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La scuola si prepara allo sciopero del 30 ottobre

Le risposte dei segretari generali regionali della FLC Cgil alle nostre domande sulla preparazione dello sciopero nei territori.

29/10/2008
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Si sbaglia di grosso il ministro Gelmini quando rilascia sciocche dichiarazioni sulla presunta ritualità dello sciopero. I lavoratori della scuola peggio pagati d'Europa non rinunciano a un giorno di stipendio per partecipare a un rito: hanno molte buone ragioni per farlo. Ci rifletta signora ministro.

In tutta Italia si diffonde la protesta contro i provvedimenti del Governo sulla scuola. Persino il settimanale "Famiglia Cristiana" ha chiesto al Ministro Gelmini di ritirare il decreto attualmente all'esame del Parlamento.

Solo Berlusconi e il suo Ministro continuano a far finta che la protesta non ci sia o sia fomentata dal solito gruppo di facinorosi. È inutile caro Presidente e caro Ministro, mettere la testa sotto la sabbia non nasconde i problemi.

Per avere il "polso" di quanto sta accadendo nelle diverse regioni italiane e sapere come si sta preparando lo sciopero e la manifestazione abbiamo rivolto alcune domande ai segretari generali regionali della FLC Cgil. Ecco le prime risposte che abbiamo ricevuto.

Roma, 28 ottobre 2008

Intervista a Paola Bonifaci, segretaria regionale della FLC Cgil Abruzzo

Dopo i provvedimenti "Gelmini" sulla scuola cosa è successo nella tua regione?

In Abruzzo è nato un movimento spontaneo degli insegnanti della primaria (volantini autogestiti, pressioni delle RSU,pressioni sulle OO.SS. per impegnarsi a far rigettare il D.L. 137, presenza nelle nostre sedi, presenza massiccia nella giornata del 27 settembre…).

I sindacati regionali FLC Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals preparano un primo volantino e un calendario di assemblee comuni e organizzano una conferenza stampa il 12 settembre. Quindi lanciano unitariamente una raccolta di firme per sostenere i moduli nella primaria.

Nelle 4 province la situazione è più variegata dal punto di vista unitario, ma a ottobre tutti i calendari di assemblee sono Cgil, Cisl, Uil. Cominciano i raccordi con i genitori e con le Istituzioni locali.

Le OO.SS. inviano un documento ad ANCI-UNCEM-Regione-Direzione scolastica: l'obiettivo è coinvolgere gli Enti Locali alla manifestazione del 30. Il 28 ottobre il Comune di Pescara e la Regione dovranno decidere l'adesione alla manifestazione del 30 e il 29 il Comune di L'Aquila.

Quali sono i punti più discussi nelle scuole? E le famiglie come hanno reagito?

I punti più discussi riguardano la scuola primaria e registriamo sorpresa quando spieghiamo le previsioni sulla secondaria. I genitori si allarmano quando parliamo delle conseguenze. Pescara avrà un pullman di genitori organizzati dalla Fisac Cgil. Bazzano (Comune di L'Aquila) avrà un pullman di genitori dopo una riunione serale del 20 ottobre scorso.

Al 3° circolo di Lanciano (Chieti) i genitori sono in assemblea permanente… tutte le sere le Segretarie Provinciali sono impegnate in riunioni con i genitori (Alba Adriatica, Martinsicuro e Mosciano (Teramo), Arischia( Comune di L'Aquila) etc. etc. Sabato 25 ottobre si sono svolti cortei a Lanciano e a Teramo.

Secondo le tue previsioni, che adesione avrà lo sciopero del 30? E quanta gente verrà a Roma dalla tua regione?

Abbiamo riscontro con adesioni scritte che molti plessi rimarranno chiusi. La percezione è che lo sciopero avrà percentuali di adesione alte. Per quanto ci riguarda stiamo predisponendo 40 autobus per circa 2.000 persone, abbiamo gli elenchi nominativi. Ma pensiamo che la lista si allunghi. La Cgil Abruzzo ha messo a disposizione 4 autobus per gli studenti e altri 4 autobus sono stati offerti dallo SPI Cgil.

Sul dimensionamento delle reti scolastiche il governo – nonostante il conclamato federalismo – è intervenuto in un campo di competenza regionale. Come ha reagito la tua regione? E quali saranno, secondo te, le conseguenze sulla scuola?

L'Assessore Regionale (PDCI) ha impugnato il provvedimento, presentando ricorso. Contemporaneamente, per evitare il commissariamento, in diverse conferenze di servizio (assessori provinciali, responsabili USP, Direzione Scolastica Regionale, Assessore regionale) si è predisposto un piano condiviso che non ha i numeri della Gelmini (83 dirigenze a rischio). Le Province (tutte di centro-sinistra) sono disponibili a ragionare soltanto sulle situazioni antecedenti il provvedimento. Le conseguenze sarebbero gravissime per l'Abruzzo che è una regione di montagna! Inoltre, gravissimo sarebbe lo strappo istituzionale/costituzionale.

Intervista a Gianfranco Trotta, segretario regionale della FLC Cgil Calabria

Dopo i provvedimenti “Gelmini” sulla scuola cosa è successo nella tua regione?

Il taglio degli organici per l'anno scolastico in corso, quindi previsti nella finanziaria 2008, hanno causato un primo sconvolgimento nella scuola calabrese. Infatti, per la prima volta si sono registrati in ogni provincia i primi mancati incarichi annuali, e questo ha determinato la protesta dei precari “licenziati”.

