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Invalsi 2: le nuove direttive

Due nuove direttive ministeriali delineano l'attività dell'Istituto Nazionale di Valutazione nel prossimo triennio.

06/07/2005
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La circolare Invalsi di cui abbiamo dato conto in una precedente nota deriva dalla direttiva ministeriale 49 del 6 maggio 2005 che da pochi giorni è reperibile sul sito Invalsi, ma non ancora su quello del Miur.

In conseguenza di quanto previsto dal decreto di riordino dell’Istituto del novembre scorso, il Ministro affida all’Invalsi per il prossimo anno scolastico diversi compiti. Al primo posto c’è la valutazione di sistema, poi la valutazione degli apprendimenti degli alunni nelle classi individuate; segue l’elencazione di altre e varie attività fra le quali viene menzionata la collaborazione con i progetti internazionali; spiccano soprattutto le attività di collaborazione con il Ministero, il suo Comitato Tecnico Permanente e le diverse Direzioni Generali, segno evidente dello strettissimo legame tra Miur e Invalsi.

Sulla valutazione degli apprendimenti degli alunni abbiamo riferito nella nota succitata; sulla valutazione di sistema varrà la pena tornare con più dettaglio, segnalando per il momento il solo fatto che non si fa più cenno alla rilevazione dell’attivazione delle funzioni tutoriali da parte delle istituzioni scolastiche. Non poteva che essere così, visto che sul tutor il tavolo contrattuale è fermo e nessuna decisione può essere assunta in materia.

Colpisce che le azioni volte al monitoraggio della dispersione scolastica vengano citate in maniera quasi burocratica e che non siano più previsti, a differenza del passato, interventi riferiti alle competenze degli adulti, come se la conoscenza e lo studio della scolarità e dei nuovi bisogni di cultura diffusa della popolazione adulta fossero elementi che le politiche formative di un paese moderno possono trascurare. Cinicamente si potrebbe osservare che questo è coerente con il silenzio ministeriale sulla formazione continua e permanente e con i ripetuti tagli dell’organico EDA.

Memore forse delle ripetute critiche dei mesi passati, la direttiva esplicita all’Invalsi il compito di promuovere la cultura della valutazione e dell’autovalutazione per il personale dirigente e docente della scuola, recuperando così quanto era stato tralasciato nella specifica direttiva sulla formazione, la numero 45 dell’aprile scorso.

Insieme a questa, che determina le attività dell’Invalsi per l’anno scolastico 2005/2006, è stata emanata un’altra Direttiva (la numero 48 del 6 maggio 2005) che definisce le priorità strategiche per il prossimo triennio. Esse riguardano il solo sistema di istruzione, poiché le attività riguardanti il sistema di istruzione e formazione professionale devono essere definite d’intesa con la Conferenza Stato-Autonomie locali.

Le aree di intervento che vengono individuate sembrano risentire, e non poco, del diffuso dibattito che si è sviluppato nei mesi scorsi attorno alle tematiche valutative. Si elencano infatti:

  • la definizione di procedure per la determinazione degli standard di prestazione attesi;

  • la definizione di procedure di progettazione, somministrazione e correzione delle prove che garantiscano trasparenza, imparzialità e correttezza di tutte le fasi, cosicché i risultati siano affidabili sul piano scientifico;

  • la diffusione della conoscenza presso il personale scolastico delle procedure suddette, attraverso specifiche azioni formative;

  • la diffusione della conoscenza dei metodi e delle procedure di valutazione (di istituto ed esterna) a supporto della piena attuazione dell’autonomia scolastica.

È quasi un ricominciare daccapo, un riconoscere implicitamente che i progetti pilota, su cui si è fondata l’attività di questi ultimi anni, non hanno messo a fuoco un modello affidabile di intervento. Ma allora, perché non prevedere una pausa, invece che riproporre per il prossimo anno scolastico le procedure già malamente sperimentate? O quello che viene detto nella direttiva triennale è solo un elenco di buone intenzioni, un mettere le mani avanti a placare i rilievi competenti e puntuali che molti esperti del settore hanno avanzato? (si vedano, ad esempio, i contributi di Vertecchi, Lucisano ed altri sul nostro sito).

Riguardo la valutazione degli apprendimenti degli alunni, da effettuarsi secondo modalità da definirsi tramite le direttive annuali, la direttiva 48 usa un nuovo lessico. Parla infatti non di apprendimenti bensì, più correttamente, di “conoscenze” e “abilità di problem solving”.

Forse non siamo mai contenti, ma in questo “lavaggio in Arno” del linguaggio usato ci sarebbe sembrata corretta che nelle locuzioni “valutazione di sistema e della qualità dell’offerta formativa” e “valutazione… degli studenti” il termine valutazione fosse sostituito da quello più proprio di rilevazione. Perché il compito che la legge 53/03 (art. 3 comma 2) ha previsto doversi affidare all’Invalsi è proprio quello di un monitoraggio, una rilevazione.

Roma, 6 luglio 2005

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