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DL 137/08: la settima commissione della Camera ha incontrato le organizzazioni sindacali

Audizione parlamentare su Decreto Legge contenete provvedimenti urgenti in materia di istruzione e università, approvato dal Consiglio dei ministri il 1 settembre 2008.

17/09/2008
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Il DL 137/08, che contiene provvedimenti urgenti in materia di istruzione e università, è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 1 settembre 2008, ci sono dunque 60 giorni di tempo per la sua riconversione in legge, oltre i quali potrebbe decadere se il Parlamento non facesse in tempo ad approvarlo.

La Commissione cultura della Camera ha quindi aperto le consultazioni convocando nella giornata di oggi, 16 settembre, una nutrita serie di interlocutori, fra i quali le organizzazioni sindacali.

Il Decreto Legge contiene provvedimenti che riguardano l'inserimento della disciplina Cittadinanza e Costituzione in tutti i gradi di scuola, la reintroduzione del voto di condotta e della scala numerica per esprimere le valutazioni sul grado di apprendimento degli alunni, la reintroduzione del maestro unico nella scuola elementare con la riconduzione dell'orario di funzionamento a 24 ore, norme sull'adozione dei libri di testo e la reintroduzione del valore abilitante della laurea in scienze della formazione primaria.

Contemporaneamente, davanti a Montecitorio, un drappello di insegnanti elementari testimoniava il dissenso per il ritorno al maestro unico, scandendo alcuni slogan che ironizzavano sui grembiulini diffidando Gelmini e Tremonti dal mettere le mani sulla scuola elementare.

La FLC Cgil, nel corso dell'audizione, ha commentato criticamente molti aspetti del decreto chiedendo il ritiro della norma che reintroduce il maestro unico, sia perché non ha alcuna seria motivazione pedagogica, sia perché pluralità docente e tempo lungo sono una condizione essenziale per una scuola più ricca, più formativa e dunque di qualità.

Pubblichiamo di seguito il testo della memoria rilasciata dalla FLC ai componenti la commissione cultura della Camera, che rappresentano le nostre posizioni sui contenuti del DL 137.

Roma, 16 settembre 2008
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Audizione parlamentare relativa al DL 137 “Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università” - Commento della FLC Cgil

La scuola italiana nel suo insieme ha certamente bisogno di interventi che l’aiutino a superare alcune criticità, come la dispersione scolastica, la demotivazione, lo scarso numero di diplomati e laureati, una scarsa percentuale di adulti che rientrano in formazione, una didattica ancora troppo centrata sulla trasmissione di conoscenze e non sullo sviluppo di competenze, un generale basso livello culturale della popolazione nel suo insieme, una scarsa cultura della valutazione e per recuperare tutto questo ha bisogno del sostegno di una seria ricerca didattica.

Davanti a tutto ciò non si capisce quale beneficio apportino le Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università contenute nel DL 137/08 riferite in particolare alla valutazione del comportamento, alla valutazione del rendimento scolastico degli studenti, all’insegnante unico nella scuola primaria.

Sono provvedimenti che intendono accreditare un’immagine di efficienza della politica nell’affrontare i problemi della scuola che la pubblica opinione vede rappresentati negli episodi di violenza e bullismo e che misura comunque nella difficoltà a stabilire una relazione educativa all’interno delle famiglie con i figli adolescenti.

Problemi che richiederebbero anche un’analisi sociale più approfondita e che interrogano la scuola in quanto istituzione educativa, ne interrogano metodi, contenuti, organizzazione.

E’ ciò che la scuola come istituzione educativa fa in continuazione, sia attraverso la programmazione didattica e le strategie educative, sia attraverso azioni di riforma che analizzano i bisogni e sperimentano soluzioni che non sono mai semplici, perché devono essere studiate, condivise e sperimentate nel tempo.

La comunità scientifica, e la comunità scolastica oltre che la politica e le istituzioni, sono i principali protagonisti di questi processi che si sviluppano nel tempo e operano nella complessità.

Così è nata la riforma della scuola elementare, che ha origine dall’esperienza positiva del tempo pieno, con il contributo di un ampio dibattito culturale e politico, che ha visto la partecipazione ampia della comunità scientifica nello sviluppo di un modello didattico ritenuto più adeguato a rispondere ai bisogni della società moderna, testato nella pratica e valutato positivamente da tutti, a partire dai risultati brillanti nelle classifiche internazionali sui livelli di apprendimento degli alunni.

Con grande approssimazione didattica, al di fuori di qualunque dibattito culturale ed approfondimento scientifico, invece, queste disposizioni urgenti appaiono piuttosto un’operazione di immagine finalizzata ad offrire un’immagine di efficientismo politico. Sul piano didattico la ricerca di una scorciatoia ai problemi della scuola che non produrrà alcun beneficio, al contrario danneggerà profondamente la scuola e la delicata funzione costituzionale che essa è chiamata a svolgere.

