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ISFOL: dove stiamo andando dopo il Jobs Act, fra INAPP, Anpal e i concorsi pubblici?

Comunicato Unitario di FLC CGIL, FIR CISL e UIL RUA sulla delicatissima fase che sta attraversando l’Isfol.

06/10/2016
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Fase complicata e delicata per l’ISFOL e i suoi lavoratori dopo la riforma dell’Ente prevista dal Jobs Act, che puntava ad un suo potenziamento e risistemazione di obiettivi alla luce della nascita dell’Anpal, e che in realtà si sta configurando come il ridimensionamento di uno fra i più importanti Enti Pubblici di ricerca. L’intrecciarsi con la nascita dell’ANPAL (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro) ai danni dell’Isfol, la cessione di una parte del personale di risorse finanziarie e di pezzi di produzione alla nuova agenzia ne è la conferma, con la nascita dell’INAPP (Istituto Nazionale per la valutazione delle Politiche Pubbliche) fortemente voluto dal commissario Sacchi e dal governo, ma che non era previsto nel Jobs Act ed è stata inserita nel decreto correttivo al Jobs Act, rende veramente fosco il futuro per l’Ente e i per suoi lavoratori. A questo si aggiunge la partita dei concorsi pubblici banditi dall’Isfol dopo anni di blocco del reclutamento che sono pensati per professionalità oggi non esistenti all’Istituto e che lasciano fuori dalla possibilità di “concorrere” i numerosi precari che operano all’istituto, anche con 15 anni di servizio e che da tempo attendono strumenti di stabilizzazione.

La situazione è grave! Per questo FLC CGIL FIR CISL UILRUA hanno chiesto unitariamente un incontro urgente con i vertici dell’ISFOL e, insieme alle rispettive Confederazioni CGIL CISL UIL, ai vertici dell’ANPAL e del Ministero, per avere chiarezza su ciò che sta accadendo.

Nei prossimi giorni, sarà dato corso alle necessarie iniziative di mobilitazione per sostenere le legittime richieste sindacali.

Di seguito il comunicato unitario.

___________

FLC CGIL - CISL FIR – UILRUA

A.A.A. ISFOL CERCASI

Dove stiamo andando?

Il passaggio da Isfol a Inapp, fortemente voluto dal Commissario Sacchi in accordo con il Governo, starebbe prefigurando uno scenario apocalittico o da ultima spiaggia per l’Ente e per i suoi dipendenti.

Si rincorrono sempre più negli ultimi giorni voci circa la dismissione di vari pezzi di attività, generando un clima di incertezza che si somma a quello già diffuso e generalizzato dalla nascita dell’Anpal ai danni dell’Isfol, dal pessimo clima di relazioni sindacali e dalla sterzata dirigista che ha assunto la direzione dell’Ente negli ultimi tempi.

Si dice che:

  • come già preannunciato dal Commissario, l’attività di assistenza sui progetti PON del FSE non dovrà più essere svolta dal nuovo Ente, con il risultato di perdere/restituire al committente pezzi di attività (non necessariamente di assistenza tecnica o di mera assistenza tecnica), con conseguenze negative sulle entrate finanziarie e sui lavoratori;
  • ci sarà una nuova Agenzia, vigilata dal MIUR, composta da Invalsi e da gran parte delle attività attualmente svolte dall’Isfol in materia di formazione professionale (al netto di quelle attività di competenza dell’Anpal, che vi saranno trasferite)
  • ci sarebbero progetti in corso o singole attività progettuali bloccate dalla dirigenza dell’Istituto in attesa che “si definiscano” i nuovi assetti;
  • gli stessi piani di attività 2017 dell’Isfol a valere sul FSE sembrerebbero posti in stand by, in attesa che si capisca “che fine farà” L’Ente;
  • per non parlare delle incertezze sull’intreccio fra Isfol e Anpal che, oltre al tema urgente e cogente degli interpelli, dei rapporti conflittuali fra i due enti, e di quello delicato del trasferimento del personale, pone il problema di come dovranno essere regolati i rapporti fra i due soggetti, rispetto alle finalità istituzionali per cui sono nati ed alle fonti di finanziamento. Non risultano al momento essere definiti accordi istituzionali, né modalità attuative su questi aspetti, né si intravede all’orizzonte alcuna trattativa. Con le evidenti ricadute che ciò comporterà sulle attività dell’Isfol, sul personale di ruolo e sui 250 precari in servizio (questioni ampiamente poste dalla stessa Commissione Lavoro del Senato, nell’adunanza del 27/7 u.s.).

