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Liberiamo la ricerca!

E’ stato questo lo slogan che la FLC ha portato nella massiccia manifestazione di oggi di fronte al CNR promossa dall’Osservatorio della ricerca

30/03/2006
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Da tempo lottiamo duramente contro il degrado della ricerca ed abbiamo chiamato il personale tutto e di tutti gli enti di ricerca alla mobilitazione. E oggi siamo stati massicciamente presenti alla manifestazione convocata davanti al CNR dall’Osservatorio della ricerca.
I partecipanti sono stati tanti, da ogni ente sono arrivate specifiche denunce, ma tutte unite da uno stesso filo: la richiesta forte di liberare la ricerca pubblica dai vincoli burocratici e politici, dal controllo di chi della ricerca ritiene si possa fare a meno, da quanti la gestiscono in posizioni di presidente o di dirigente ma non la conoscono.

Il CNR è stato presentato come l’emblema della deriva mercantile e del controllo gerarchico e burocratico, come più volte abbiamo affermato.

Per l’ENEA è stato riaffermato il sacrosanto diritto di essere considerato e amministrato come un ente pubblico di ricerca, per l’INAF ancora una volta è stato segnalato il rischio in cui versa la ricerca astrofisica.

Erano presenti anche rappresentanti di tutti gli altri enti, magari piccoli, ma comunque significativi e con una missione fondamentale per il paese.

Tanti erano i precari che sono i primi a pagare per questa situazione, persone che reggono gran parte delle missioni degli enti ma non esistono e non hanno diritti. Liberare la ricerca significa prima di tutto liberare coloro che non hanno diritti e cancellare la piaga del precariato.

La manifestazione ha parlato ai politici: a quelli che oggi ci governano e non hanno mai neppure voluto ascoltarci e a quanti ci governeranno dopo le prossime elezioni, ai quali è stato chiesto di mantenere gli impegni che anche stamani si sono assunti.

Speriamo veramente che i ricercatori siano messi tutti nelle condizioni di tornare a fare il lavoro che a loro piace e di cui questo Paese ha tanto bisogno, che tutto il personale, ciascuno con la propria professionalità, possa ritrovarsi in enti che, liberati dai controlli politici e burocratici, permetta loro un lavoro proficuo e sereno e che i precari vedano finalmente riconosciuti i loro diritti.

Roma, 30 marzo 2006

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