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ISPESL: Osservazioni sullo schema di regolamento. Parere ai sensi dell'art 37 comma 3

ISPESL: Osservazioni sullo schema di regolamento. Parere ai sensi dell'art 37 comma 3, lettera e del CCNL

21/03/2005
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Prot. n.p.133

- Al Presidente dell’Ispesl

Prof. A. Moccaldi

- Al Direttore Generale

Dr. U. Sacerdote

- Ai membri del

Consiglio di Amministrazione dell’Ispesl

- Ai membri del

Comitato Scientifico dell’Ispesl

- p.c. Al Ministro della Salute

Prof. G. Sirchia

Oggetto: Osservazioni sullo schema di regolamento dell’Ispesl: parere ai sensi dell’art 37 comma 3, lettera e del CCNL.

Dapprima poniamo una questione di metodo: il giorno 16 Marzo l’Amministrazione ha fatto pervenire a questa O.S. una bozza delle linee guida riguardanti l’organizzazione dell’Istituto, approvate dal Consiglio d’Amministrazione in una riunione del 10 Febbraio 2005 e presentate sotto forma di bozza il 10 Dicembre 2004.

Si può pertanto osservare che:

- la bozza presentata era già disponibile da oltre tre mesi (emanata il 10/12/2004);

- il Consiglio di Amministrazione ha approvato da più di un mese e mezzo la bozza;

- ai sensi dell’Art. 13 del D.P.R. 303 del 2002 il C. di A. avrebbe dovuto emanare il regolamento relativo all’organizzazione del personale entro 120 giorni dal suo insediamento!

Appare evidente che questa Amministrazione nella sostanza è inefficiente e disinteressata ad un confronto con le OO.SS. su un tema che ha rilevanti implicazioni sulla programmazione delle attività dell’Istituto. In tema di programmazione lo stesso DPR 303 chiama l’Amministrazione ad un confronto con le OO.SS. (Art. 14, comma 2). Se ne dedurrebbe una precisa volontà di non coinvolgere il personale nell’organizzazione del lavoro in questo

Crediamo inoltre che la bozza presentata al CdA sia già superata allo stato attuale e che i contenuti, lo stile dozzinale con la quale è stata predisposta denotano un’incapacità di gestire processi di fondamentale importanza. Si tenga peraltro presente che per arrivare a questa stesura sono state impegnate ripetutamente ingenti "risorse finanziarie".

Veniamo ora alle questioni di merito. A prescindere dallo stile del documento, dalla lettura della "bozza" risultano i seguenti elementi:

vengono create in maniera molto dettagliata strutture e competenze degli uffici del Direttore Generale e del Presidente. Nella descrizione viene messa particolare cura nel definire il nome e le competenze degli uffici (chiamati staff tecnico), ben 7 per la presidenza e ben 6 per il DG. Alcuni uffici sono veramente curiosi (come l’ufficio informatico e telecomunicazioni della presidenza)

vengono posti sotto il controllo diretto della Presidenza e del DG parecchie altre funzioni. La Presidenza coordinerebbe i Dipartimenti Centrali e i Coordinamenti Tecnico Scientifici (CTS) (una nuova struttura che dovrebbe supervisionare il lavoro dei Dipartimenti Centrali e dei Centri di Ricerca). La Direzione Generale, oltre agli usuali uffici amministrativi già di sua competenza, dovrebbe coordinare le 20 agenzie territoriali (ossia le attuali sedi periferiche).

- Le sedi periferiche sarebbero coordinate anche dai Coordinamenti TS e dalla Direzione e avrebbero una debolissima interfaccia con i Dipartimenti Centrali. Una quota residua dei dipartimenti periferici dovrebbero costituire delle sezioni distaccate regionali. A livello periferico, quindi si verificherebbero dei forti cambiamenti, sia in termini di referenti che di compiti.

