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Università, il programma è già pronto

Dal dottorato di ricerca alla valutazione al reclutamento

07/01/2020
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ItaliaOggi

Angela Iuliano

Programma già pronto su università e ricerca per Gaetano Manfredi. Il ministro in pectore (il giuramento è previsto per la prossima settimana), rettore della università Federico II e presidente della Crui, la conferenza dei rettori italiani, ha partecipato infatti al gruppo di lavoro messo in piedi da Giuseppe Valditara, ex capo dipartimento dell'università del Miur a trazione leghista, ordinario dell'Università di Torino. A ricordare i punti di intesa a suo tempo raggiunti e a evidenziare quanto può essere fatto presto e bene per l'università e la ricerca, al di là delle logiche di appartenenza politica, è lo stesso Valditara, dalle pagine di Libero: con Manfredi ministro, «persona di indubbia competenza», si offre l'occasione che «su un tema così delicato e strategico come università e ricerca si possa sviluppare una politica bipartisan capace di favorire il dialogo fra le forze responsabili che hanno realmente a cuore il destino della università italiana... Dico questo perché Gaetano Manfredi ha collaborato con un gruppo di lavoro che in qualità di capo del dipartimento avevo costituito affinché contribuisse a realizzare un corpo importante di riforme dell'università».

Si parte dalla riforma del dottorato di ricerca, pronta da mesi e lasciata in una cassetto dall'ex ministro M5s Lorenzo Fioramonti, «destinata a semplificare notevolmente il sistema, a favorire la diffusione del dottorato, a investire su dottorato industriale e professionale. Questa riforma era riuscita a mettere insieme le migliori istanze trasversali, dai rettori, al Cun, ai dottorandi», spiega Valditara. A fine agosto, il dipartimento aveva predisposto una bozza di decreto sulla Anagrafe della ricerca. «Si tratta di una riforma importante per favorire trasparenza, conoscibilità dei lavori e sburocratizzazione del sistema a tutto vantaggio di chi fa ricerca. Anche su quel documento il parere era trasversalmente favorevole. Occorre ora solo attuarlo senza snaturarlo». E poi la valutazione della qualità della ricerca: il relativo decreto era stato predisposto dal dipartimento ma poi modificato da Fioramonti «con una applicazione retroattiva dell'open access delle pubblicazioni che ne rende complicata la attuazione». Ora andrebbe ripulito e rafforzato. Altro decreto già pronto: «Quello sulla abilitazione scientifica nazionale, con la eliminazione della odiosa distinzione fra riviste di fascia A e riviste inutili scientificamente. C'è quindi il Piano nazionale della ricerca che il dipartimento aveva predisposto coinvolgendo, per la prima volta, circa un migliaio fra i più prestigiosi ricercatori italiani, occorre solo tirarlo fuori dai cassetti», dice sempre l'ex capo dipartimento.

Tra i temi in cantiere, una riforma dei concorsi. Sul punto, «con Manfredi e con altri rappresentanti istituzionali si provarono ad immaginare alcune soluzioni che realizzassero invece una chiamata diretta preceduta da una abilitazione più ristretta di quella attuale, in analogia a quanto si fa normalmente nei migliori sistemi universitari esteri. C'è poi un'altra riforma a suo tempo condivisa da Gaetano Manfredi: una bozza di decreto che applica l'art. 1, comma 2 della legge 240, ovverosia quell'articolo che introduce la autonomia universitaria... Si tratta di una riforma che, come ben sa il nuovo ministro, unisce Nord e Sud, senza alcuna discriminazione e a vantaggio del sistema complessivo».