Grande è stata la partecipazione alle assemblee organizzate dalla FLC CGIL in tutte le province. Quelle assemblee sono servite anche a focalizzare e spiegare che cosa succederebbe con i provvedimenti Gelmini-Tremonti nella scuola italiana ed in particolare in quella calabrese. Numerose sono state le iniziative che si sono susseguite in varia zone della regione. Ci sono stati sit-in in piazza, davanti alle prefetture, davanti agli USP e all'USR. Nel frattempo tutta l'opinione pubblica, la stampa, anche se qualche giornale all'inizio ha tentato di sminuire, ha preso contezza di quanto gravi ed inaccettabili siano i provvedimenti che si stanno per adottare e le iniziative, quindi, si sono moltiplicate in tutta la regione.

Quali sono i punti più discussi nelle scuole? E le famiglie come hanno reagito?

Sinteticamente i punti più discussi sono: il dimensionamento scolastico, il taglio degli organici, l'abbassamento del tempo scuola e la valorizzazione della professionalità dei docenti che verrà invece da questi provvedimenti ulteriormente mortificata. Le famiglie sono molto preoccupate del futuro della scuola in Calabria, sono preoccupate per la formazione dei loro figli e delle condizioni in cui vivono la scuola da un punto di vista sia strutturale che didattico.

Secondo le tue previsioni, che adesione avrà lo sciopero del 30? E quanta gente verrà a Roma dalla tua regione?

Il mondo della scuola calabrese, a mio avviso, risponderà compatto al no ai provvedimenti Gelmini-Tremonti, le adesioni allo sciopero saranno altissime e numerose scuole rimarranno chiuse. Sulla partecipazione alla manifestazione posso dire che partiranno dalla regione 30 pullman, ma so che molti raggiungeranno Roma con mezzi propri.

Sul dimensionamento delle reti scolastiche il governo – nonostante il conclamato federalismo – è intervenuto in un campo di competenza regionale. Come ha reagito la tua regione? E quali saranno, secondo te, le conseguenze sulla scuola?

È questo l'aspetto che più preoccupa l'opinione pubblica. In Calabria sono a rischio chiusura il 70% dei plessi, in una situazione in cui le infrastrutture e il servizio pubblico dei trasporti lasciano molto a desiderare, le conseguenze sono disastrose per le famiglie. Intanto, alcuni comuni hanno già fatto sapere che non hanno mezzi per far fronte ai servizi eventualmente necessari.

Intervista a Paolo Tomasi, segretario regionale della FLC Cgil Emilia Romagna

Dopo i provvedimenti "Gelmini" sulla scuola cosa è successo nella tua regione?

La mobilitazione è partita quasi subito a Bologna, appena iniziato l'anno scolastico (anche perché sembrava ci dovesse essere una serie di tagli già in organico di fatto), con iniziative anche spontanee di assemblee di genitori e docenti, in particolare nella scuola primaria e con una forte mobilitazione dei sindacati scuola. Successivamente queste iniziative hanno portato ad una grande manifestazione in difesa del tempo pieno il 26 settembre.

Altre grandi manifestazioni a Piacenza, Modena, Ferrara si sono svolte nella seconda metà del mese di ottobre. Nel resto della regione l'iniziativa è partita un po' più tardi, in gran parte sollecitata dalle assemblee sindacali (molto partecipate), nelle quali i partecipanti "scoprivano" per la prima volta le misure del governo, e dagli incontri con i genitori. Nelle superiori si sono mossi gli studenti ed ora anche quelli universitari.

Occupazioni delle scuole ci sono state a Bologna e Ravenna, e a Bologna molte scuole hanno promosso una "notte bianca" in difesa della scuola pubblica. Assieme agli altri sindacati, ma con una forte iniziativa della FLC Cgil, abbiamo organizzato assemblee sindacali in ogni scuola (qualche volta raggruppando due scuole; più di 350 assemblee) e moltissime riunioni con i genitori, altre sono previste nei prossimi giorni.

Una molla importante sono state le manifestazioni della CGIL il giorno 27 settembre, nelle quali la presenza dei lavoratori della scuola e degli studenti è stata massiccia.

Forte l'iniziativa anche nel settore università e ricerca, dove, oltre ai tagli, hanno contato le mobilitazioni contro l'emendamento "ammazza precari", di Brunetta.

Con qualche ritardo si sono mossi gli Enti locali, che ora hanno una posizione di netta opposizione alle scelte del Governo.

Quali sono i punti più discussi nelle scuole? E le famiglie come hanno reagito?

I punti di maggiore discussione sono stati maestro unico, tempo pieno e i tagli previsti dalla legge 133/2008. Temi sui quali la partecipazione dei genitori ad assemblee ed ad occupazioni è stata massiccia. Situazione più "tranquilla" alle superiori, dove prevaleva ancora l'idea che forse non verranno toccate dai tagli. Le famiglie, in particolare le mamme, si sono mosse con assemblee, riunioni, petizioni, manifestazioni.

Secondo le tue previsioni, che adesione avrà lo sciopero del 30? E quanta gente verrà a Roma dalla tua regione?

Per i dati in mio possesso lo sciopero unitario della scuola avrà un grande numero di adesioni. Dalla nostra regione pensiamo di portare almeno 4.000 persone, circa 60 pullman ed un treno speciale. Naturalmente speriamo, con il lavoro degli ultimi giorni, siano ancora di più, in particolare studenti.

