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Demagogia e colpi di coda al CNR

Il Presidente del CNR mette in atto una pseudo consultazione sperando in questo modo di apparire un buon padre. La FLC chiede ben altro per il CNR e lo chiede al futuro governo

03/05/2006
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Al CNR continua ad essere attuata con incomprensibile (e sospetta) solerzia la linea di riforma prevista dalla legge di riordino e dai regolamenti. Le manifestazioni che si sono svolte con lo slogan «Liberiamo la ricerca, liberiamo il CNR» non sembrano avere in nessun modo messo in crisi la direzione dell’ente. Mentre l’applicazione del contratto di lavoro tarda a decollare, così come tardano i pochi bandi di concorso permessi in deroga ai divieti delle Finanziarie, l’Ente appare particolarmente sollecito con il riordino. Così, senza alcuna valutazione di merito scientifico, sono stati confermati un certo numero d’istituti e sono stati pubblicati i bandi per selezionare i relativi direttori, dopo avere nominato i direttori dei dipartimenti.

Intanto, l’Ente continua a navigare nelle ristrettezze di bilancio dovute alla continua riduzione dei finanziamenti, aggravata, per quel che concerne il personale, dal mancato recupero del tur-over, ma questo non sembra costituire una priorità in Piazzale Aldo Moro.

L’evoluzione del quadro politico, tuttavia, sembra avere scalfito il Presidente, che si presenta ora in veste paternalistica: tale è il sapore della procedura, che vorrebbe essere democratica, predisposta per l’individuazione dei componenti i consigli scientifici dei dipartimenti. Nulla al riguardo è contenuto nei regolamenti, ma un «sovrano illuminato» può sempre regalare qualche briciola. In questo caso non si tratta neppure di una briciola, ma solo di uno specchietto per le allodole.
Infatti, il Presidente non s’appresta a nominare per ogni dipartimento le tre persone che riceveranno più voti da parte dei componenti eletti dei comitati di istituto, ma solo a sceglierne «almeno uno» tra quanti saranno votati.

La democrazia dovrebbe nascere e svilupparsi con regole chiare ed eque. Non è soltanto una questione legata al principio di maggioranza, in base al quale è chi riceve più voti che assume il ruolo per cui è stato votato. In questo caso, è ambigua la stessa individuazione del corpo elettorale. A cosa corrispondono, infatti, i comitati d’istituto nel caso degli organi accorpati? I colleghi dell’ex INFM e dell’ex INOA non sono considerati titolari degli stessi pseudo-diritti dei loro colleghi da più tempo in forza al CNR. Che dire, poi, di quell’istituto che, nato nel periodo di commissariamento come sperimentale, non ha ancora visto alcuna costituzione del relativo comitato d’istituto? Anche per queste ragioni, non sapremmo etichettare l’operazione con un attributo diverso dalla demagogia.

Sussiste una forte assonanza con quanto la FLC denuncia da tempo in merito al modello organizzativo imposto all’Ente dal decreto di riordino targato Moratti. Tale modello, oltremodo lesivo dell’autonomia della ricerca e dei suoi addetti, ha come fulcro dei dipartimenti, sovraordinati agli istituti ed al personale di ricerca, i cui direttori, oltretutto, sono stati in molti casi scelti secondo criteri non palesati, al di fuori d’ogni valutazione reale di competenza scientifica e manageriale. Ad essi, tra poco, s’affiancheranno dei consigli scientifici definiti in base a logiche altrettanto ambigue.

Chiediamo che gli enti pubblici di ricerca, primo tra tutti il CNR, siano dotati di una reale autonomia e che essa trovi cittadinanza a tutti i livelli dell’organizzazione della rete scientifica; chiediamo che sia rispettato il principio della separazione delle funzioni e che esista una valutazione terza ed autorevole; chiediamo che il personale di ricerca sia autonomo e partecipi alla programmazione degli enti.

Chiediamo al futuro governo d’intervenire immediatamente, con radicalità, a prescindere dall’esito di questa consultazione farsesca, per ristabilire le condizioni minime di credibilità scientifica di un ente di ricerca.

Roma, 3 maggio 2005

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