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25 marzo 2014: sit-in al MIUR dei dirigenti scolastici toscani

Il Ministro ed il Governo devono dare soluzione ai problemi che ha causato l’Amministrazione con i suoi errori.

24/03/2014
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I dirigenti scolastici coinvolti nella grave vicenda del concorso in Toscana terranno un sit-in, domani 25 marzo 2014, davanti al MIUR.  

L’annullamento parziale del concorso per dirigenti scolastici in Toscana rischia di interrompere il lavoro che stanno svolgendo, da oltre un anno e mezzo, i 112 vincitori del concorso e di compromettere il regolare svolgimento delle attività scolastiche in un quarto delle scuole della Toscana.

Le organizzazioni Sindacali dell’Area V della Dirigenza Scolastica chiedono al Governo ed al Ministro di farsi carico dei problemi creati dall’errore dell’Amministrazione nella procedura di sostituzione del Presidente della commissione del concorso per dirigenti scolastici in Toscana e di riconoscere l’interesse pubblico alla continuità del servizio scolastico e i diritti dei vincitori e degli idonei del concorso.

Le scuole e i dirigenti scolastici non hanno alcuna colpa degli errori formali commessi dall’Amministrazione nella procedura per la  costituzione della commissione del concorso.

Se è vero che il corretto svolgimento delle procedure concorsuali finalizzate all’assunzione dei dipendenti  pubblici è una priorità assoluta e che la fiducia dei cittadini e di coloro che partecipano ai concorsi deve essere ripristinata, non è però accettabile che gli errori dell’amministrazione ricadano  sui lavoratori e sui servizi pubblici.

Di seguito il comunicato stampa delle organizzazioni sindacali dell’Area V della dirigenza scolastica.

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Martedì 25 marzo, alle 11,30, oltre un centinaio di dirigenti scolastici della Toscana si riuniranno davanti al Ministero dell’Istruzione in viale Trastevere, per portare all’attenzione del Ministro e del Governo la loro situazione paradossale, che è anche quella di buona parte della scuola toscana.

Gli interessati, vincitori di un concorso bandito nel 2011, sono stati quasi tutti assunti fin dal settembre 2012 e collocati alla guida di 112 istituzioni scolastiche della regione. Ad un anno e mezzo di distanza, una sentenza del Consiglio di Stato ha annullato il concorso e ne ha disposto la ripetizione parziale, non per irregolarità della Commissione, ma per un errore dell’Amministrazione nella procedura di sostituzione del presidente.

In conseguenza, i 112 dovrebbero tornare a fare gli insegnanti da un giorno all’altro, lasciando scoperte le scuole che dirigono ormai da oltre diciotto mesi. Scuole che saranno affidate, a mezzo servizio, ad altri dirigenti della regione. Ma non è finita: i loro posti sono stati nel frattempo assegnati ad altri docenti, che dovrebbero a loro volta farsi da parte ed andare a scalzarne altri e così via, in un effetto domino senza fine. Oppure, per evitare di allargare il danno, dovrebbero restare “a disposizione” per supplenze. Cioè diventare i più precari fra i precari. A chi giova?

Eppure la soluzione esisterebbe. Già alcuni anni fa un caso analogo è accaduto in Sicilia. Per tamponarne gli effetti, fu emanato un decreto legge d’urgenza che “congelava” i dirigenti nelle loro sedi per il tempo strettamente necessario alla ripetizione del concorso. Subito dopo fu varata una legge specifica (la 202 del 2010) che provvedeva a regolare la nuova procedura concorsuale.

Ci sono alcune differenze di dettaglio fra le due situazioni: ma quel modello può e deve essere tenuto presente anche oggi, respingendo l’alibi formale di chi vorrebbe rifugiarsi dietro il tenore letterale della sentenza per chiudere gli occhi di fronte al disastro reale in cui verrebbero a trovarsi buona parte delle scuole toscane.

E visto che ad un decreto-legge bisognerà far ricorso, se ne approfitti per scriverlo in termini generali: tali cioè da poter essere utilizzato anche in futuro per altri casi analoghi, se dovessero riproporsi. Ormai, purtroppo, l’annullamento di un concorso, magari a distanza di anni, sembra essere una conseguenza frequente dell’intervento della magistratura amministrativa che danneggia dipendenti pubblici incolpevoli e la funzionalità dei servizi della Repubblica.

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