Sul dimensionamento delle reti scolastiche il governo – nonostante il conclamato federalismo – è intervenuto in un campo di competenza regionale. Come ha reagito la tua regione? E quali saranno, secondo te, le conseguenze sulla scuola?

La Regione ha reagito con un certo ritardo. Inizialmente prendendo posizione solo contro il decreto 137, ed in particolare contro il maestro unico, e recentemente con un ricorso alla Corte Costituzionale, sulla parte del decreto sulla sanità che prevede che il ridimensionamento (taglio delle scuole di montagna) debba essere attuato entro il 30 novembre 2008, altrimenti la Regione sarà commissariata.

Oltre al conflitto istituzionale, c'è anche una posizione che contesta nel merito le proposte del governo: il ridimensionamento già fatto sul territorio della Regione è ottimale, anche considerando le scuole di montagna, ed ha dichiarato che non si procederà ad alcun ridimensionamento, almeno per il prossimo anno scolastico.

Penso dunque, che per il prossimo anno scolastico non ci saranno novità da questo punto di vista, anche se ci sarà un ridimensionamento del "tempo pieno", conseguenza dei tagli della legge 133/2008.

Intervista a Paola Repetto, segretaria regionale della FLC Cgil Liguria

Dopo i provvedimenti "Gelmini" sulla scuola cosa è successo nella tua regione?

In Liguria le mobilitazioni sono incominciate i primi di settembre. Ci sono stati attivi unitari delle RSU in tutte le province, nei quali sono stati approvati ordini del giorno che esprimevano grande preoccupazione per quella che veniva a ragione percepita come una vera e propria devastazione del sistema pubblico dell'istruzione.

Agli attivi sono seguite assemblee nelle scuole, convocate dalle RSU, nelle quali i provvedimenti "Gelmini-Tremonti" sono stati ampiamente discussi. Sono seguiti presidi e volantinaggi che spesso si sono trasformati in cortei, vista l'alta partecipazione di lavoratori e famiglie. Questo percorso è culminato, alla fine di settembre, nella dichiarazione unitaria dello stato di agitazione del comparto a livello regionale. Il 13 ottobre in tutte le province ci sono state assemblee aperte a famiglie, studenti e Enti locali, che hanno visto una grande partecipazione. Dalla proclamazione dello sciopero (che è stata accolta con grande soddisfazione) in poi si sono moltiplicate le iniziative a livello locale: fiaccolate, presidi, volantinaggi, assemblee, sempre, lo voglio sottolineare, con un forte profilo unitario che ha coinvolto anche lo SNALS. Sono di pochi giorni fa tre fiaccolate, una a La Spezia (con occupazione di una scuola e festa in piazza) e due a Genova. Si è anche aperta anche una importante discussione nella CGIL, e molti direttivi camerali hanno affrontato in maniera articolata i temi della scuola, anche a seguito del fondamentale contributo dato dalla FLC alla buona riuscita delle manifestazioni territoriali del 27 settembre.

Quali sono i punti più discussi nelle scuole? E le famiglie come hanno reagito?

Durante le prime assemblee, il sentimento che si percepiva era di sconcerto. Non si voleva credere che l'attacco alla scuola pubblica fosse di tale portata distruttiva. Una volta presa coscienza della realtà, c'è stata una forte richiesta di unità delle sigle sindacali, necessaria a far fronte a un momento così delicato, unita a quella della tempestiva proclamazione di uno sciopero unitario del comparto. C'è da rilevare che la scuola ligure è già stata fortemente penalizzata negli ultimi anni: a fronte di un aumento di circa 10.000 studenti dal 2001 al 2007, i docenti sono calati di 1.650 unità.

Se si dovessero applicare nei prossimi anni i tagli previsti dal piano programmatico, la scuola ligure sarebbe ridotta al collasso. Tempo pieno, competenze professionale degli insegnanti, destino del personale ATA sono stati oggetto di appassionati dibattiti. Abbiamo cercato di evitare che la discussione si riducesse al tema del maestro unico, ampliandola invece anche ai tagli di tempo scuola nella secondaria di primo e secondo grado e all'incerto destino dell'istruzione tecnica e professionale nel nostro paese. In questo anche il movimento degli studenti medi ci ha aiutato a tenere aperta la discussione su questi temi. La nostra parola d'ordine di FLC è stata fin dall'inizio "allargare il fronte". In tutte le assemblee tenutesi nelle scuole, oltre naturalmente alla preoccupazione per il futuro della scuola pubblica, si è espressa l'esigenza di non restare isolati, di non essere percepiti come i portatori di istanze "conservatrici", e che la lotta dei lavoratori della scuola non fosse vissuta dalle famiglie come una lotta corporativa. Perciò intenso è stato, fin dal primo momento, lo sforzo per informare e coinvolgere le famiglie, forti anche dell'esperienza dei comitati per la difesa del tempo pieno nati all'epoca della Moratti. Ritengo che questa operazione, che è incominciata all'inizio dell'anno scolastico, abbia contribuito in modo determinante a incrinare il consenso alla cosiddetta "riforma" Gelmini e a esplicitarne anche all'opinione pubblica i contenuti regressivi. Certo, non mancano aree di disinformazione e di pregiudizio nei confronti del sindacato, ma penso che ci siano ancora spazi per allargare il consenso verso le nostre iniziative.

Secondo le tue previsioni, che adesione avrà lo sciopero del 30? E quanta gente verrà a Roma dalla tua regione?

