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Unità: Concorrenza sleale ai «cervelli»

Una circolare ministeriale va in soccorso dei cervelli rientrati e tampona una loro nuova fuga all’estero

20/12/2006
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l'Unità

Una circolare ministeriale va in soccorso dei cervelli rientrati e tampona una loro nuova fuga all’estero. Non solo: a parere dei molti ricercatori iperqualificati e specializzati all’estero (ma bistrattati dalle università italiane), la circolare firmata lunedì dal Ministero dell’Università e della Ricerca si muove nella strada di un rinnovamento del mondo universitario. Perché sia meno corporativistico e più meritocratico. Grazie al programma del «Rientro dei cervelli», dal 2001, 500 ricercatori sono rientrati per lavorare negli atenei da cui sono stati chiamati, stipendiati al 95% dal Ministero stesso. Il Consiglio universitario nazionale però si oppone, di fatto, alla loro stabilizzazione, dando parere negativo al 99% delle domande inoltrate dalle università per il rinnovo di questi contratti. Il motivo, a parere dei «cervelli», sono consorterie che privilegiano i raccomandati.

«Quello che stiamo cercando di fare - spiega il sottosegretario Luciano Modica - è eliminare la concorrenza tra questi incarichi e quelli interni agli atenei». Non solo. D’ora in poi sarà possibile che nuove università si avvalgano delle professionalità dei cervelli «scaricati» dagli atenei che li hanno richiamati in patria. E ancora: «Il parere del Cun è consultivo e si potrà pensare ad un riesame». Fatto ancor più interessante, la valutazione: «Un ateneo che non ritenga di usufruire di ruoli qualificati e stipendiati dal Ministero potrà essere valutato negativamente». Marco Galli, archeologo chiamato alla «Sapienza» si è visto sbattere la porta in faccia dalla sua università che non ha fatto domanda per un rinnovo del suo contratto: «È necessario che si comincino a superare le consorterie», dice. Gli fa eco Cristina Lemorini, anche lei archeologa: «Vogliamo che sia riconosciuto un metodo meritocratico di selezione». Massimo Pasqualetti, biologo di Pisa, aggiunge: «Ieri abbiamo chiesto un incontro al ministro e al sottosegretario perché riteniamo necessario un intervento legislativo che porti ad una una stabilizzazione delle nostre posizioni e non solo a rinnovi di contratto».