scuola. Questa abrogazione va in controtendenza col testo di legge che riduce addirittura a 24 mesi nel privato la reiterazione dei contratti a termine.

Tuttavia l’abrogazione evita che dal 1 settembre 2019 si verifichi l’avvicendarsi assurdo tra i precari vecchi coi 36 mesi che lasciano il posto al 31 agosto a quelli più giovani.

Una sorta di turn-over tra precari vecchi e giovani ma senza alcuna prospettiva di stabilizzazione.

Viene differito di 120 giorni il termine di esecuzione delle sentenze di merito riguardanti i diplomati magistrali inseriti nelle Gae con riserva e  assunti con contratti a tempo indeterminato.

Si cerca di dare così continuità al rapporto di lavoro trasformando al momento della notifica delle sentenze,  i contratti a tempo indeterminato in contratti a tempo determinato fino al 30 giugno.

Un evidente arretramento non solo dello status giuridico delle maestre ma anche del termine della supplenza dal 31 agosto al 30 giugno!

Per sanare la situazione dei diplomati magistrali ma anche dei laureati in scienze della formazione inseriti in GAE con riserva, lo stesso art.4 della legge prevede un concorso riservato a livello regionale per quanti abbiano maturato almeno due annualità di servizio.

Qualcosa di simile al percorso in atto per i docenti abilitati della secondaria, previsto dalla fase transitoria del cosiddetto FIT.

Tuttavia non mancherà il contenzioso già anticipato dai laureati in Scienze della formazione messi sullo stesso piano delle diplomate magistrali, ma anche da chi non ha maturato le due annualità e che verrebbe escluso dal concorso  o  da chi li ha maturate ma non nelle scuole statali.

Sullo sfondo, la scivolata del Governo e della maggioranza che nel decreto cosiddetto mille proroghe hanno approvato un emendamento delle opposizioni di riapertura delle GAE a tutti gli abilitati sin qui esclusi, compresi diplomati magistrali e ITP.

Un capolavoro di incoerenza o nella migliore delle ipotesi un errore politico che comunque

la dice lunga sulla confusione del Governo nei confronti del precariato della scuola.

Una dignità per i precari della scuola ma a più velocità, con figli e figliastri che non mancherà di aprire, ahimè,  ulteriore contenzioso che disparità di trattamento e contraddizioni presenti nella nuova legge rischiano di alimentare a dismisura.