Lo sciopero è molto sentito, è stato richiesto con forza dai lavoratori e quindi penso che andrà bene: ho notizia di alcune scuole nelle quali è prevista una adesione del 100%. Più realisticamente parlando, ritengo che sarà molto alta. Per adesso i dati di partecipazione alla manifestazione di Roma sono intorno alle 1.000 persone, ma penso che arriveremo a 1.500, anche perché stiamo ricevendo numerose richieste di partecipazione da parte di studenti e stiamo lavorando per coinvolgere delegazioni delle altre categorie, in particolare delle lavoratrici delle mense scolastiche, che hanno proclamato uno sciopero nella giornata del 30 e che sarebbero fortemente a rischio di disoccupazione se passasse l'idea di un tempo scuola ridotto.

C'è una forte domanda di iniziative a livello locale, che fino ad oggi abbiamo scoraggiato per favorire, invece, la partecipazione alla manifestazione. Tuttavia non posso escludere che in alcuni territori, completate le operazioni di prenotazione pullman e treni, si organizzino anche momenti di "Partecipazione a distanza" alla manifestazione di Roma.

Sul dimensionamento delle reti scolastiche il governo – nonostante il conclamato federalismo – è intervenuto in un campo di competenza regionale. Come ha reagito la tua regione? E quali saranno, secondo te, le conseguenze sulla scuola?

Il 16 ottobre c'è stata, presso la sede del Consiglio Regionale della Liguria, l'audizione delle OO.SS. del comparto scuola sul tema del dimensionamento scolastico nella nostra Regione. Non ci sono stati, a dire la verità, gravi problemi, sia perché c'era stato un confronto preliminare, sia perché la nostra Regione non presenta esempi macroscopici di sottodimensionamento, se naturalmente si fa riferimento alle direzioni e non ai punti di erogazione del servizio. Semmai ci sono alcune scuole "mostro" con più di 1.200 allievi, soprattutto grossi comprensivi metropolitani e licei scientifici. Abbiamo colto l'occasione per sottolineare la gravità che l'applicazione del piano Gelmini, con la chiusura di plessi con meno di 50 allievi, avrebbe nella nostra Regione, che ha una conformazione orografica particolarmente complessa in cui la chiusura dei piccoli plessi dell'entroterra avrebbe come conseguenza il venir meno del servizio in ampie zone del nostro territorio. Per fare un esempio, la Val D'Aveto offre il servizio di scuola primaria e secondaria di primo grado a circa 600 bambini. Tuttavia solo cinque dei dodici punti di erogazione del servizio superano i 50 allievi. Chiudere quei plessi vorrebbe dire obbligare i bambini che li frequentano ad arrivare fino a Chiavari, sobbarcandosi almeno un'ora di viaggio per poter frequentare la scuola dell'obbligo, senza contare poi che le scuole di Chiavari non hanno capienza tale da poter ospitare circa 350 bambini in più. Nonostante l'Assessore Costa abbia dichiarato la sua intenzione di non chiudere alcuna scuola e nonostante la nostra sollecitazione ad assumere una posizione precisa in merito all'art. 3 del Decreto legge 154/08, non c'è stata ad oggi alcuna assunzione di responsabilità da parte della Regione Liguria, che invece ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro le misure in materia di apprendistato. Così come, all'epoca della Moratti, eravamo riusciti a bloccarne l'applicazione utilizzando le potenzialità dell'autonomia scolastica, così questa volta credo che la possibilità di intervenire sui provvedimenti "Gelmini-Tremonti" sia quello di creare una forte alleanza con "le" Autonomie: Comuni, Province, Comunità Montane, Regioni, che, tutte, sono toccate da questo attacco alla scuola e che dovranno pagare, in conseguenza, pesanti costi.

Intervista a Corrado Ezio Barachetti, segretario della FLC Cgil Lombardia

Dopo i provvedimenti "Gelmini" sulla scuola cosa è successo nella tua regione?

Il "movimento" in opposizione ai provvedimenti del governo ha mosso i primi passi già tra la fine di giugno e gli inizi di luglio, subito dopo la pubblicazione del DL 112.

Sono state le università le prime ad "accorgersi" di quanto danno alla scuola pubblica e più in generale ai settori della conoscenza quel provvedimento avrebbe prodotto. Erano, infatti, i giorni dove nelle università si svolgevano le assemblee per il personale non docente sulla piattaforma contrattuale. Via, via, le stesse assemblee sono state frequentate anche da personale docente, assegnisti di ricerca e dottorandi in particolare. In evidenza veniva posto sia il pesante taglio del fondo di finanziamento ordinario sia il tema a loro più caro del blocco del turn-over.

Le assemblee chiedevano la massima vigilanza su quel provvedimento e invitavano il sindacato ad organizzare unitariamente, al rientro della pausa estiva, momenti di informazione e mobilitazione. A scuole chiuse erano quindi solo le sedi universitarie e quelle degli enti di ricerca in grado di leggere da vicino gli effetti pesantissimi della successiva legge finanziaria 133.

A settembre all'inizio dell'anno scolastico in tutte le scuole, grazie ai docenti e alle famiglie, si è diffusa la mobilitazione e la protesta in varie province con varie iniziative, quali ad esempio: presentarsi ai cancelli d'ingresso con il lutto al braccio, esporre striscioni di protesta ai cancelli delle scuole riscontrando in non pochi casi la disponibilità della dirigenza scolastica o dell'amministrazione comunale.

