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A Pesaro continuano le prese di posizione contro i provvedimenti "Gelmini"

Documento approvato dall’assemblea dei docenti della direzione didattica di Cattabrighe (PU).

27/11/2008
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Documento approvato dall’assemblea dei docenti della direzione didattica di Cattabrighe

L’assemblea dei docenti esprime un netto dissenso per gli interventi normativi emanati nel decreto 137 (Riforma Gelmini) e proposti nel settore scuola primaria in quanto sacrificano in modo ingiusto e inaccettabile le ragioni della scuola a quelle dell’economia e mettono gravemente a rischio la possibilità di mantenere, nel nostro Paese la presenza di un qualificato sistema di istruzione pubblica;

La riduzione del tempo scuola, la “essenzializzazione” dei saperi, l’introduzione di un unico insegnante alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria, l’aumento degli alunni per classe, l’inadeguatezza degli spazi interni alle sedi scolastiche, la pesante, generalizzata riduzione di organici docenti ed ATA, il taglio alle risorse finanziarie porteranno alla negazione di una scuola che, laddove ha esercitato una didattica capace di legare il possesso e padroneggiamento di conoscenze e abilità alla capacità di usarle in modo efficace in situazioni reali (come ad esempio la scuola dell’infanzia e quella primaria) ha avuto una qualità, oggi universalmente riconosciuta anche in ambito internazionale.

Il tempo non è un contenitore ma una risorsa incisiva nel processo di apprendimento; esso permette di seguire, dare più ampio respiro ai ritmi di apprendimento, esso permette di tessere relazioni affettive, permette di condividere valori, di rendere i ragazzi gradatamente autonomi e competenti anche grazie ai laboratori, alle classi aperte, alle attività di cooperazione, alle uscite e visite d’istruzione.
La pluralità dei saperi permette di orientarsi e gestirsi all’interno della società sempre più complessa; all’italiano e alla matematica della scuola del passato si sono affiancati le scienze, l’inglese, l’informatica, la storia e la geografia come ricerca, le scienze motorie, l’educazione alla convivenza civile; i laboratori hanno permesso lo sviluppo di competenze nei linguaggi tecnologici, musicali, teatrali, cinematografici, mass-mediali e lo sviluppo di competenze sull’uso pratico di materiali. E tutto questo è necessario per i bambini di oggi.

La pluralità, la compresenza, la cooperazione tra docenti, tutte figure di riferimento per bambini che hanno fin dalla nascita molteplici punti di riferimento come le figure parentali, quelle del nido, quelle della scuola dell’infanzia. Esse permettono un insegnamento individualizzato (secondo le caratteristiche di ciascuno: recupero, consolidamento e potenziamento), permettono le attività laboratoriali per lo sviluppo di vere competenze, permettono l’integrazione di alunni con DSA, di alunni in situazione di disagio, di alunni diversamente abili e di alunni stranieri.

Il numero degli alunni per classe (nel tempo scuola e non nel tempo vigilanza), gli spazi, i sussidi, i collaboratori, gli esperti non sono meri dati e cifre ma variabili che intervengono direttamente nel processo di apprendimento secondo le modalità che la ricerca psico-pedagogica e didattica ha mostrato da decenni.

Accoglienza e integrazione: la scuola è oggi uno dei luoghi dove si mantengono ancora vivi i valori di tolleranza, accoglienza e integrazione, che altrove sono minacciati di estinzione, travolti dalla paura del diverso. Per questo noi non possiamo accettare , in quanto insegnanti-educatori, un provvedimento razzista come l’ apartheid delle classi differenziate per i figli degli immigrati, che i “nuovi pedagogisti” Bossi, Calderoli, Gelmini, vogliono introdurre nella scuola italiana, per supportare, dicono loro, una politica di “discriminazione transitoria positiva”. A parte il fatto che non si è mai vista una “discriminazione positiva”, noi non possiamo buttarci alle spalle decenni di cultura pedagogica e centinaia di esperienze, queste sì positive, di accettazione e integrazione di alunni stranieri. Per fortuna la scuola elementare è migliore della società che c’ è intorno, perché in essa, con o senza grembiule, i bambini si sentono uguali, senza differenze di colore, nazionalità, ceto sociale.

Concludendo… Dalla normativa finora emanata è evidente che le categorie con cui vengono affrontate le tematiche pedagogiche sono inadeguate perché mutuate da un altro mondo: quello economico. La scuola deve essere un luogo” entro il quale i ragazzi mettono le basi per la costruzione del loro progetto di vita futuro.

A tutti vorremmo ricordare le parole di Derek Bok, presidente emerito dell’ Università di Harvard, quando dice: “Se pensate che l’istruzione sia costosa, provate l’ ignoranza”.

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