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Scuola, sciopero 8 giugno: Grosseto, comunicato stampa dei sindacati

Sciopero generale della scuola per ripartire in sicurezza a settembre.

08/06/2020
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Comunicato stampa congiunto
FLC CGIL - CISL Scuola - UIL Scuola Rua­ - Gilda UNAMS

La scuola della provincia di Grosseto, insieme a quella di tutta Italia, oggi si è fermata per dare un segnale forte, perché sono necessarie risposte urgenti, concrete e costruttive; non si può più aspettare.

Sull'organizzazione del rientro a settembre e sulla stabilizzazione dei precari il Governo è molto indietro, a questo punto è vitale recuperare il tempo perduto al fine di dare una risposta ai bisogni del Paese che chiede, non solo la riapertura delle scuole, ma il rilancio dell’intero sistema dell’istruzione. L'emergenza sanitaria Covid ha messo in evidenza tutte le problematiche che la scuola già stava vivendo, rendendole insostenibili e che anche il territorio di Grosseto deve affrontare quotidianamente. E' necessario che la scuola riapra quanto prima le sue porte agli alunni e alle alunne, ma non è sufficiente riaprire gli edifici, bisogna mettere la scuola in condizione di svolgere la funzione che la Costituzione le assegna; non quella di una semplice custodia, ma quella di istruire, educare, formare cittadini liberi e responsabili, in un ambiente democratico. 

I segretari provinciali Cristoforo Russo (FLC CGIL), Alfonso Nocchi (CISL Scuola), Fabrizio Settembrini (UIL Scuola Rua­)­­ e Barbara del Dottore (Gilda UNAMS) lanciano l’allarme: “la situazione è particolarmente difficile anche sul nostro territorio, i numeri fotografano una situazione a settembre drammatica, per tutti: dai docenti agli alunni e alle famiglie, dal personale ATA ai dirigenti. Il primo dato rilevante è che per l’anno scolastico 2020-21 il MIUR ha tagliato per la nostra provincia 17 insegnanti sui 108 totali in Toscana, questo vuol dire che nonostante gli sforzi fatti dagli uffici dell’USP, ben 10 classi della scuola primaria e 4 dell’infanzia saranno accorpate con altre classi. La mancanza di docenti ha fatto sì anche che nessuna delle 15 richieste di tempo pieno presentate dagli istituti del nostro territorio sia stata accettata, a discapito della formazione dei ragazzi e con evidenti disagi per le famiglie.

Anche dal punto di vista del precariato le nostre scuole sono in emergenza, rispetto ai 781 docenti precari di quest’anno, per il prossimo infatti si prevede di raggiungere addirittura quota 1000; basti solo considerare che sono 200 i posti liberati dai pensionamenti e che le graduatorie degli abilitati sono esaurite, quindi potranno essere sostituiti solo con contratti precari.

C’è poi il tema fondamentale del rientro in aula in sicurezza che è strettamente collegato alle altre questioni presentate, infatti, avere in forze un numero adeguato di insegnanti agevolerebbe nel trovare soluzioni per rispettare il distanziamento, così come l’accorpamento delle classi renderà ancora più difficile il rispetto di questo protocollo.

Per noi l’obiettivo è una ripresa dell’attività didattica in presenza quanto più possibile diffusa e generalizzata. La DAD è uno strumento di emergenza e come tale può essere solo un’opzione residuale e integrativa, mai sostitutiva, a cui ricorrere quando è strettamente necessario e concretamente attuabile. Purtroppo abbiamo visto in questi mesi di DAD quanto sia elevato il rischio di lasciare indietro i più deboli, di aumentare quel divario sociale che la scuola invece dovrebbe far superare. Riteniamo quindi che non sia una modalità praticabile per le fasce di età più basse, in particolare per la scuola dell’infanzia e primaria, così come è necessario prestare particolare attenzione alle situazioni di maggior fragilità individuale e sociale.

Dobbiamo quindi organizzarci per ritornare alla didattica in presenza, ma adottando nel contempo le opportune misure di distanziamento; ciò pone anzitutto il problema degli spazi disponibili nell’attuale situazione dell’edilizia scolastica. Ridurre il numero di alunni per classe e sezione comporta infatti un considerevole incremento del fabbisogno di spazi in cui svolgere le attività. Nelle zone più periferiche della nostra provincia ci sono istituti che hanno piccole classi, ma nei centri più grandi abbiamo una media di 23/25 alunni per classe; calcolando che la distanza tra un alunno e l’altro debba essere di 1metro, otteniamo che per ogni ragazzo è necessario 1,69mq, il che vuol dire che la nostra classe media dovrebbe essere di 38mq circa. E’ evidente che solo in rarissimi casi avremo a disposizione spazi sufficienti a rispettare questo distanziamento, devono essere trovate soluzioni alternative e realizzabili nel poco tempo che abbiamo. Il problema è che le dichiarazioni della Ministra Azzolina non vanno in questo senso, non si può pensare infatti che sia davvero praticabile mettere in gabbie di plexiglass i nostri ragazzi oppure liquidare tutta la difficile situazione con il ricorso alla DAD.

Per noi la strada è chiara: servono risorse immediate per assunzioni straordinarie al fine di garantire la riduzione degli alunni per classe, obiettivo che riguarda non solo il distanziamento, ma la qualità della scuola. Servono insegnanti, ATA e tutte le figure necessarie. Servono investimenti in edilizia oltre quelli già previsti. 

Superare la precarietà nella scuola è allo stesso tempo obiettivo fondamentale, la pandemia infatti ha messo davanti agli occhi di tutti ciò che noi denunciavamo da anni, un sistema fragile che va irrobustito e che va potenziato attraverso gli investimenti in organico, programmazione, edilizia, tempo scuola, valorizzazione del personale, assunzioni di personale, riorganizzazione degli spazi. Ora deve essere fatto ogni sforzo per ritornare alla scuola in presenza, per questo è necessario mettere a punto un piano straordinario di investimenti e ripensare tempi e luoghi per riorganizzare il lavoro didattico e amministrativo. È questa l’occasione per andare oltre l’emergenza del Covid-19, investendo in istruzione e conoscenza in modo che il diritto alla formazione diventi un diritto esteso a tutti, assumendo come obiettivo la lotta alle diseguaglianze e alla precarietà, la crescita culturale e democratica del Paese”.