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La controriforma della scuola primaria

In questi ultimi giorni di luglio veniamo a conoscenza che due commissioni in questi mesi hanno segretamente e alacremente lavorato nelle stanze di Viale Trastevere.

29/07/2002
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In questi ultimi giorni di luglio veniamo a conoscenza che due commissioni in questi mesi hanno segretamente e alacremente lavorato nelle stanze di Viale Trastevere.

Non sappiamo ancora chi ne facesse parte, ma sappiamo che hanno riscritto i programmi e l'impianto ordinamentale della scuola dell'infanzia e della scuola elementare.

Fino ad oggi, quando si sono affrontate imprese di tal fatta, sono stati avviati complessi e articolati percorsi di ampio coinvolgimento del mondo della cultura educativa e della scuola militante, sono stati aperti spazi di elaborazione e discussione attraverso i quali tutti i punti di vista hanno potuto esprimersi e confrontarsi.

Il Ministro Moratti preferisce le commissioni segrete e questo ci preoccupa per tanti e gravi motivi.

Non dubitiamo certo che il Ministro non porterà alla discussione delle opportune sedi istituzionali i documenti in questione, ma una proposta nata in assenza di confronto pluralistico, senza la linfa vitale dello stretto rapporto con le esperienze di qualità in corso, non può che rappresentare il tentativo sbagliato, speriamo anche inutile, di imporre soluzioni inadeguate e non condivise.

Preoccupa che, mentre il disegno di legge delega sulla scuola del governo è ancora in discussione in Parlamento e non si prevedono tempi brevi per la sua approvazione, si proceda al elaborarne le soluzioni attuative proprio sul punto, l'anticipo, in cui il dissenso coinvolge persino settori della stessa maggioranza.

Preoccupa che, dopo una campagna elettorale del centro-destra all'insegna de "la scuola elementare non si tocca", ora, con estrema disinvoltura, se ne voglia stravolgere l'impianto, nonostante i diffusi riconoscimenti internazionali tributati al modello italiano.

Preoccupa, infine, il merito di questi documenti.

Il documento "Indicazioni Nazionali per i piani Personalizzati delle Attività educative nelle scuole dell’infanzia" ci appare un grande passo indietro rispetto all'idea di scuola dell’infanzia "primo anello" del sistema formativo e al diritto dei bambini ad avere una formazione di qualità.

Negli ultimi anni con gran fatica e scarse risorse lo sviluppo della scuola dell’infanzia è continuato. I progetti denominati Ascanio e Alice hanno prodotto cultura pedagogica che non deve e non può essere sottaciuta. La scuola dell’infanzia italiana è stata recentemente consultata (aprile 1999) per sapere cosa ne pensa circa il suo stato di salute. Le scuole dell’infanzia degli enti locali, paritarie, statali – queste ultime in ragione del 96% dell’esistente - , sono intervenute affermando che gli Orientamenti ’91 sono tuttora un valido documento e che, semmai, devono essere individuati standard organizzativi e date risorse per renderli attuabili ovunque, perché tutti i bambini e le bambine hanno diritto ad una scuola dell’infanzia di qualità. Questo documento invece, nel suo complesso, ignora il percorso evolutivo compiuto e per questo finisce per banalizzare il ruolo svolto dalla scuola dell’infanzia rispetto allo sviluppo di apprendimenti per i bambini dai tre ai sei anni.

Il documento sulla scuola elementare ignora 12 anni di dibattito e verifica di attuazione della riforma, oltre ai circa 20 di esperienze ed elaborazione della riforma, riproponendo il maestro prevalente al posto del gruppo docente: una vecchia idea del Ministro Falcucci (il cosiddetto modello costellato) già ampiamente battuta sul campo ai tempi dell'approvazione della riforma e non riapparsa né durante l'ampia verifica dell'attuazione della riforma, né nelle iniziative delle scuole autonome.

Emerge da questi documenti la volontà di imporre dal centro modelli di organizzazione didattica, annullando la recente conquista dell'autonomia didattica, organizzativa e curricolare.

Altrettanto chiaro è il disegno di individuare un tempo scuola obbligatorio minimo, inferiore al curricolo nazionale rivolto a tutti, per affidare alle famiglie che possono permetterselo una parte del percorso formativo, oggi di competenza della scuola, utilizzando offerte formative esterne. Per le famiglie povere, economicamente e culturalmente, rimarrebbe un servizio pubblico residuale, con meno risorse e opportunità.

Questi sono i tratti principali che emergono da un primo approccio alle proposte elaborate dalle commissioni. Naturalmente dovremo approfondire la lettura e l'analisi alla ricerca di tutti gli aspetti di queste elaborazioni, dei punti di debolezza e dei punti di forza, anche se è innegabile che ad oggi ci appaiono prevalere gli elementi di restaurazione e destrutturazione.

È necessario informare, conoscere, discutere, elaborare, proporre.

Per questo pubblichiamo il documento relativo ai nuovi indirizzi per i piani personalizzati nella scuola dell'infanzia e, i nuovi programmi della scuola elementare.

Roma, 29 luglio 2002