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Università, è record di donne nei corsi di laurea scientifici

La quota, il 17,7% delle iscritte agli atenei, è ai massimi da 10 anni. Ma gli stipendi sono inferiori

30/04/2019
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Corriere della sera

Sergio Bocconi


Il dato può sorprendere: il 17,71% delle donne iscritte all’università frequenta un corso Stem, cioè vuole laurearsi in discipline scientifiche. La quota si riferisce all’ultimo anno accademico concluso (2017-2018) e si tratta del valore più alto negli ultimi dieci anni. Una seconda sorpresa può venire dalla geografia: al Sud la percentuale sale al 19,2% e in Abruzzo raggiunge il 20,8%. È invece bassa nel Trentino-Alto Adige con l’11,1%. Da sottolineare infine che la percentuale aumenta al 28% fra le donne di nazionalità non italiana iscritte agli atenei. Sono i numeri più significativi contenuti nella ricerca sul «gender gap nelle lauree Stem» realizzata dall’Osservatorio Talents venture.

Certo, l’inedito è in parte attenuata da due fatti: il numero di ragazze negli atenei ha registrato una leggera contrazione fra il 2009 e il 2015 mentre per il gruppo Stem è rimasto sostanzialmente costante e anche perciò la quota è relativamente cresciuta; nelle discipline scientifiche sono inclusi corsi più artistico-letterari come la Conservazione dei beni culturali, dove la presenza femminile è all’81%. Però si colloca fra il 73% e il 65% nei corsi sanitari-paramedici e geo-biotecnologici. Basse, pari al 20-21%, restano invece le percentuali relative a donne che frequentano i corsi di ingegneria industriale, elettronica e dell’informazione. Tuttavia la quota è aumentata di cinque punti in 10 anni.

Dal rapporto si ricava anche che le ragazze fanno registrare risultati migliori dei colleghi maschi in termini di voto di laurea e tempi di completamento degli studi, ma le migliori performance non sono riconosciute dal mercato del lavoro. Dopo cinque anni dalla laurea, a fronte di un tasso di occupazione medio dell’89% per i laureati in discipline scientifiche, gli uomini sono a quota 92% contro l’85% delle donne e guadagnano il 25% in più, con uno stipendio di 1.699 euro contro 1.375.

Se si può dire che ciò risulti atteso considerata la situazione occupazionale nel nostro Paese, meno scontata è invece un’altra statistica contenuta nel rapporto. Se si considera la quota di ragazze sul totale degli iscritti ai corsi Stem l’Italia è terza con circa il 37%, appaiata a Gran Bretagna e Polonia, mentre la media europea si ferma al 32%. E se si torna a quel 17,71% iniziale di presenza femminile nei corsi scientifici, il dato risulta migliore della media europea (16%) e di altri Paesi come Svezia (16%), Francia (15%) e Spagna (13%). Secondo Pier Giorgio Bianchi, cofondatore e amministratore della startup Talents venture, «i numeri elaborati mostrano che ci si è avviati verso la strada giusta. Ma va creato un ecosistema fertile per accelerare il cambiamento».