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Referendum lavoro: l’appello di docenti e ricercatori delle università dell’Emilia Romagna

“Sì alla qualità. Il lavoro non è una merce”, l’iniziativa a sostegno dei referendum della Cgil su voucher e appalti

14/03/2017
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A cura dell’Ufficio stampa Cgil Emilia Romagna

Sono una quarantina i docenti e i ricercatori delle Università dell’Emilia Romagna che hanno promosso un appello a sostegno dei due referendum sul lavoro fortemente voluti dalla Cgil, per cancellare il lavoro accessorio (voucher) e per reintrodurre la piena responsabilità solidale in tema di appalti, che si terranno il prossimo 28 maggio.

Una presa di posizione significativa, da parte del mondo universitario regionale, di docenti e ricercatori provenienti dai diversi poli degli Atenei della nostra regione, in campo umanistico così come in quello scientifico, che di seguito elenchiamo in ordine rigorosamente alfabetico: Allamprese Andrea (Unimore, Ingegneria), Altieri Leonardo (Unibo, Sociologia), Balandi Gian Guido (Unife, Giurisprudenza), Balzani Vincenzo (Unibo, Chimica), Barbieri Nicola (Unimore, Scienze dell’Educazione), Barbujani Guido (Unife, Scienze della vita), Bellini Alberto (Unibo, Ingegneria), Bertolini Paola (Unimore, Economia), Borelli Silvia, (Unife, Giurisprudenza), Bosi Paolo (Unimore, Economia), Bodini Antonio (Unipr, Chimica), Borghi Vando (Unibo, Sociologia), Brasili Cristina (Unibo, Statistica), Casadei Thomas (Unimore, Giurisprudenza), De Pietri Roberto (Unipr, Matematica), Fiorani Giuseppe (Unimore, Economia), Franchi Maura (Unipr, Economia), Galli Carlo (Unibo, Storia), Giovannetti Enrico (Unimore, Economia), Gruning Barbara (Unibo, Filosofia), Guerra Luigi (Unibo, Scienze dell’Educazione), Jori Alberto (Unife, Studi Umanistici), Lassandari Andrea (Unibo, Giurisprudenza), Laudani Raffaele (Unibo, Storia), Leech Patrick (Unibo, Lingue), Martelli Alessandro (Unibo, Sociologia), Martelloni Federico (Unibo, Giurisprudenza), Muzzarelli Maria (Unibo, Storia), Pini Paolo (Unife, Economia), Ricciardi Mario (Unibo, Scienze politiche), Rinaldi Alberto (Unimore, Economia), Romagnoli Umberto (Unibo, Giurista), Solinas Giovanni (Unimore, Economia), Spettini Giuseppina (Unibo, Scienze dell’Educazione), Tassinari Giorgio (Unibo, Statistica), Tinti Annarita (Unibo, Scienze Politiche), Trentini Marco (Unibo, Scienze dell’Educazione), Vannucci Armando (Unipr, Ingegneria), Zappalà Salvatore (Unibo, Psicologia), Zappoli Sergio (Unibo, Chimica), Zini Alberto (Unimore, Economia).

Nell’appello si sottolinea come “i due prossimi referendum sul lavoro siano un’occasione importante per il Paese. Le due questioni specifiche sono rilevanti. In una situazione di insopportabile disoccupazione giovanile, i ‘voucher’, ben lungi dall’essere una ragionevole regolarizzazione di forme di lavoro veramente accessorie, si sono dimostrati una forma di precarietà che si aggiunge alla precarietà precedente. Mentre il sistema degli appalti e dei sub-appalti, in mancanza di una piena responsabilità della prima stazione appaltante, sta diventando il regno del lavoro povero, della ‘irresponsabilità sociale delle imprese’, sconfinando verso l’illegalità e l’economia criminale”.

I docenti e i ricercatori dell’Emilia Romagna che hanno lanciato l’appello pongono anche l’accento sul fatto che “il significato generale dei due referendum è ancora più importante. Si tratta di contestare la politica economica, sociale e del lavoro che da troppi anni si sta facendo. Queste politiche si sono dimostrate uno straordinario mezzo di dispersione delle competenze e delle conoscenze in particolare delle giovani generazioni; cambiarle è necessario anche per evitare che tante, troppe competenze del nostro Paese siano costrette a emigrare all’estero per trovare opportunità e condizioni dignitose di lavoro. Di fronte all’evidente fallimento della teoria per la quale la riduzione dei diritti del lavoro avrebbe favorito l’occupazione si tratta di indicare, nel confronto referendario, la necessità di un diverso modello di sviluppo basato sulla qualità. Qualità del sapere, qualità del lavoro, qualità dell’ambiente, qualità dello sviluppo”.

Inoltre, nell’appello si fa riferimento alla stessa modalità referendaria che “può rappresentare un momento di svolta. Portare la discussione sul lavoro e sulla sua dignità in tutto il Paese, permettere alla partecipazione democratica di indicare una strada alternativa per uscire dalla crisi, è sicuramente ciò di cui abbiamo bisogno”.

L’appello si conclude con una chiamata al mondo culturale ed intellettuale affinché si impegni per favorire “questa mobilitazione democratica”, “la massima partecipazione consapevole” e “per far vincere i SÌ ai referendum per il lavoro”.

L’appello si può sottoscrivere a questo indirizzo.

Bologna, 14 marzo 2017