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Il caso di Teramo non è isolato: nel sostegno ci sono 41.000 posti in deroga assegnati a supplenti

Il governo non sacrifichi i diritti degli studenti portatori di una disabilità alle logiche di bilancio.

16/04/2019
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La bambina di 10 anni le cui vicende sono ormai note alla cronaca per la denuncia espressa dalla madre con una lettera pubblica non è un caso isolato. Da oltre dieci anni la sua famiglia combatte per avere un congruo numero di ore di sostegno e l’affiancamento di un docente specializzato, ma la carenza di organico e di docenti specializzati ha impedito l’esercizio di questo fondamentale diritto.

Nel corso degli ultimi anni sono stati decine di migliaia i bambini e le bambine che hanno visto tagliare le ore di sostegno loro assegnate. La Legge 104, legge quadro sulla disabilità, aveva previsto nel lontano 1992 un rapporto di 1 a 2 tra docenti specializzati e alunni disabili, una misura che è stata sistematicamente disattesa, tanto che siamo arrivati ad avere, in questo anno scolastico, 245.723 alunni con una disabilità a fronte di 100.080 posti di sostegno in organico di diritto.

A partire dal 2007 vi è stato un costante tentativo di limitare i posti in deroga: quelle cattedre che possono essere autorizzate fino al 30 giugno, al di là dell’organico di diritto, per soddisfare il reale fabbisogno della scuola di insegnanti specializzati. E benché la suprema Corte abbia dichiarato incostituzionali i provvedimenti che fissavano un tetto massimo alle cattedre in deroga, i tentativi di limitarne l’autorizzazione sono stati sistematici e trasversali al colore politico dei governi che si sono avvicendati.

Molte famiglie, come quella di Teramo, hanno dovuto produrre ricorso per avere ripristinato il diritto a un congruo numero di ore sostegno ed è prevalentemente dalle sentenze e dai ricorsi di tanti genitori che derivano le deroghe che il MIUR autorizza ogni anno.

Nell’a.s. 2018/19 il rapporto tra cattedre stabili e cattedre “ballerine” è arrivato ad un rapporto di 1 su 3: 41.332 deroghe a fronte di 100.080 posti stabili. È facile che in un contesto di questo tipo molti alunni vivano esperienze scolastiche difficili, cambiando insegnante ogni anno e scontando nel proprio vissuto quotidiano il prezzo dei tagli alla spesa sociale.

La scelta dell’attuale esecutivo di aver autorizzato corsi di specializzazione per 40.000 docenti in un triennio è un passo in avanti, ma non una misura risolutiva: già oggi superiamo le 50.000 unità di cattedre vacanti, quindi quei posti non bastano neppure a coprire il fabbisogno attuale, figuriamoci quello dell’intero triennio.

Il numero degli studenti portatori di una disabilità negli ultimi anni è in crescita: sono aumentati nell’ordine di almeno 10.000 unità all’anno nell’ultimo triennio, passando dai 216.452 dell’a.s. 2015/16 ai 245.723 dell’a.s. 2018/19.

Con lo sciopero del 17 maggio rilanciamo la nostra battaglia per garantire organici adeguati al fabbisogno della scuola e degli alunni e facciamo appello a tutto il Parlamento perché vengano assunte misure straordinarie capaci di rispondere a questa emergenza educativa. La nostra proposta di una fase transitoria offre una soluzione efficace e tempestiva, continueremo batterci perché venga accolta.