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Da CSA a USP? Ignorati ancora una volta i problemi delle scuole autonome

Le valutazioni negative della FLC Cgil sulla Direttiva del Ministro Fioroni che integra le competenze attuali dei CSA (riorganizzazione degli Uffici Scolastici Provinciali)

12/09/2006
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Il 7 settembre 2006 il Ministro Fioroni ha emanato la Direttiva n. 7751/FR sul ruolo e sui compiti degli Uffici Scolastici Provinciali che integra le competenze già previste per i CSA, dal Regolamento di organizzazione stabilito con il DPR 11 Agosto 2003, n. 319.

Sulla Direttiva esprimiamo un giudizio nettamente negativo.

Per ragioni di metodo.

Se si esclude una rapida comunicazione circa l’intenzione di intervenire sui CSA, a margine di una riunione convocata su altri punti, nessun incontro è stato convocato in merito alle soluzioni ipotizzate né con le Confederazioni, né con i sindacati della scuola, né con i sindacati del comparto stato.

A che cosa si riferisca il “sentite le organizzazioni sindacali” citato nelle premesse della Direttiva non è dato sapere visto che non è stato sentito nessuno.

E’ un fatto grave che il testo della Direttiva non sia stato oggetto di confronto.

Si pensi, poi, che con il Ministro De Mauro si firmò un’Intesa rilevante proprio a partire da un confronto approfondito sulla riorganizzazione del Miur.

Per ragioni di merito.

Con la Direttiva vengono definite scelte incoerenti con i provvedimenti già assunti (ad es.: tutor, portfolio, anticipi, ecc.) e con il ribadito rafforzamento dell’autonomia scolastica.

In sostanza si conferma e si rafforza, invece di superarlo definitivamente, il modello “centralistico” dato dal precedente governo all’organizzazione dell’Amministrazione.

Un modello centralistico costruito in opposizione a quanto definito nel 2001 dal Ministro De Mauro in attuazione delle norme sul decentramento ed in in accordo con le Confederazioni e con i sindacati di categoria della scuola e dello stato.

Da ricordare che siamo in una situazione nella quale il Titolo V della Costituzione ha delineato nuovi poteri e relazioni, mentre la Direttiva sembra scritta in un’altra fase politica ed istituzionale.

Sui contenuti

La Direttiva del Ministro guarda al passato, ripropone una riorganizzazione dell’Amministrazione scolastica inversa alla funzione “servente”necessaria (meglio, indispensabile) all’autonomia scolastica.

Le scuole infatti, nel disegno originario, dovevano avere supporti amministrativi (CSA) e organizzativo-didattici (CIS). Una necessità che a nostro parere c’è ancora e andrebbe realizzata al più presto.

E’, infatti, necessario il supporto di articolazioni territoriali con competenze e professionalità che sostengano l’impegno progettuale e le capacità di ricerca delle scuole.

Servono, inoltre, strutture capaci e competenti per sgravare le scuole da una serie di incombenze che nulla hanno a che fare con l’autonomia vera ma che invece appartengono alla scelta di delegare al livello inferiore ciò che non si è più in grado di garantire.

Ricostruzioni di carriera, pensioni, retribuzioni, ecc. sono alcuni esempi delle incombenze cadute sulle scuole, spesso in situazioni precarie, che nulla aggiungono in termini di valore all’esercizio dell’autonomia (anzi) e che ormai tutti stanno chiedendo di riorganizzare in un luogo diverso.

Dopo il Regolamento De Mauro, il precedente Ministro non ha istituito i CIS e ha modellato i CSA come i vecchi Provveditorati, in ragione delle Dirigenze da attribuire e non viceversa. Questi rilievi, relativi all’azione del Ministro Moratti, sono stati avanzati dalla Corte dei Conti nel rapporto sul monitoraggio effettuato nel 2003 circa la prima applicazione dell’autonomia scolastica.

Dalle conclusioni della relazione della Corte dei Conti:

….L'applicazione del regolamento di organizzazione, ……con l'espressa indicazione di riformare il sistema amministrativo scolastico nel più ampio contesto del Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca) ha rivelato momenti di forte criticità…..….Una struttura di nuovo tipo che doveva fornire assistenza alle Istituzioni scolastiche: i C.I.S., (centri di servizio per le Istituzioni scolastiche), altrove denominati, peraltro, centri intermedi di servizio o centri integrati di servizi, una vera e propria struttura “di service”, è in pratica abortita in un breve volgere di tempo, così come si è tornati ad una forte burocratizzazione dei C.S.A., che da strutture snelle, almeno nella previsione del regolamento, dirette da un funzionario di livello apicale , sono tornate ad essere uffici diretti da dirigenti di seconda fascia e di consistente peso. ………

Ora la Direttiva, lungi dal segnare una discontinuità con la precedente azione governativa, semmai la sviluppa fino alle sue estreme conseguenze e, anzi, nelle premesse teorizza tutto ciò ( “si rende necessario ridefinire, ampliandone i contenuti e la portata, alcune attribuzioni dei Centri Servizi Amministrativi”). Gli stessi CSA vengono ridefiniti ediventano Uffici Scolastici Provinciali riprendendosi, fino nel nome, la titolarità di Ufficio che nei CSA non esisteva.

