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No al decretino: la dichiarazione di voto della delegazione valore scuola

Le ragioni del parere contrario espresso dalla delegazione “Valore Scuola” in merito all’art.1 sono riferite alla finalizzazione del progetto alla “prima attuazione delle innovazioni e all’introduzione dei Piani di studio personalizzati per la scuola primaria

16/07/2003
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Le ragioni del parere contrario espresso dalla delegazione “Valore Scuola” in merito all’art.1 del provvedimento sono riferite alla finalizzazione del progetto alla “prima attuazione delle innovazioni coerenti con le linee di riforma configurate dalla legge 53/03” e all’introduzione dei Piani di studio personalizzati per la scuola primaria attraverso modalità non conformi alle procedure previste dalla stessa legge 53/03, agli artt. 1 e 7.

L’art. 1 della legge 53, infatti, prevede che l’attuazione avvenga attraverso specifici decreti legislativi e l’art. 7 stabilisce l’individuazione dei piani di studio attraverso l’adozione di regolamenti di cui all’art. 117 della Costituzione e dell’art. 17 Legge 400/88, sentite le Commissioni Parlamentari competenti.
La bozza di decreto ministeriale in esame, invece, utilizza in modo improprio l’art. 11 D.P.R. 275/99 per avviare una prima attuazione e per introdurre i nuovi piani di studio, al di fuori dei pareri e delle procedure previste dalla stessa legge delega.

In questo modo il progetto nazionale risulta carente delle condizioni previste dallo stesso art. 11, la cui finalità è l’esplorazione di possibili innovazioni ordinamentali. A questo fine il comma 2 dell’art.11 indica precise condizioni che non sono riscontrabili nel provvedimento proposto all’esame del CNPI, infatti:

  • non sono indicati con chiarezza gli obiettivi perché il progetto è genericamente finalizzato alla prima attuazione di innovazioni non meglio definite e affidate alle diverse scelte delle scuole sulla base dell’ attivazione dei piani di studio delle Indicazioni Nazionali;

  • non è stabilita una durata predefinita, perché il progetto decorre dall’anno scolastico 2003/04 e dura fino a quando non saranno adottati i provvedimenti esecutivi della legge 53/03;

  • non è prevista la valutazione dei risultati, né sarebbe possibile in assenza delle prime due condizioni.

Ne consegue che il progetto nazionale proposto dall’amministrazione non si configura come una iniziativa volta a esplorare, sulla base della valutazione dei risultati ottenuti, la possibilità e la validità di innovazioni degli ordinamenti e l’introduzione di nuovi curricoli. Il provvedimento amministrativo proposto si prospetta, invece, come un’attuazione anticipata e parziale del decreto legislativo attuativo che, appena approvato, si sostituirà e completerà il progetto nazionale di innovazione.

La motivazione indicata nelle premesse al provvedimento, relativa al diretto coinvolgimento della comunità scolastica e alla valorizzazione del contributo specifico delle pratiche didattiche, è del tutto condivisibile e deve essere perseguita attraverso un’ampia consultazione delle scuole e degli insegnanti sulle Indicazioni Nazionali, sul Profilo dello studente e sulle linee guida dei decreti attuativi.

L’avvio della prima attuazione presuppone, infatti, che il percorso di consultazione e di sperimentazione diffusa delle innovazioni che si vogliono introdurre sia già stato realizzato. Siamo invece in presenza degli esiti di una sperimentazione numericamente esigua, attuata in condizioni che questo CNPI aveva già considerate carenti e di una sintesi degli esiti piuttosto approssimativa.
Le contraddizioni del provvedimento sono messe in luce anche dal dispositivo approvato a maggioranza, che condiziona il parere favorevole espresso alla cancellazione della finalità stessa del decreto: “ una prima attuazione delle innovazioni coerenti con le linee di riforma configurate dalla predetta legge n° 53/2003”.

