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Vertecchi: “Copiarli da noi sarebbe un grave errore”

Sono un po’ stanco di esperienze di cui nessuno ha mai provato scientificamente la validità. Non è copiandole che si migliora il sistema scolastico italiano. E poi, chi l’ha detto che sia una strada da percorrere? La nostra realtà è del tutto diversa e noi dovremmo occuparci di altro

30/05/2017
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la Repubblica

«LA Finlandia sta pagando l’eccessivo investimento in tecnologie in campo didattico. In Italia bisogna partire ripensando le scuole e da un progetto culturale credibile». Benedetto Vertecchi, decano dei pedagogisti italiani, è piuttosto critico sulla riforma della scuola finlandese che si appresta ad abbandonare le “materie”.

Lei abolirebbe le materie anche nella scuola italiana?

«Assolutamente no, al massimo si potrebbero ritagliare in maniera diversa. Ci sono materie che hanno una loro specificità, come l’algebra, che non possono essere confuse con altri saperi».

Quanto siamo lontani nel nostro Paese da una rivoluzione di questo tipo?

«Vorrei fare una premessa: sono un po’ stanco di esperienze di cui nessuno ha mai provato scientificamente la validità. Non è copiandole che si migliora il sistema scolastico italiano. E poi, chi l’ha detto che sia una strada da percorrere? La nostra realtà è del tutto diversa e noi dovremmo occuparci di altro».

Ma allora perché in Finlandia stanno cambiando?

«Dopo un periodo di grande successo seguito alla riforma della scuola della metà degli anni ’90, oggi la Finlandia è in crisi perché gli indici che descrivono le competenze dei loro studenti sono in netto calo. E il loro governo sta cercando di correre ai ripari. Ma non sarà l’abbandono della suddivisione del curricolo in discipline a salvare la scuola finlandese ».

Se non abbandonare le materie, cosa c’è da fare in Italia?

«Inizierei a ripensare completamente le scuole. Oggi, siamo pieni di tecnologie che hanno portato solamente disastri. Mancano biblioteche e laboratori, ma siamo circondati di monitor dappertutto. In Francia se ne sono accorti e stanno facendo un passo indietro: hanno ripristinato il dettato quotidiano».

Ma le nuove generazioni sono immerse nelle tecnologie.

«E basta entrare in una scuola per comprenderne gli effetti: ormai i più piccoli non sanno più scrivere e non comprendono quello che leggono. Il ministero dell’Istruzione ha stanziato 8 milioni di euro per formare gli animatori digitali in tutte le scuole, ma io avrei utilizzato la stessa cifra per insegnare ai più piccoli a classificare le foglie o a riconoscere gli insetti, attività sicuramente più proficue».

Se non alla Finlandia, verso dove volgerebbe lo sguardo?

«All’Estonia la cui scuola fa passi da gigante, ma nessuno ne parla. Il loro sistema scolastico accompagna gli alunni dai 18 mesi ai 18 anni e già nel secondo anno, oltre alla lingua madre, si insegna una seconda lingua».