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Unità: «Tagli del 20% sul bilancio, questo è metodo Tremonti»

PATRIZIO BIANCHIIl rettore dell’Università di Ferrara: il decreto Bersani risparmia scuole e enti di ricerca, con noi è punitivo

15/12/2006
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l'Unità

«Una volta scrivevamo lunghissime analisi che nessuno leggeva. Questa volta sono bastate quattro righe e non abbiamo mai avuto così tanto ascolto». Patrizio Bianchi, rettore dell’università di Ferrara, da buon economista, guarda al sodo e commenta così le conseguenze della protesta della Conferenza dei rettori.

Professor Bianchi, non volete più i ministri alle inaugurazioni degli anni universitari. Non hanno mantenuto le promesse?

«Questa protesta deriva da un disagio molto forte che avevamo già espresso in altre forme. Speravamo che il passaggio al Senato migliorasse il testo della Finanziaria e invece cambia poco. La nostra non è una protesta corporativa, siamo coscienti che come tutti dobbiamo contribuire ad una finanziaria dura che deve rimettere i conti a posto. Eravamo disposti a parlare di qualità e valutazione e invece ci troviamo davanti a tagli funzionali molto forti che mettono a rischio la vita dei nostri atenei».

Ce l’avete anche con il ministro Mussi?

«Con il ministro abbiamo instaurato un rapporto molto buono. Niente a che vedere con la Moratti. Con Mussi stiamo ridisegnando il sistema universitario in Italia, una cosa epocale. Non è lui il bersaglio della nostra protesta».

Quali erano le vostre richieste?

«Avevamo fissato quattro punti molto precisi. Il primo era il recupero degli stipendi di cui parlavo prima, seguito da un piano di investimenti pluriennali per rilanciare la ricerca nel nostro paese. Per terza cosa c’era la richiesta di togliere il taglia spese Bersani e infine ripristinare i fondi cosiddetti trasversali tagliati nel maxiemendamento alla Camera. In pratica siamo stati accontentati solo su questo ultimo punto che sana il colpo di mano che era avvenuto alla Camera».

Più di tutto ciò che vi scontenta è il cosiddetto “tagliaspese Bersani”, vero?

«Alla fine dei conti la Finanziaria lo ha tolto anche per gli istituti di ricerca e la scuola, lasciandolo solo per le università. Sembra quasi uno strumento punitivo contro di noi. In pratica è lo stesso provvedimento che aveva introdotto da anni il ministro Tremonti. Come atenei ci eravamo già fatti carico direttamente degli aumenti degli stipendi che incidevano per il 5-6 per cento dei nostri bilanci. La nostra buona volontà era evidente e credevamo che gli impegni presi almeno per togliere il “tagliaspese Bersani” sarebbero stati rispettati».

Quanto vale questo taglio sul bilancio di una università come la sua?

«Vale il 20 per cento del bilancio, circa un milione di euro per un università in crescita ma comunque medio piccola. Per università più grandi come Bologna e Padova, per rimanere al nord, si arriva a cifre molto superiori ed insostenibili».

In concreto quali spese dovrà tagliare?

«Non ho grandi alternative, dovrò per forza tagliare sui servizi agli studenti. Gli affitti delle aule dovrò comunque pagargli».