Dichiarazione voto

Dichiarazione di voto di Dario Missaglia, a nome della delegazione “Valore Scuola” del CNPI
nella seduta del 15 luglio, relativa al punto dell’ordine del giorno: “ Progetto di innovazione relativo agli obiettivi di apprendimento per i primi due anni della scuola elementare”

Voglio subito esprimere il mio apprezzamento, anche a nome di tutta la delegazione, per il lavoro che il Comitato orizzontale scuola elementare ha istruito così come per i toni e le argomentazioni che ho ascoltato da parte di chi mi ha preceduto.
La diversa valutazione finale che noi esprimeremo non inficia tutto ciò, anzi io credo che anche chi oggi voterà in maniera diversa, dando il proprio consenso condizionato al provvedimento, apprezzerà l’utilità e l’importanza della nostra decisione.
Questo decreto cade in un momento cruciale per la L.53 e la sua attuazione.Non richiamo, in quanto note, le diverse valutazioni su quella legge. Ma certo oggi siamo tutti preoccupati del fatto che ancora una volta non si prospetta una politica di investimenti volta a valorizzare la scuola pubblica. Neppure nel Dpef, stando alle prime indiscrezioni, la scuola avrà certezza di quelle risorse necessarie per costituire uno dei terreni di investimento del Paese e ciò è drammaticamente grave perché condanna la scuola all’abbandono, alla marginalità e, come si vede, anche alla improvvisazione.
Vedete, la L.53 prevede strumenti chiari per la sua attuazione: decreti legislativi e regolamenti, altro non è dato. Certamente il Parlamento può tornare su quelle decisioni: Può ritenere più utile, vista la situazione attuale, prendere una pausa di riflessione, sospendere a tempo l’attuazione della legge e concertare con i sindacati e le associazioni della scuola una sperimentazione nazionale in grado di verificare sul campo alcuni nodi della riforma per fare poi, della valutazione di quella esperienza, un nuovo materiale per elaborare nuove proposte.
Ma così non è . Non c’è alcuna decisione del Parlamento e la sperimentazione ai sensi dell’art.11 del DPR 275 , evocata dalla bozza ministeriale, non si può chiamare sperimentazione.
Questo strumento, tecnico e politico, richiede infatti un progetto definito nelle finalità, nei tempi, obiettivi e risorse. Nessuno di questi requisiti è assicurato. Come si fa a scrivere “fino a quando non saranno adottati::”. E se il decreto fosse varato a novembre cosa si dirà alle scuole “abbiamo scherzato ?”. E ancora, non c’è nulla sulla strumentazione di monitoraggio e valutazione che devono accompagnare una seria sperimentazione. In questo quadro, state attenti, voi correte il rischio di avallare due gravi conseguenze:
- se l’autonomia, che condividiamo tutti come valore forte, non viene esercitata in un quadro nazionale di coerenze definite, quella autonomia scade in un fai da te invalutabile ed improduttivo.
- i “piani di studio personalizzati” che oggi costituiscono una scrittura privata ed anonima,
acquisterebbero una immeritata cittadinanza nella scuola. Il Ministro li invii piuttosto alle commissioni parlamentari per il parere e come bozza di regolamento li restituisca al CNPI per il parere.
Ed infine, detto che sulle osservazioni e proposte che riguardano l’art.2, siamo del tutto d’accordo, vengo al punto centrale. Il Consigliere Massenti ( Snals) ha lucidamente espresso il valore di una proposta che, attraverso il consenso subordinato, obbligherà l’amministrazione o ad accogliere o a respingere formalmente la proposta di modifica.Non ci sfugge che chiedere la soppressione della frase “una prima attuazione delle innovazioni coerenti…”, rappresenti un nodo cruciale e condivisibile. Voglio anzi sottolineare che voi state affermando una cosa fondamentale: che quel provvedimento, così come è scritto, è illegittimo e se tale resterà, dovrete insieme a noi denunciarne l’illegittimità. In fondo ci differenziamo in questo. Voi, rilevando le ragioni dell’illegittimità, chiedete di sopprimere ciò che lo rende illegittimo. Noi riteniamo invece che proprio quel passaggio, essendo la ratio del provvedimento, non potrà essere modificato e per questo votiamo contro quella bozza di decreto.
Non nascondo che se fossimo in un altro contesto, alle prese con un Governo che rispetta le regole, che si confronta con i sindacati e le associazioni, un atto di fiducia si potrebbe rischiare. Ma così non è , purtroppo. Non per un nostro pregiudizio ma per i troppi e gravi fatti che sono sotto gli occhi di tutti, riteniamo in piena coscienza di esprimere il nostro no.

Roma, 16 luglio 2003