A questo punto abbiamo concordato unitariamente con CISL e UIL di categoria di sviluppare in tutta la regione una campagna d'informazione che coinvolgesse oltre al personale della scuola anche le famiglie: sono state organizzate finora 786 assemblee in orario di servizio. Oltre 250 riunioni si sono svolte poi in tutta la regione nel tardo pomeriggio, alla sera, con le famiglie e con gli studenti.

Dalle informazioni che abbiamo risulta che alle assemblee di istituto hanno partecipato oltre 57.000 lavoratori e oltre 25.000 sono stati i partecipanti alle altre iniziative. Nel mese di ottobre abbiamo registrato anche significative prese di posizione sulla scuola di consigli comunali, di collegi docenti e di associazioni. A ottobre sono anche cominciate le assemblee presso i centri di ricerca sia sul rinnovo contrattuale sia riguardo alla situazione del personale precario. Stessa cosa sta succedendo nelle università dove si registra un'alta presenza di docenti, studenti e tecnico-amministrativi. La mobilitazione ha coinvolto anche altri soggetti, dai Cobas a Rete Scuole. Quest'ultimo movimento ha organizzato il 17 ottobre a Milano una manifestazione con 20.000 persone. Qui, raccogliendo la simpatia dei partecipanti abbiamo distribuito i volantini che annunciavano lo sciopero del 30.

Quali sono i punti più discussi nelle scuole? E le famiglie come hanno reagito?

L'attenzione crescente è palpabile anche attraverso le richieste pervenute a vario titolo, genitori, studenti, altre categorie del lavoro, dalle Camere del Lavoro di organizzare momenti di dibattito e riflessione sui temi legati al maestro unico, alla fine dell'esperienza della formazione a moduli e sui tagli della finanziaria per tutti i settori della conoscenza.

È un movimento molto ampio, quello che si sta sviluppando, e che si sta dimostrando capace di andare oltre il tema del "no al maestro unico!": è palese la preoccupazione per il futuro dei nostri giovani, i quali non nascondono l'ansia per se stessi e per il loro futuro. Aggiungo infine che vi è anche grande consapevolezza che questo non potrà davvero che "essere solo l'inizio!".

Secondo le tue previsioni, che adesione avrà lo sciopero del 30? E quanta gente verrà a Roma dalla tua regione?

Ad oggi siamo in grado di garantire una presenza organizzata attraverso mezzi di trasporto quali pullman e treno di quasi 3.000 persone. Sappiamo di altri che intendono raggiungere Roma con mezzi propri.

Le segreterie regionali di FLC CGIL, UIL scuola e GILDA Unams hanno pensato anche a chi il 30 non potrà essere a Roma. In contemporanea con la manifestazione nazionale, si terrà in Piazza S. Stefano di Milano un presidio/manifestazione in sostegno dello sciopero generale della scuola. In collegamento diretto con Roma, con l'ausilio di un maxi schermo, sarà possibile seguire la manifestazione e i discorsi che si terranno a Piazza del Popolo.

Sul dimensionamento delle reti scolastiche il governo – nonostante il conclamato federalismo – è intervenuto in un campo di competenza regionale. Come ha reagito la tua regione? E quali saranno, secondo te, le conseguenze sulla scuola?

La Regione Lombardia è stata l'unica che in sede di Conferenza delle Regioni si è dichiarata favorevole al Piano Programmatico della Gelmini. Una piena dimostrazione di fedeltà al Governo e in particolare della tenuta dell'asse Formigoni-Gelmini via Comunione Liberazione.

L'assessorato regionale, per paura di essere preso in contropiede ha anticipato con due interviste alle pagine milanesi di "La Repubblica" i rigidi dati conseguenza dell'applicazione del DL 154. Una scelta tutta politica per tagliare fuori dalla partita sia la Direzione scolastica regionale sia le amministrazioni provinciali avverse.

In alcune realtà, dove governano amministrazioni un pochino più avvedute, è stato possibile aprire tavoli di verifica almeno dei numeri. Occorre sapere che già con i provvedimenti di razionalizzazione dei primi anni novanta la Lombardia, accettando di stare dentro un processo eccessivamente virtuoso, aveva già provveduto a chiudere oltre il 15% delle sedi scolastiche. Oggi quel che si preannuncia è un ulteriore taglio che potrebbe arrivare fino a 86 scuole. Unitariamente abbiamo chiesto di sapere quali siano le sedi nel mirino e un incontro urgente in merito con la Regione e la Direzione scolastica regionale.

In alcune comunità montane ed in alcuni comuni delle province di Brescia, Bergamo, Sondrio, Varese vi è viva preoccupazione per la chiusura di alcuni loro plessi, anche perché sarebbero in grande difficoltà a mettere a disposizione una rete di trasporti pubblici in grado di coprire decentemente le distanze per raggiungere le nuovi sedi. Avrebbero inoltre difficoltà a reperire nuove aule presso altre sedi.

Intervista a Sergio Sorella, segretario della FLC Cgil Molise

Dopo i provvedimenti “Gelmini” sulla scuola cosa è successo nella tua regione?

Abbiamo subito cercato il contatto con Cisl e Uil per stabilire un percorso comune. Ho proposto delle assemblee unitarie ad inizio d'anno, ma all'inizio non è stato facile. E poiché dovevamo preparare l'iniziativa della CGIL il 27 settembre, ho provveduto a organizzare sei assemblee territoriali. Sono state molto partecipate (oltre 2.000 persone tra docenti ed ATA).

