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L’importanza della ricerca e dei controlli in campo ambientale

Ricercatori dell'ISPRA, soggetti istituzionali e politici il 27 maggio 2014 a confronto in una iniziativa organizzata dalla CGIL e dalla FLC.

03/06/2014
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Il modello economico prevalso in questi anni ha trattato le risorse naturali, energetiche e ambientali come se fossero illimitate. I guasti che ha causato hanno spinto sempre più a parlare di “sviluppo sostenibile”, cioè un giusto equilibrio tra crescita economica, protezione ambientale e sviluppo sociale. In un’ottica del genere l’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, diventa un attore fondamentale dei parametri di crescita. È per discutere di politiche ambientali nel nostro Paese, del futuro dell’Istituto e per accrescere il dialogo tra comunità scientifica, politica e cittadini, che FLC e CGIL, hanno promosso un incontro dal titolo: “L’ambiente, la nuova economia”.

A dare inizio agli interventi è stato Francesco Sinopoli, segretario nazionale della Federazione lavoratori della conoscenza CGIL, che ha ricordato la faticosa costituzione dell’ISPRA, nato nel 2008 dall’accorpamento di tre enti controllati dal Ministero dell’Ambiente, ma anche la centralità delle tematiche di cui questo Ente si occupa. Una costituzione che, complice un progetto nato solo dall'esigenza di risparmiare e affidato nella realizzazione ad un lunghissimo commissariamento, è stata segnata da una vera e propria umiliazione delle professionalità e delle capacità di chi opera nell'ente. L'importanza della sua funzione, ne rende necessario il rafforzamento e il rilancio partendo proprio dai lavoratori secondo Sinopoli. Tutto il sistema della ricerca pubblica funziona male, ma un intervento che voglia realmente cambiare la situazione, deve essere un intervento a 360 gradi. Bisogna evitare un’ulteriore frammentazione del sistema di ricerca pubblica italiano, avendo alle spalle una forte idea di politica scientifica e tenendo però conto che senza risorse e senza reclutamento, non si va da nessuna parte.

La parola passa poi ai lavoratori dell’Istituto che ricostruiscono ognuno per una parte lo stato attuale dei lavori dell’Ente, le sue difficoltà e i cambiamenti legislativi che lo coinvolgono. L’Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente e disciplina dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale attualmente è un disegno di legge approvato alla Camera, ma non è ancora legge dello Stato. E’ un provvedimento molto atteso in ISPRA, in lavorazione da anni, rappresenta una di quelle riforme necessarie per ridare slancio all’economia perché presupposto essenziale del cosiddetto “sviluppo sostenibile”. Dal lato gestionale invece, l’istituzione del Sistema nazionale a rete sarebbe l’assetto necessario a dare omogeneità all’azione di controllo ambientale sull’Italia, arginando fenomeni d’intervento della criminalità come nel caso della gestione dei rifiuti. Parte importante in esso avrebbe l’istituzione dei LEPTA ovvero i livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali, istituzione che non farebbe altro che applicare quello che è un dettato costituzionale. Questo disegno di legge contiene elementi importantissimi per la crescita e la preservazione del nostro territorio come ad esempio l’inventario dei fenomeni franosi in Italia o la prevenzione dei rischi per la salute del mare. Non per questo non ha difetti, uno di questi è la sua pesantezza applicativa, l’auspicio è che gli elementi farraginosi vengano corretti con la discussione in Senato. Leggi il testo integrale dei contributi dei lavoratori.

Ma i lavoratori dell’ente combattono anche con una faticosa organizzazione interna. L’ISPRA vede la luce nel 2008 e come ci ricorda Angela Imperi, coordinatrice nazionale FLC CGIL ISPRA, nascendo da una legge finanziaria, assume subito un carattere “emergenziale” e infatti solo nel 2014 vede il suo statuto e ad oggi non ha ancora una struttura definita. Molto si deve fare soprattutto sul tema dei precari.

A metà mattinata il giornalista scientifico Pietro Greco dà inizio ai lavori della tavola rotonda, riconoscendo grande importanza allo svolgersi di un incontro dal tema così di rilievo, specialmente per il valore strategico che ha l'ambiente oggi, e che assumerà senz'altro nel futuro prossimo.

