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Unità-La Finanziaria vede la luce. I conti pubblici restano al buio

La Finanziaria vede la luce. I conti pubblici restano al buio di Bianca Di Giovanni Il Senato licenzia al buio la legge Finanziaria, senza nessuna nozione sullo stato effettivo dei conti pubblici...

30/12/2004
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l'Unità

La Finanziaria vede la luce. I conti pubblici restano al buio
di Bianca Di Giovanni

Il Senato licenzia al buio la legge Finanziaria, senza nessuna nozione sullo stato effettivo dei conti pubblici: solo ieri è stata depositata la trimestrale attesa da agosto. Mentre l'opposizione denuncia "l'eclissi del Parlamento" e i voti di fiducia che "ghigliottinano" il dibattito democratico (Andrea Manzella, ds), mentre lo stesso Marcello Pera parla di "manovra faticosa" (si è arrivati alla quarta lettura) i senatori votano sotto lo sguardo vigile del premier che in Aula controlla ad una ad una le presenze nei banchi della maggioranza. È la Casa delle libertà. "È una manovra epocale", commenta a caldo Silvio Berlusconi. Può ben dirlo. E tra qualche settimana lo diranno anche i cittadini: tra due giorni dovranno pagare più tasse e balzelli vari, per un totale di 6,3 miliardi di euro. Tutto in un colpo solo: davvero epocale.

Ma le prime novità dell'era Siniscalco sono arrivate già oggi. Il consiglio dei ministri di ieri, infatti, ha dato il via libera alla costituzione del Fondo immobili pubblici (Fip), che garantirà l'incasso di tre miliardi di euro nel bilancio 2004. Ma l'operazione resta fitta di incognite, oltre a dimostrarsi una pericolosa partita di giro in cui lo Stato apparentemente ci guadagna ma alla lunga ci rimette. Come dire: pagheranno le future generazioni. Nel fondo finiscono uffici ad uso governativo e statale (per il 70%), come agenzie fiscali, caserme della Guardia di Finanza, sedi dei ministeri, che da oggi dovranno pagare l'affitto. Per il 30% il patrimonio è formato da sedi degli enti previdenziali pubblici. Complessivamente si tratta di 396 immobili, la cui cessione secondo l'Economia porterà una riduzione permanente della spesa dello Stato dell'1%. L'operazione a regime frutterà 4 miliardi di euro per lo Stato e che ha l'obiettivo di alleggerire il patrimonio immobiliare pubblico del 20% entro 15 anni. Secondo il sottosegretario Maria Teresa Armosino "nel settore dell'amministrazione pubblica c'è un' eccedenza di spazi utilizzati". Parole sue. Ma tutta la manovra è a rischio stop. I Civ (consigli di indirizzo e vigilanza) di Inps, Inail e Inpdap sono già pronti a fare ricorso al Tar contro un'operazione che non esitano a definire "un vero e proprio esproprio".

Azioni legali contro "l'illegittimità del provvedimento" sono state annunciate anche dalle principali associazioni dei consumatori. Mentre i sindacati sono sul piede di guerra per quello che definiscono "un attentato al risparmio dei lavoratori". Senza contare l'interrogazione presentata dall'opposizione alla Camera (primo firmatario Vincenzo Visco), che denuncia l'ennesimo caso del Tesoro che con una mano vende i beni e con l'altra finanzia chi li compra. Il fondo infatti emetterà azioni pari al 40% del valore degli immobili (1,3 miliardi) e ricorrerà all'indebitamento per il restante 60% (circa 2 miliardi). Le azioni verranno sottoscritte in un primo tempo dalle banche che partecipano all'operazione (Banca Imi, Barclays Capital, Lehman Brothers e Royal Bank of Scotland) e soltanto in un secondo tempo sarebbero collocate presso investitori specializzati. L'onere delle spese straordinarie e ordinarie di gestione degli immobili, però - osservano i deputati - verrebbe riversato sullo Stato per evitare "che l'operazione possa apparire per quello che è: non una vendita", ma un finanziamento in quanto il rischio "resterebbe in capo al venditore e non trasferito all'acquirente". Passando al 60% garantito da un finanziamento, questa quota è per il 70% a carico della Cassa depositi e prestiti (1,68 miliardi), mentre il restante 30% è a carico delle banche. Ma la Cassa è di proprietà del Tesoro, che vende dunque a se stesso, ma ancora non si sa cosa, né si conosce l'entità degli affitti che il ministero dovrebbe sostenere dopo la vendita (per i quali affitti, peraltro, non risultano stanziate esplicitamente risorse nel bilancio). Insomma, un bel pasticcio su cui l'Ue potrebbe accendere i riflettori.

Con il varo della Finanziaria tornano le fanfare sulla "rivoluzione fiscale" delle quattro (non tre) aliquote Ire, al 23, 33, 39 e 43%. Inoltre parte lo sgravio Irap per appena 750 milioni. Ma l'illusionismo non funziona più tanto. "È un disastro imposto a colpi di fiducia - dichiara Massimo D'Alema - calpestando i diritti del Parlamento. Per di più con la beffa che mentre i cittadini saranno obbligati a spendere di più gli si dirà che si sono abbassate le tasse". Siamo di fronte ad una legge - dice Natale Ripamonti dei Verdi - con coperture finanziarie irrealistiche, irrealizzabili, se non addirittura inesistenti". E dal sindacato arriva il duro commento della Cgil: una Finanziaria "colabrodo che peserà pesantemente nei prossimi mesi sulla possibilità di crescita del Paese".

Sui numeri fondamentali della Finanziaria, il saldo netto da finanziare torna a 50 miliardi di euro, dopo essere stato ridotto per la prima volta nella storia da un emendamento di Boccia (Margherita). La correzione del deficit è di 24 miliardi, reperiti per 9,5 miliardi dal tetto del 2% che si traduce in una stretta sulle spese dei ministeri (2 miliardi) e degli enti locali. Tagliati fondi sia per gli acquisti di beni e servizi, sia per gli investimenti. Scatta il cappio anche per il pubblico impiego, che con il blocco del turn over vedrà ridurre i propri addetti di 75mila unità all'anno. Per gli statali è previsto un aumento contrattuale del 4,3%, contro l'8% chiesto dal sindacato. Altri 7 miliardi proverranno dalla revisione degli studi di settore e da maggiori imposte su tabacchi, bolli e giochi. Rincari in vista anche sulla casa, visto che resta la possibilità per i Comuni di rivedere le rendite catastali. Altri sette miliardi si ricaveranno da nuove operazioni immobiliari.