Nel merito dei provvedimenti:

Cittadinanza e costituzione

Il richiamo alla importanza della Costituzione è da noi profondamente condiviso. Noi riteniamo che i valori che animano la nostra Carta costituzionale debbano essere al centro dell’azione educativa nella scuola, sia negli intendimenti che ispirano l’azione riformatrice che nell’azione didattica degli insegnanti e che debbano essere trasmessi anche agli studenti, nelle forme che inducono il miglior risultato formativo.

Tuttavia l’introduzione della disciplina Cittadinanza e Costituzione ci lascia quantomeno perplessi, perché anche qui sembra prevalere un’operazione di immagine, a partire dal fatto che non è una novità per la scuola lo studio della Costituzione, infatti il nesso fra la nuova disciplina e i provvedimenti restrittivi in campo disciplinare, ne danno un senso punitivo che distorce e sminuisce tutta l’operazione.

Lasciano altresì perplessi le azioni di formazione del personale che dovrebbe essere in grado di affrontare un tale insegnamento, oltre al fatto che il tutto avviene a risorse invariate.

Valutazione del comportamento degli studenti

E’ evidente che la reintroduzione del voto in condotta viene esibita come una risposta di ordine al disordine rappresentato dal bullismo e dal clima di lassismo nelle scuole.

In quanto tale dunque si presenta come una scorciatoia ad un problema che è di natura didattica, infatti se è vero che nessuna regola è veramente esigibile senza una sanzione che ne regoli il non rispetto, non è certo attraverso la reintroduzione del voto in condotta che si risolve il problema del comportamento.

Populismo e demagogia sono alla base di questo provvedimento.

Valutazione del rendimento scolastico degli studenti

Con questo provvedimento si torna indietro di trent’anni, facendo piazza pulita di tutto il dibattito pedagogico intorno al tema centrale della valutazione, operazione molto più complessa che quella del semplice misurare il grado di apprendimento secondo una scala numerica.

Nel processo di apprendimento intervengono molti fattori che hanno a che vedere con le capacità degli studenti, ma anche con le loro motivazioni e con le loro esperienze, inoltre dipendono anche dalla qualità della didattica e dalla efficacia degli strumenti usati.

Se la valutazione dunque ha una funzione prevalentemente formativa e accompagna i processi formativi, li precede e li segue, ha maggiori possibilità di interferire positivamente con l’apprendimento.

Per una valutazione efficace conta molto conoscere il punto di partenza del processo formativo e rendere espliciti gli obiettivi formativi e le competenze che si vuol raggiungere al termine del percorso.

Quindi, per rendere valido un sistema di valutazione, conta molto aver chiaro e condiviso obiettivi, finalità, criteri valutativi, significati attribuiti alla forma scelta per valutare.

E’ fuorviante concentrare l’attenzione sul mezzo scelto per comunicare la valutazione, è inutilmente semplicistico e tende soltanto a suggerire, come per il comportamento un’idea di ordine e di efficienza.

Sarebbe molto grave che tutto questo si accompagnasse ad un abbandono della ricerca didattica in campo valutativo, che oggi si arricchisce anche della necessità di affinare strumenti per la valutazione delle competenze, ci porrebbe come fanalino di coda in Europa che già da tempo ha maturato una riflessione in questo campo.

Insegnante unico nella scuola primaria

Un tale provvedimento non ha nessuna seria giustificazione didattica e pedagogica, priva i bambini di questo Paese di una scuola più ricca di stimoli e lascia le famiglie italiane nel più totale abbandono rispetto al servizio sociale che essa garantisce.

La scuola elementare italiana è ai primi posti nelle classifiche internazionali per i risultati di apprendimento dei suoi alunni e questo dimostra che il modello didattico funziona.

La possibilità di implementare il tempo scuola sulla base della domanda delle famiglie, oltre ad essere molto aleatorio perché affidato alle disponibilità di organico e quindi connesso alla possibilità di aumento della spesa pubblica, cancella il modello di scuola che prevede la pluridocenza.

Infatti nè l’aggiunta di due specialisti come il docente di religione o di lingua inglese nè l’integrazione con aggiunte pomeridiane dal carattere assistenziale, cambierebbero il fatto che tutti gli insegnamenti sono affidati ad un unico maestro e che dunque cambia profondamente e sostanzialmente la ricchezza di offerta formativa che quel modello garantiva.

Si tornerebbe alla povertà di un solo maestro e ad un insegnamento che deve fare i conti con un tempo breve, non adeguato a favorire apprendimento attivo per tutti, ma in particolare per gli alunni più deboli, culturalmente e socialmente. Un insegnamento che accentua le divisioni sociali.

Per queste ragioni la FLC Cgil considera estremamente negativo il contenuto del DL 137 relativo agli articoli trattati, di cui chiede la cancellazione.