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Vaccini a scuola, i presidi: la multa non basta. Entro lunedì le certificazioni

Scadono i termini della proroga del regime transitorio: per il prossimo anno entro il 10 luglio bisognerà presentare i documenti alle scuole. Giannelli: alle elementari ci sono genitori che preferiscono pagare la multa e non vaccinare

05/03/2019
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

Parla di «casi sporadici», ma non nega che, soprattutto per le scuole primarie e secondarie, ci saranno centinaia di studenti non vaccinati. «Si può arrivare anche a stimare un migliaio in tutta Italia», azzarda Antonello Giannelli, presidente dell’associazione nazionale presidi, in vista della nuova scadenza - quella definitiva- per la presentazione della documentazione sulle vaccinazioni. La data fissata per legge è il 10 marzo: entro lunedì prossimo, le famiglie degli studenti di scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I e II grado (fino ai 16 anni) dovranno presentare le certificazioni con i 10 vaccini obbligatori per la frequenza scolastica. Finisce dunque il regime transitorio, introdotto prima dalla circolare Grillo a luglio dello scorso anno e poi da un emendamento al decreto Milleproroghe, e ritorna l’obbligo della documentazione. Ma c’è una grossa differenza tra quanto avviene per gli asili nido, le scuole materne e per le altre: «Mentre ci sono pochissimi casi di non certificazione negli asili, dove senza certificati in regola i bambini non potranno più frequentare, le situazioni critiche aumentano per tutti gli altri. Il motivo è semplice - spiega Giannelli - Molti genitori no vax preferiscono pagare una multa, che va dai 100 ai 500 euro, e rimanere fermi sulle loro posizioni, cioè non vaccinare i propri figli». In sostanza, il rischio enorme è che anche dopo il 10 marzo le scuole primarie, le secondarie di I grado e quelle di II grado saranno frequentate da studenti senza vaccini obbligatori, «liberati» dall’obbligo con il pagamento della sanzione.

La falsificazione dei certificati

Sta invece scemando il fenomeno dei certificati fasulli, che lo scorso anno imperversavano sul web: i continui controlli dei Nas hanno scoraggiato moltissimi truffatori. Ma emergono ancora casi, l’ultimo a Bergamo. La Procura della Repubblica di Lecco ha indagato per il reato di falsità materiale commessa dal privato una giovane coppia di genitori residente nella Bergamasca la cui bimba frequenta una scuola del Lecchese. Il caso è emerso dai controlli incrociati, in particolare dalla non corrispondenza delle date riportate nella documentazione. Motivo della presunta manomissione, spiega l’avvocato Arveno Fumagalli del foro di Lecco, che ha assunto la difesa dei due indagati, sarebbe un precedente significativo per la storia della famiglia: alla zia della bimba era stato riconosciuto un danno da vaccino. «Chi commette atti come la falsificazione dei certificati corre rischi inutili e assurdi che hanno anche conseguenze penali», sottolinea Giulio Gallera, assessore lombardo al Welfare.

La copertura

A che punto è la copertura? Ancora risulta difficile un monitoraggio preciso. Le regioni con Asl che hanno un database completo, che le scuole possono consultare, sono ancora poche (fonte Sole24Ore): Valle d’Aosta, Veneto, Friuli, Provincia autonoma di Bolzano e di Trento, Toscana, Puglia, Basilicata. Le altre hanno situazioni più o meno aggiornate, che però non permettono di trasmettere i dati in forma completa. E quindi rilevare la copertura risulta più complicato. Il primo Rapporto dell’Osservatorio strategia vaccinali ha registrato un’eccessiva frammentazione dei sistemi informativi, un elemento preoccupante nell’ambito del percorso di realizzazione di un’anagrafe unica nazionale, prevista per il 2019 dal Piano nazionale vaccini. Se per le vaccinazioni pediatriche quasi tutti i servizi sono dotati di un’anagrafe informatizzata, solo in poco più della metà dei casi questa copre l’intera Regione, fermandosi al territorio di competenza della singola Asl. Non solo: nel 34% dei casi manca un’anagrafe informatizzata per le fasce d’età adulto/anziano. E solo nel 14% dei casi i medici di medicina generale vi hanno accesso diretto.

Le regioni «coperte»

Le regioni che sono riuscite a raggiungere la fatidica soglia di copertura lo hanno annunciato in pompa magna. L’Emilia Romagna, ad esempio, ha proprio lunedì comunicato di aver raggiunto il 95% della copertura per i bambini di due anni, (i nati nel 2016), così da garantire la cosiddetta `immunità di gregge´ a tutela della salute pubblica e dei piccoli più esposti. Il dato è relativo al 31 dicembre 2018 e rappresenta la seconda rilevazione, dopo quella di giugno, trasmessa al ministero: scavalcato il muro del 95 per cento, dunque, per tutte le vaccinazioni rese obbligatorie dalla legge regionale (difterite, tetano, poliomielite, che si assestano ciascuna al 95,7%, ed epatite B al 95,5%) per la frequenza al nido. Una norma che entrò in vigore nel novembre 2016, dopo che la Regione, prima in Italia, aveva approvato la legge sull’obbligo vaccinale per l’iscrizione a nidi e materne, aprendo la strada al successivo obbligo nazionale. Anche il Veneto ha superato il 95%.

La prossima scadenza

Dopo la scadenza del 10 marzo, e quindi finito il periodo transitorio, la prossima scadenza è quella del 10 luglio. Dopo l’anno di deroga, i genitori dovranno presentare entro l’estate i certificati: «Anche se lo studente sta cambiando scuola», rileva Giannelli. Quindi i bambini che finiscono le scuole elementari, e andranno in una scuola media diversa da quella di provenienza, dovranno ripresentare la documentazione, esattamente come i ragazzi che iniziano le superiori o che cambiano istituto.