Viene costituito un nuovo dipartimento, chiamato Dipartimento Processi Organizzativi (DPO) le cui funzioni sono molto dettagliate e che dovrebbe essere preposto all’analisi dei processi organizzativi dei Dipartimenti Tecnico Scientifici centrali e dei Dipartimenti Amministrativi. Il DPO sarebbe inoltre preposto alla standardizzazione delle procedure dei coordinamenti tecnico-scientifici e dei servizi (depotenziando nei fatti i Dipartimenti Centrali di ricerca). Questo dipartimento avrebbe compiti di formazione, informazione, documentazione, comunicazione, analisi dei processi organizzativi, consulenza ed assistenza, svolgendo ovviamente attività di ricerca e didattica.

In pratica si connoterebbe come un "Istituto in un Istituto".

- Al contrario che per le citate strutture, per i Dipartimenti centrali molto poco è stato scritto. Verranno soppresse le Unità Funzionali che saranno chiamati laboratori o sezioni. Di essi viene indicato solo il numero per ogni dipartimento. I compiti non sono definiti e quindi non è possibile valutarne le funzioni. Non sembra che interessi questa Amministrazione l’organizzazione di quelle strutture che, al contrario, la FLC CGIL dell’Ispesl ritiene il cuore pulsante dell’Istituto.

Oltre il dettaglio della proposta, si impongono alcune considerazioni di carattere generale:

- Il regolamento proposto sembrerebbe operare una dispersione ed uno svuotamento di ruolo dei Dipartimenti Centrali tecnico-scientifici.

- Il ruolo dei Dipartimenti Periferici appare confuso. Sicuramente cambieranno i riferimenti istituzionali dovendo rispondere del loro operato a più di una struttura.

- L’organigramma presentato è troppo complesso e sembrerebbe scritto più per assegnare i fondi alle strutture che per una gestione integrata delle risorse e delle competenze. Il criterio andava rovesciato, orientando la stesura del regolamento più sulle necessità di una maggior razionalizzazione delle risorse che sull’assegnazione di incarichi.

- Un esercito di funzionari non può contribuire ad vero un rilancio dell’Ispesl.

Una ulteriore considerazione va fatta.

Nel 1998 si sarebbe dovuto applicare per tutto l’Istituto il DPR 441/94. Esso fu in realtà il pretesto per le moltiplicazioni di incarichi dirigenziali amministrativi e contestualmente di un forte abbandono dei settori tecnico-scientifici. Basterebbe indagare sull’elevatissimo uso degli incarichi ad interim presenti in questo Istituto (che non ha reso possibile il rinnovamento della dirigenza nell’area tecnico-scientifica) e sulla compatibilità tra ruolo di proponenti delle attività di ricerca e funzioni di controllo.

L’operazione che si sta prefigurando con questo ordinamento è di natura simile, ma di ben altre dimensioni.

Se venissero accolti i contenuti evidenziati in tale bozza il personale Tecnico-Scientifico verrebbe letteralmente spazzato via sia dalla vita democratica dell’Istituto, sia dalla gestione della ricerca così come viene previsto dal contratto e raccomandato all’Italia dalle Istituzioni Europee. Al contrario il personale sarebbe sottoposto ad un moltiplicarsi all’infinito delle già pesanti procedure burocratiche.

Questa impostazione dell’Istituto ribalta nei fatti il cuore dell’impostazione dell’Ordinamento prevista dal D.P.R. 303/2002 che vedeva la ricerca come una risorsa preziosa dalla quale attingere e non, come emergerebbe in maniera lampante dalla bozza approvata dal CdA, come un costo da sostenere ed un’occasione per l’elargizione di fondi.

La FLC CGIL non è d’accordo con questa posizione.

All’Ispesl sono presenti valide competenze, spesso sottoutilizzate, e la ricerca potrebbe essere produttiva come qualsiasi altra attività che l’Istituto svolge, ma dovrebbe essere messa in condizioni di operare con intelligenza e di essere gestita con competenza.

Il Coordinatore Nazionale La Segreteria Nazionale

CGIL FLC Ispesl CGIL FLC

Roma, 21 marzo 2005

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