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Ricercatori & Tecnologi : Il MIT a Genova e/o in Europa

Grandi annunzi, spesso contrastanti, ma avranno seguito?

23/02/2006
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Ritroviamo sui giornali due notizie che riguardano la ricerca, una sull’intenzione della Commissione Europea, manifestata dal suo Presidente Manuel Barroso, di far nascere un istituto europeo di tecnologia e l’altra dell’ennesima dichiarazione del presunto decollo che dovrebbe avvenire dopo più di due anni di annunci dell’IIT di Genova.

In entrambi i casi si chiama in causa come elemento di riferimento e modello da imitare il MIT di Boston.

Come già in passato abbiamo più volte segnalato, la creazione di una realtà che possa essere confrontata con il MIT non è una operazione che si può decidere a tavolino: richiede un contesto culturale e di sviluppo pregresso nel territorio, interventi di politica per lo sviluppo a livello locale e nazionale o europeo, secondo il caso, una disponibilità di tutti gli attori sia del mondo della ricerca sia del mondo delle imprese, una flessibilità degli investitori e della finanza ed infine di tempi lunghi perché le iniziative si radichino e producano risultati.

Detto questo, pensare ad un ente per lo sviluppo e la tecnologia a livello europeo può essere un terreno da esplorare, a patto che non venga posta in competizione, come da alcuni governi italiani primo tra questi quello italiano sembrerebbe avvenire, con iniziative quali l’European Research Council rivolte al finanziamento della ricerca fondamentale. Ribadiamo qui che iniziative di questo tipo hanno un significato a livello continentale, come altri esempi dimostrano, e non nel chiuso di un territorio nazionale.

Fantasticando un po’, ma forse non troppo conoscendo la nostra ineffabile Letizia, ci sembra che uno solo possa essere il motivo di questa corsa all’annuncio di due anni fa, a cui fino ad ora non è seguito nulla: essere i primi e proporre una sede fisica dove collocare il MIT europeo.

Peccato che le sedi fisiche non bastino, quand’anche questa fosse di dimensioni sufficienti e neppure i “quasi premi Nobel” se non ci sono tanti ricercatori che operano con loro.

Roma, 23 febbraio 2006