Appena indetto lo sciopero abbiamo provato a fare delle assemblee unitarie ma gli altri sindacati (Cisl, Uil e Snals) hanno preferito andare per conto proprio. In questi giorni stiamo chiudendo le ultime assemblee della regione, che hanno avuto tutte due elementi comuni: sono numerose e partecipate. Abbiamo investito la stampa dei problemi riguardanti la scuola. La concomitanza dell'inaugurazione della scuola di San Giuliano di Puglia ci ha consentito di fare controinformazione sullo stato disastroso dell'edilizia scolastica, in particolare nell'area del cratere.

Quali sono i punti più discussi nelle scuole? E le famiglie come hanno reagito?

La discussione riguarda le norme concernenti i tagli, l'aumento del numero di alunni, il maestro unico e più in generale la dequalificazione del lavoro scolastico. È montata la protesta nei primi ordini di scuola che però, nonostante i nostri sforzi, non ha investito pienamente la scuola superiore di secondo grado. Abbiamo promosso o direttamente o tramite le nostre RSU delle assemblee nelle scuole con i genitori e con gli studenti ed è emersa una voglia di conoscere meglio le ricadute dei provvedimento sul sistema scolastico territoriale. C'è comunque la consapevolezza, nuova rispetto al passato, che occorre reagire con una forte mobilitazione.

Secondo le tue previsioni, che adesione avrà lo sciopero del 30? E quanta gente verrà a Roma dalla tua regione?

Dal sentire comune dovrebbe essere lo sciopero più partecipato che si ricordi nella scuola. Molte le scuole che resteranno chiuse. C'è la determinazione giusta e la voglia di non farsi trattare da semplici burattini. il numero degli autobus prenotati è andato via via aumentando e oggi siamo già a dieci autobus: impensabile agli inizi perché è un dato che non ha riscontri simili nelle passate mobilitazioni. Vogliono venire a Roma i docenti, il personale ATA, i genitori, gli studenti, ma anche semplici cittadini interessati alle sorti della scuola pubblica molisana. La sola FLC porterà dunque a Roma almeno seicento persone.

Sul dimensionamento delle reti scolastiche il governo – nonostante il conclamato federalismo – è intervenuto in un campo di competenza regionale. Come ha reagito la tua regione? E quali saranno, secondo te, le conseguenze sulla scuola?

I governanti molisani, nonostante i pericoli adombrati in materia, hanno preferito allinearsi alle posizioni del governo centrale. A domanda specifica hanno preferito glissare. Non si sono pronunciati nel merito. Abbiamo sollecitato tutte le autorità locali a prendere una posizione in materia, ma purtroppo non si è generata nessuna discussione virtuosa.

Stante la situazione molisana con 136 comuni nei quali la popolazione scolastica continua a diminuire, in un territorio spesso con cattive vie di comunicazione ed in generale privo di infrastrutture, le previsioni del dimensionamento saranno pesantissime. Dovrebbero chiudere almeno una quarantina di plessi e dovrebbero ridursi di almeno 20 le istituzioni scolastiche. Il tutto in assenza di una politica territoriale sull'istruzione. Ciò comporterà un ulteriore impoverimento e l'impossibilità di costruire, attorno ad una buona istruzione di qualità, le premesse per una crescita complessiva della società molisana.

Intervista a Giusto Scozzaro, segretario regionale della FLC Cgil Sicilia

Dopo i provvedimenti “Gelmini” sulla scuola cosa è successo nella tua regione?

I sindacati confederali di categoria insieme allo Snals e alle associazione delle famiglie e dei disabili hanno convocato due conferenze stampa iper denunciare i provvedimenti del Governo e le ricadute sulla scuola. Insieme ai segretari regionali delle confederazioni abbiamo incontrato il Presidente della Regione Lombardo il quale ha assunto formalmente le preoccupazioni dei sindacati e inoltrato una richiesta al Ministro Gelmini di revisione dei tagli sugli organici e del provvedimento sulla rete scolastica. Abbiamo poi incontrato in tutte le province i coordinamenti dei precari nati spontaneamente e partecipato ad iniziative di protesta spontanee a Messina, Catania, Palermo, Agrigento, Siracusa, Trapani. Il 17 settembre, primo giorno di scuola in Sicilia, si è svolta una manifestazione regionale unitaria con sit-in davanti alla sede dell’USR a cui hanno partecipato oltre 3 mila lavoratori e lavoratrici. Le segreterie unitarie hanno programmato un piano di assemblee unitarie nelle scuole e incontri pubblici per informare i lavoratori e i cittadini sui provvedimenti del Governo. Si sono svolti il 5, il 18 e il 26 ottobre volantinaggi nelle città siciliane, abbiamo partecipato a consigli comunali aperti (Bagheria, Misilmeri, Godrano, Comitini, Bivona, Partinico, Petralia Sottana, Santa Ninfa ed altri ancora in tutte le province) e a incontri con associazioni delle famiglie e degli studenti. Alcuni consigli comunali hanno approvato ordini del giorno contro i provvedimenti Gelmini. La FLC, quasi in tutte le province, ha convocato i comitati direttivi e attivi con RSU e delegati. In molte scuole sono state organizzate "notti bianche" con dibattiti e momenti ricreativi partecipate da studenti, genitori, amministratori locali, parlamentari, personale della scuola.

Quali sono i punti più discussi nelle scuole? E le famiglie come hanno reagito?