Riepilogando: si perdono quote sempre più rilevanti di attività (o per deliberata scelta dei vertici dell’Istituto, o per una naturale resistenza a difendere il lavoro e il ruolo di un Istituto che più volte si è dichiarato di voler modificare) e non ci si preoccupa delle ricadute negative che ciò potrà avere sulla situazione finanziaria e sui suoi dipendenti.

Nel frattempo il decreto di modifica al D.Lgs. 150/2014 approvato venerdì scorso dalla PCM, sancisce dal 1° dicembre il cambio di nome da Isfol a Inapp.

Ma non doveva essere un mero cambio di nome?

Questa affermazione del Commissario Sacchi fu poi prontamente smentita, sia con quanto detto nelle audizioni tenutesi presso le competenti Commissioni Parlamentari e ancor prima con quanto scritto al personale con specifica email, in cui nell’indicare i nuovi compiti del nuovo Ente ed enfatizzarne il ruolo di soggetto valutatore delle politiche pubbliche, il Commissario stesso aveva indicato due esempi di organismi internazionali da prendere a modello (France Strategie e WRR), che di fatto hanno un numero di addetti nettamente inferiore al quelli dell’Isfol. E a dire il vero, i segnali raccolti sin qui dipingono un quadro coerente con le dichiarazioni del professor Sacchi, secondo cui l’Istituto non solo cambia nome ma effettuerebbe una poderosa trasformazione nelle dimensioni, nella forza lavoro necessaria e nella qualità della stessa. All’Inapp sembrerebbero non servire più le competenze professionali che i lavoratori hanno maturato in Isfol.

Del resto, lo abbiamo già visto nello svolgimento dei concorsi della “nuova” era Sacchi, concorsi che non solo non servono a risolvere il problema del precariato interno, ma che non hanno consentito nemmeno la partecipazione a chi ha maturato in Istituto anni di esperienza.

Tutto questo si intreccia con il travagliatissimo percorso di nascita dell’Anpal.

Ad oggi gli interpelli, compresi quelli riservati al personale dipendente del Ministero del Lavoro, sono sostanzialmente falliti e si avvicina sempre di più l’ipotesi dei trasferimenti coatti (soluzione da tutti - inizialmente - scongiurata!), sulle cui procedure c’è peraltro il silenzio assoluto.

Infatti non si capisce perché un lavoratore dovrebbe scegliere l’Anpal, se ancora oggi nessuna chiarezza è stata fatta su cosa si andrà a fare (speriamo almeno che il processo di trasferimento non diventi uno strumento punitivo). Come non ve n’è da parte dei soggetti in campo, vertici Isfol, vertici Anpal, Ministero del Lavoro e Ministro Poletti, su ciò che sta accadendo, sugli obiettivi che vi sottendono e su ciò che si vuole fare di un importante Ente della ricerca pubblica sociale in Italia.

Per finire, lamentiamo come sull’intera vicenda, non vi sia stato nessun coinvolgimento dei lavoratori e delle rappresentanze sindacali. Nessun tentativo è stato fatto per spiegare cosa c’è dietro a questo pesante processo di ristrutturazione, che sacrifica parte della ricerca pubblica, e a quale sacrificio Isfol e i suoi lavoratori saranno obbligati con la nascita dei nuovi soggetti.

Per tutte queste ragioni è bene non abbassare la guardia.

Sono necessarie risposte immediate e chiarificatrici rispetto alle tante questioni esposte, da parte degli interlocutori istituzionali. Per questo abbiamo chiesto apposito incontro ai vertici dell’Anpal e dell’Isfol. In carenza di riscontri, come sempre, siamo pronti con il sostegno dei dipendenti, alla mobilitazione, per difendere i diritti dei lavoratori ed il futuro dell’Ente.

I lavoratori dell’Isfol hanno diritto di conoscere il loro futuro, hanno diritto di sapere di che nuovo Ente si sta parlando, hanno diritto di salvaguardare il loro destino.

Roma, 30 settembre 2016

FLC CGIL - FIR CISL - UILRUA

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