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Un regolamento di organizzazione e funzionamento per un CNR sempre più verticistico

L'ennesime occasione perduta per il recepimento della Carta europea dei Ricercatori.

15/02/2018
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In attesa della definitiva approvazione dello Statuto, trasmesso al MIUR lo scorso19 dicembre al fine di esercitare il controllo di cui all’art.4, comma 2 del Dlgs 218/16, nei giorni scorsi l’Amministrazione ha inviato come informativa alle organizzazioni sindacali la bozza del nuovo Regolamento di Organizzazione e Funzionamento (ROF).

Purtroppo anche il ROF proposto conferma l’impostazione dello Statuto in approvazione, ovvero la costruzione di un Ente in cui si ignora completamente la Carta Europea dei Ricercatori, nonostante tale documento sia stato sottoscritto dallo stesso CNR nel 2005.

Nel ROF si delinea un CNR centralizzato, dominato dalla burocrazia e in cui la componente scientifica è resa sempre più marginale.

Il vertice decisionale è di fatto costituito dal Presidente, dal Direttore Generale e dai Direttori di Dipartimento.

L’incremento dei componenti eletti nel Consiglio Scientifico Generale e in quelli di Dipartimento non mitiga tale impianto: il ruolo di tutti gli organismi previsti è quasi esclusivamente quello di fornire pareri, al limite obbligatori, ma mai vincolanti.

Il principio di separazione tra le funzioni di gestione e quelle di controllo non è applicato per i Direttori di Dipartimento e non se ne comprende il motivo, visto che hanno autonomia di spesa.

I Direttori di Dipartimento sono infatti gli unici che assommano poteri gestionali e poteri di controllo, senza nessuna reale controparte, a parte la Giunta dei Direttori di Istituto, ma solo limitatamente ad alcuni punti.

Il ruolo dei Dipartimenti, inizialmente pensato di semplice coordinamento tra gli Istituti, appare inoltre sempre più pesante, dal momento che prevede, oltre alla struttura tecnico-amministrativa, anche strutture tecnico-scientifiche. Per queste ultime, introdotte già nello Statuto, il ROF non fornisce alcuna ulteriore specificazione né sul loro ruolo né sulle modalità con cui saranno costituite, creando il rischio che entrino in conflitto con le attività di ricerca che sono da sempre prerogativa degli Istituti.

Negli Istituti l’autonomia gestionale del Direttore appare fortemente condizionata:

  • dalla creazione di una nuova figura interna all’Istituto che sostituisce il segretario amministrativo svolgendo attività di controllo rispondendone al Direttore Generale e all’Amministrazione Centrale;
  • dall’istituzione di reti di referenti territoriali per il supporto di attività tecnico-scientifiche e di valorizzazione dei risultati, alle dipendenze del Direttore Generale.

Nelle Aree di Ricerca e negli Istituti scompare il personale di supporto che svolge attività amministrativa che invece resta nei Dipartimenti ma in questi ultimi non è chiaro se le funzioni di controllo saranno avocate all’Amministrazione Centrale, esistendo ora un sistema ibrido non supportato dall’attuale ROF.

Non sembrano previste figure professionali dedicate alla fase istruttoria dell’azione amministrativa. In tal modo, resta misteriosa l’organizzazione che permetterà ai Direttori degli Istituti, nonché alle Aree meno complesse, di espletare in autonomia la gestione delle risorse finanziarie, fino al controllo preventivo della spesa o dell’entrata.

Ancora, il Consiglio di Istituto, l’unico organismo completamente elettivo, è relegato al ruolo di mero supporto al Direttore, senza che il suo parere risulti in alcun modo vincolante e possa avere quindi effetti concreti sulle scelte della Direzione.  Si mantiene inoltre una divisione inspiegabile tra personale R&T e quello T&A.

Non è così che si recepisce quanto previsto dall’articolo 2 del Dlgs 218/16.

Non è così che si realizzano forme efficaci di partecipazione del personale alle fasi decisionali per la programmazione e attuazione della ricerca.

Non è così che si rispetta l’Art. 33 della Costituzione, il quale afferma che le istituzioni di alta cultura, nei limiti stabiliti dalla legge, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi.

Si tratta invece dell’ennesima ocasione perduta: un maldestro tentativo di far passare come “democraticamente deliberato” un ROF nel quale, ancora una volta, domina una visione verticistica dell’Ente, dove permangono molte delle criticità già presenti nel Regolamento in vigore.

La partecipazione del personale negli organismi gestionali è di fatto inesistente.

Siamo ancora molto lontani non solo dal recepimento delle norme indicate dalla Carta Europea, ma anche da una impostazione logica e davvero funzionale a un Ente di Ricerca!

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