I punti più discussi nelle assemblee nelle scuole sono le ricadute occupazionali, l’assenza di un progetto di riforma organico, la necessità di una vera riforma della scuola secondaria, il maestro unico, l’esigenza di una scuola di qualità, le poche risorse per la scuola, i salari inadeguati dei docenti e del personale ATA, la preoccupazione per la tenuta democratica e il futuro dei figli, la chiusura di sedi scolastiche nei piccoli comuni che non potranno garantire i servizi di trasporto, la riduzione delle ore di sostegno per l’integrazione. In particolare i rappresentanti delle famiglie e le famiglie stesse sono preoccupati per la qualità della scuola primaria che si abbasserà con il maestro unico; ancora le famiglie si pongono interrogativi sulle conseguenze che questo avrà sulla loro organizzazione familiare e sulla loro possibilità economica di cambiarla. Le associazione delle famiglie dei disabili pongono con forza e preoccupazione la condizione dei loro figli in una scuola che non garantisce un’assistenza adeguata in assenza dei servizi che dovrebbero essere forniti dagli enti locali.

Secondo le tue previsioni, che adesione avrà lo sciopero del 30? E quanta gente verrà a Roma dalla tua regione?

Stiamo registrando segnali molto positivi; molte scuole chiuderanno di sicuro con un’astensione dal lavoro elevata. Abbiamo problemi ad assecondare tutte le richieste per la partecipazione alla manifestazione di Roma. Solo la FLC siciliana porterà oltre 1.350 persone provenienti da tutte le province con un treno e 6 pullman in partenza da Caltanissetta, Catania, Enna, Palermo, Siracusa. Per dare una risposta ai tanti che oltre che scioperare vogliono manifestare il 30 ottobre, contemporaneamente a quella di Roma, si svolgeranno manifestazioni provinciali (unitarie e non) a Caltanissetta, Catania, Messina, Palermo, Siracusa e Trapani.

Siamo informati che dalla Sicilia arriveranno 3 pullman organizzati dalle famiglie (Palermo) e 3 pullman di studenti (da Siracusa, Enna, Palermo).

Sul dimensionamento delle reti scolastiche il governo – nonostante il conclamato federalismo – è intervenuto in un campo di competenza regionale. Come ha reagito la tua regione? E quali saranno, secondo te, le conseguenze sulla scuola?

Sul dimensionamento della rete scolastica il Presidente della Regione Siciliana ha annunciato il ricorso alla Consulta. Il dimensionamento, se non operato con le necessarie deroghe anche per i comuni non rientranti nei criteri, potrebbe determinare problemi per alcune comunità e famiglie a causa dell’assenza di servizi di trasporto non sempre assicurati dai Comuni, la conseguenza potrebbe essere un aumento della dispersione scolastica.

Intervista a Gianna Fracassi, segretaria regionale della FLC Cgil Toscana

Dopo i provvedimenti "Gelmini" sulla scuola cosa è successo nella tua regione?

In Toscana dopo l'approvazione della legge 133/08 e soprattutto del decreto legge 137/08, si è avviata una forte mobilitazione. E' stato immediatamente elaborato un documento unitario (con Cisl, Uil, Snals e Gilda) a livello regionale "Non strappate questa pagina" e organizzato nel mese di settembre un forum di tutte le associazioni professionali e organizzazioni sindacali regionali per ribadire la contrarietà a questi provvedimenti del governo. A livello territoriale sono state organizzati volantinaggi in tutte le scuole in occasione dell'avvio delle lezioni e indette centinaia di assemblee, che hanno visto una partecipazione straordinaria dei lavoratori della scuola. Abbiamo, inoltre, prestato anche molta attenzione all'informazione: un lavoro molto capillare, fatto di tante iniziative il cui obiettivo era far comprendere alle famiglie, ai cittadini la reale portata dei provvedimenti governativi: in questo senso, quindi, oltre alla nostra visibile partecipazione alla giornata di mobilitazione della Cgil del 27 settembre, vanno ricordati i volantinaggi ai mercati, le conferenze stampa unitarie, la partecipazione alle decine e decine di riunioni serali con i genitori e i comitati, gli attivi con i delegati di altre categorie. Importante è stata l'azione di sensibilizzazione degli enti locali. Inoltre sono state organizzate iniziative pubbliche quali convegni e dibattiti, un sit-in che si è svolto contemporaneamente in tutte le province toscane in occasione dell'approvazione del decreto 137 alla Camera. Nella fase di avvicinamento allo sciopero sono state indette una serie di manifestazioni quali fiaccolate, cortei in quasi tutte le province, che hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di persone.

Quali sono i punti più discussi nelle scuole? E le famiglie come hanno reagito?

Nelle scuole i punti più discussi sono stati il maestro unico, l'abrogazione del tempo pieno, la riduzione del tempo scuola, il taglio degli indirizzi nella scuola secondaria, la "razionalizzazione" della rete scolastica, il taglio del numero dei docenti e del personale Ata e il generale impoverimento della scuola pubblica che da questi provvedimenti deriva. La risposta delle famiglie non si è fatta attendere ed è stata molto efficace. Si sono costituiti comitati spontanei in difesa del tempo pieno, che nella mia regione è diffuso e riguarda il 42% delle classi, del tempo scuola e contro il maestro unico e la chiusura delle piccole scuole. In moltissimi casi alla nostra mobilitazione si sono affiancate iniziative dei comitati genitori che hanno portato in piazza migliaia di persone. Occorre ricordare inoltre anche la forte mobilitazione degli studenti toscani delle ultime due settimane.

Secondo le tue previsioni, che adesione avrà lo sciopero del 30? E quanta gente verrà a Roma dalla tua regione?

