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FLC CGIL Emilia Romagna: nessun pregiudizio sul Green Pass ma occorre riprendere il dialogo con le parti sociali. Servono misure concrete ed urgenti per riportare la scuola in sicurezza ed in presenza

Comunicato stampa della FLC CGIL Emilia Romagna.

07/08/2021
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A cura della Segreteria FLC CGIL Emilia Romagna

Il sindacato non ha pregiudiziali di principio sul Green Pass, ma quanto annunciato dal Governo sulla scuola è incredibile e inaccettabile.
La situazione sanitaria richiede decisioni impegnative sul piano politico, ma l’ennesimo mancato coinvolgimento del sindacato su aspetti che riguardano la vita lavorativa di un’intera categoria di lavoratrici e lavoratori, è un fatto gravissimo.
Qui non si discute sulla necessità che per uscire dalla pandemia ci si debba vaccinare; ormai lo abbiamo ripetuto fino allo sfinimento e convintamente abbiamo attivato una campagna informativa fin dallo scorso febbraio. Lo ha dimostrato molto bene il personale scolastico che fin da subito ha accettato, in modo responsabile, di sottoporsi al piano vaccinale predisposto dal Governo tanto da evidenziare che oltre l’85% (forse anche il 90%) si è già vaccinato.
Il tema invece è: perché il Governo si accanisce in questo modo nei confronti di una categoria di lavoratrici e lavoratori che ha ben chiaro il valore etico e civico di questa iniziativa? A chi giova? E perché intervenire a gamba tesa su aspetti di natura contrattuale senza dialogare con la rappresentanza dei lavoratori?
Abbiamo chiesto dati, monitoraggi, l’attivazione del tracciamento, chiarezza sul rinnovo del protocollo sulla sicurezza, azioni concrete per ripartire con una scuola in sicurezza ed in presenza, ma nulla ci è stato risposto!
Si è preferito assecondare una campagna mediatica raffigurando una categoria insensibile alle esigenze del Paese, invece di sottolineare quanti questi lavoratori abbiano fatto nel periodo del lockdown ed anche dopo, per mantenere un collegamento con gli studenti, attivando interventi mai sperimentati prima.
Puntare l’indice su questo tema, significa non aver argomenti per affrontare i veri problemi della scuola, che sono:

  • l’alto numero di alunni per classe;
  • gli spazi inadeguati;
  • l’insufficienza dell’organico per garantire l’attivazione delle classi soprattutto alle superiori;
  • i trasporti che torneranno ad essere una delle criticità più severe, tenuto conto anche dell’aumento della capienza degli autobus all’80% in zona bianca e gialla;
  • l’alto numero di posti vacanti che genereranno un altissimo numero di supplenze (nonostante alcuni sforzi importanti sulle stabilizzazioni);
  • le misure di sicurezza necessarie ad aprire le scuole (veri e propri luoghi di lavoro) e a garantire l’incolumità del personale e degli studenti;
  • l’insufficiente finanziamento dell’organico Covid, nel decreto sostegni bis, per l’intero anno scolastico (finanziato in parte e solo fino al 30 dicembre).

Questi sono i veri problemi della scuola e su questi il Governo risponda con serietà e celerità.
Insieme al sindacato, il Governo ha firmato il Patto per la scuola che è rimasto disatteso fino a questo momento, ed ora si tenta di scaricare sulle scuole sulla responsabilità del personale docente, ATA e dei dirigenti scolastici le conseguenze di queste mancate scelte.
Nella pratica chi dovrà quotidianamente eseguire i controlli, verificare, sospendere, sostituire il personale esonerato dal servizio? E quanti rallentamenti si genereranno sull’attività didattica?
Non servono atti di forza, punitivi, unilaterali e quelli introdotti vanno rivisti attraverso il confronto e il dialogo con le parti sociali. Servono misure di prevenzione e non sanzionatorie.