Un provvedimento per rassicurare? Non lo sappiamo, certo che per le scuole autonome la musica non è fra le migliori.

Le nuove competenze

Le competenze assegnate mediante la Direttiva si aggiungono a quelle “vecchie” previste dal Regolamento riguardanti le attività di supporto e di sostegno alle scuole che vengono sistematicamente inevase dai CSA con aggravi pesanti delle scuole (citiamo dal Regolamento: ….. per le procedure amministrative e amministrativo-contabili; alla gestione delle graduatorie e alla formulazione di proposte …; progettazione e innovazione della offerta formativa e alla integrazione con gli altriattori locali; al supporto e allo sviluppo delle reti di scuole, ecc.)…...

A questo nuovo Ufficio, quindi, vengono attribuite ulteriori funzioni di monitorare, raccogliere dati, fare ricognizione su ogni possibile materia.

Solo una volta (su nove) si attribuisce agli Uffici Scolastici Provinciali una funzione di assistenza, consulenza, informazione ma sempre accompagnata al consueto monitoraggio.

Siamo facili profeti nell’immaginare un profluvio di richieste dati a cui le scuole dovranno soggiacere, con buona pace dell’autonomia scolastica che non si capisce bene cosa ci azzecchi con tutto questo.

Ma dove sono finiti i raccordi con il progetto e le proposte di riforma del sistema Informativo della P.I. ( SISSI – SIMPI, ecc ) anch’essi sempre miranti al sostegno, mai realizzato, del ruolo delle scuole autonome e del lavoro del personale amministrativo ?

Forse si sarebbe dovuto riorganizzare le competenze dei CSA rispetto alle attività decentrate alle scuole invase da una serie d’incombenze inutili e contemporaneamente private di migliaia di unità di personale amministrativo.

Anziché svolgere funzioni di monitoraggio i CSA dovrebbero operare almeno per sollevare concretamente le scuole da inutili incombenze.

Ma vediamo ulteriormente perché non vanno bene le competenze assegnate:

  • non consentono alcun avanzamento sul versante dell’efficienza e dello snellimento burocratico;

  • alcune attribuzioni sono giustapposte a competenze attribuite agli Enti territoriali con inevitabili sovrapposizioni, conflitti, duplicazioni. Ad es.: sulla sicurezza c’è una competenza, di Legge, assegnata alle province;

  • abbiamo letto che la Direttiva non comporta oneri. Sicuramente in prima applicazione, ma non certo a regime e questo è un problema non indifferente in una fase nella quale il bilancio dell’Istruzione è sotto osservazione (per usare un triste eufemismo).

Infine, il MPI dovrà predisporre un nuovo Regolamento conseguente allo scorporo di Università e Ricerca. Quella sarebbe stata la sede giusta per un esame dell’intera rete che dovrà, a nostro avviso, essere ripensata a partire da un unico punto di vista: le esigenze delle scuole autonome.

Al riguardo affermiamo, fin da ora, che non saremmo d’accordo con l’intenzione, affermata dalla Conferenza delle Regioni con il documento del 12 luglio 2006, di dare attuazione alla Sentenza della Corte Costituzionale del gennaio 2004 con il passaggio di competenze dalle Direzioni regionali direttamente all’Ente Regione che così viene definito nel documento delle Regioni:

il livello regionale ha essenzialmente la competenza sulla programmazione della rete scolastica e sull’offerta di istruzione con la correlata allocazione sul territorio delle dotazioni organiche del personale, determinate e assegnate dal livello nazionale. L’Amministrazione dello Stato continua, fino a quando le singole Regioni non si saranno dotate di una disciplina specifica e di un apparato istituzionale, ad esercitare la competenza della definizione delle dotazioni organiche del personale docente delle istituzioni scolastiche non più come titolare, ma solo per garantire la continuità del servizio scolastico (ex sentenza C.C. n. 13/2004);”.

Il percorso.

E’ del tutto analogo a quello seguito dal precedente Governo sulle Indicazioni nazionali e pesantemente criticato da tutti.

Invece di seguire l’iter indicato dalla norma (art. 1, comma 23, della Legge 17 luglio 2006 n. 233 citato nella stessa premessa della Direttiva) che, in questo caso, vuole che si faccia un Regolamento apposito relativo all’assetto organizzativo del MPI, si sceglie lo strumento della Direttiva amministrativa come atto interno all’Amministrazione.

Infine, che senso ha emanare una direttiva con questi contenuti mentre presso il Ministero della Funzione pubblica è stato aperto un confronto sulla riorganizzazione dell’assetto generale della Pubblica Amministrazione?

Roma, 12 settembre 2006

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