A mio parere lo sciopero in Toscana andrà benissimo. Abbiamo già notizie di moltissime scuole che chiuderanno completamente e il clima che abbiamo verificato nelle assemblee, ci fa davvero ben sperare. Dalla mia regione la partecipazione alla manifestazione sarà altissima: oltre 160 pullman già prenotati, che temo non saranno sufficienti e quindi aumenteranno nei prossimi giorni, molti comitati genitori si sono organizzati autonomamente e tantissima gente verrà in treno. Sarà notevole anche la partecipazione degli studenti.

Sul dimensionamento delle reti scolastiche il governo – nonostante il conclamato federalismo – è intervenuto in un campo di competenza regionale. Come ha reagito la tua regione? E quali saranno, secondo te, le conseguenze sulla scuola?

La regione Toscana si è subito dichiarata molto preoccupata per i provvedimenti Gelmini-Tremonti. Ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto legge 112 (ora legge 133) per la parte relativa all'organizzazione della rete scolastica e ricorrerà avverso il Decreto legge 154 per gli stessi motivi. La giunta è stata presente, inoltre, nella persona dell'Assessore all'Istruzione, alle numerose iniziative indette dalle organizzazioni sindacali e dai comitati genitori rappresentando così la solidarietà del governo regionale alle istanze dei lavoratori, genitori e studenti.

Le conseguenze per la scuola toscana sono molto gravi. Infatti oltre alla perdita di posti di lavoro che è nell'ordine di diverse migliaia tra personale docente e Ata e alla cancellazione del tempo pieno in una regione dove il 42% dei bambini frequenta questo tipo di classi, con punte del 60% nelle province di Firenze e Prato, il dimensionamento selvaggio potrebbe portare alla chiusura di molti piccoli plessi alla cancellazione di una ottantina di istituzioni scolastiche nella nostra regione, collocate, per una buona percentuale, nei comuni montani e nelle piccole isole… tutto questo senza che vi sia un progetto condiviso con gli enti locali e la Regione.

Intervista a Gloria Bertoldi, segretaria della FLC della Provincia autonoma di Trento

Dopo i provvedimenti “Gelmini” sulla scuola cosa è successo nella tua regione?

A partire dai primi mesi di settembre sono cominciate telefonate e visite al sindacato di lavoratori con richieste di chiarimenti e subito dopo anche richieste di assemblee. A quel punto abbiamo preso contatto con le altre sigle sindacali e preparato insieme un calendario fitto di assemblee. La prima assemblea si è tenuta il 24 settembre e poi quasi ogni giorno, in alcuni casi accorpando più scuole, in altri tenendone anche due al giorno, nelle prime ore del mattino nei comprensivi e nelle ultime due ore alle superiori.

Quali sono i punti più discussi nelle scuole? E le famiglie come hanno reagito?

Venivano illustrati il 2° biennio del contratto firmato il 5 settembre e la situazione politica; ma poi, quasi dappertutto, si finiva per discutere solo della situazione politica scolastica, la cui problematica prevaleva persino sull'approfondimento non solo del contratto collettivo ma anche del contratto di istituto. I lavoratori ci chiedevano il perché non fosse stato ancora dichiarato sciopero.

La partecipazione alle assemblee è stata e continua essere numerosa, gli insegnanti sono preoccupati ed arrabbiati; in alcune scuole dichiaravano di voler partecipare a tutti gli scioperi proposti (il 3, il 17 e anche il 30 ottobre). Ci siamo molto preoccupati che nella discussione fossero coinvolti i genitori, i collegi docenti e i cittadini. L'informazione è molto importante in questo momento perché in Trentino voteremo il 9 novembre, quindi il Presidente uscente del centro-sinistra ha dichiarato che in Trentino i provvedimenti Gelmini non sarebbero stati applicati, mentre il suo avversario del centro-destra, esponente della Lega, ne ha spiegato la bontà degli stessi.

Per quanto riguarda le famiglie, non ci sono state forti prese di posizioni, come invece è accaduto altrove, gli insegnanti comunque si sono impegnati a parlare con loro in occasione dei vari incontri. Gli argomenti principali sono il maestro unico, l'accorpamento delle classi di concorso, i posti di lavoro dei precari, i tagli all'università. Con la confederazione abbiamo fatto una manifestazione di piazza il 26 settembre a Rovereto: da lì ha avuto inizio una raccolta di firme contro il maestro unico che poi è proseguita il 27 in piazza a Trento in occasione dell'iniziativa nazionale a favore dei diritti. Anche nelle assemblee abbiamo presentato la petizione e fino ad oggi abbiamo raccolto 1.500 firme (coinvolgendo personale scolastico e singoli cittadini).

Secondo le tue previsioni, che adesione avrà lo sciopero del 30? E quanta gente verrà a Roma dalla tua regione?

La percezione è che nelle scuole l'adesione possa essere alta. Fino ad oggi sappiamo che per la manifestazione di Roma, partiranno da Trento tre pullman. Anche a Bolzano ne hanno organizzato uno.

Sul dimensionamento delle reti scolastiche il governo – nonostante il conclamato federalismo – è intervenuto in un campo di competenza regionale. Come ha reagito la tua regione? E quali saranno, secondo te, le conseguenze sulla scuola?

Per quanto riguarda il dimensionamento, nella nostra provincia è stato realizzato nel 2000, da allora abbiamo solo istituti comprensivi con scuola media e primaria, istituti superiori e in alcuni casi istituti comprensivi primaria-media e superiori; quindi non siamo coinvolti da questo aspetto della riforma.