Per l'onorevole Alessandro Bratti, uno dei firmatari del disegno di legge Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente non c'è alcun dubbio che la legge si farà: la proposta potrebbe essere approvata a breve, seppur con qualche modifica. Si dice convinto infatti, che il tema agenzie tecniche/ricerca sia strategico, e che ci sia bisogno di rispondere in maniera rapida alle esigenze del Paese. La tutela ambientale è una questione che attiene al sistema produttivo ed è per questo che va ripensato il Ministero dell’ambiente stesso. In Italia, afferma Bernardo De Bernardinis, presidente dell’ISPRA, dobbiamo a tutti costi riuscire ad avere un sistema nazionale referente, fondato sulla conoscenza, e che ISPRA riesca a guardarsi all'interno e non all'infuori di esso. Che si riesca, insomma, a costruire un sistema distribuito su un grande obiettivo e una grande meta, che sappia pensarsi come un unico organismo. Anche il presidente di Assoarpa, Giorgio Assennato, crede fortemente nel valore di questo disegno di legge, ma anche lui ne radicalizzerebbe alcuni aspetti: "c'è bisogno di più coraggio, di mettere in discussione tanti principi che ancora vengono ritenuti intoccabili". Anche lui è dell'opinione, comunque, che la legge l'avremo presto: il problema sarà gestirla, in modo che (come troppo spesso succede) non sia quello che abbiamo fortemente voluto a rivoltarsi contro noi stessi. E poi c'è il limite forte di questo disegno di legge: che non c'è garanzia di finanziamento. “Tutti evochiamo politiche di sistema, ma l'unico modo per fare è investire”, anche Domenico Pantaleo, segretario generale FLC CGIL, la pensa così: in questi anni troppo si è tagliato nei settori strategici per il paese, uno tra tanti proprio l'ambiente. E cosa che molti non capiscono è che la politica ambientale non è separabile dallo sviluppo economico e non è pensabile che il processo di crescita europea e italiano rimanga quello attuale. “C'è bisogno di autonomia, c'è bisogno di qualità del lavoro, c'è bisogno di PARTECIPAZIONE: processi di questa complessità hanno bisogno di partecipazione, bisogna arrivare alle persone che tutti i giorni stanno dentro il sistema, che hanno bisogno di sapere e di essere motivati e di condividere, come stiamo facendo noi con questa iniziativa. Il sistema si crea così”.

Sul tema degli investimenti e delle risorse concorda anche l’Onorevole Filiberto Zaratti che ritiene che nel nostro paese si facciano anche buone leggi, che non hanno però mai gambe abbastanza forti per camminare, perché a mancare sono sempre le risorse. “Tanti temi scomodi andrebbero affrontati; oggi, ad esempio, sarebbe necessario valutare lo stato delle nostre acque ma nessuno ne parla perché è un’operazione da molti soldi”. Per non parlare del fatto che da parte dei cittadini c'è sempre molta sfiducia nel lavoro delle agenzie di ricerca.

Se vogliamo convincere i cittadini e la politica del ruolo fondamentale della ricerca e del rilancio necessario dell'ambiente”, ha detto Lucia Votano, ex direttore dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, “dobbiamo prima cambiare mentalità”. Oggi infatti l'ambiente è concepito troppo spesso come qualcosa di emergenziale, a volte addirittura come un ostacolo allo sviluppo. L'ambiente è invece l'argomento protagonista del XXI secolo e l'Italia non può più avere un ruolo marginale.

In conclusione Danilo Barbi, segretario confederale CGIL, si è voluto soffermare sul ruolo che la CGIL e i lavoratori possono avere all'interno di tutto questo: devono accettare ed essere protagonisti della sfida al cambiamento, che deve essere finalizzato a un qualcosa di certo e migliore. “Siamo contrari al nuovismo a tutti i costi, per cambiare tutto e non cambiare niente. L'ambiente è il lavoro del futuro e prima lo capiamo meglio è”. Nessun paese al mondo possiede al tempo stesso così tanta varietà e così tanta fragilità ambientale. Questo è un valore che dobbiamo sforzarci di conoscere e rispettare, e la cui valorizzazione non possiamo più rimandare.

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