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LINK-FLC CGIL-ADI: basta speculazioni su studenti, precari e dottorandi

Gli atenei pubblici devono garantire i corsi per l’acquisizione dei 24 cfu e i costi dei corsi di specializzazione per il sostegno debbono essere a carico dello stato.

14/01/2019
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Sul nuovo sistema di reclutamento della scuola secondaria tanti sono gli elementi critici emersi, che come FLC CGIL, LINK e ADI abbiamo subito rilevato: la mancanza di una formazione adeguata per gli insegnanti del domani, l’esclusione della possibilità di partecipare per più classi di concorso per le quali si hanno i requisiti, l’impossibilità per i neolaureati di concorrere su sostegno, il blocco di cinque anni nello stesso istituto.

A questo si aggiunge la necessità di acquisire i 24 crediti nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche mentre la gran parte degli Atenei non hanno ancora avviato i percorsi per l’acquisizione dei crediti, lasciando coloro che vogliono conseguirli alla mercè di Università private e telematiche che richiedono costi ingenti e spesso sacrificano la qualità della formazione. In seguito alle nostre mobilitazioni, nelle Università pubbliche è stata introdotta la gratuità dei corsi per gli studenti ancora non laureati, un semestre aggiuntivo gli studenti e una tassazione sulla base del reddito per laureati, dottorati e insegnanti. Per questo è necessario che gli Atenei pubblici si adoperino per garantire l’erogazione dei percorsi dei 24 CFU con le garanzie economiche e di qualità formativa a cui ha diritto chi fruisce dei corsi.

Contemporaneamente chiediamo al governo un’inversione di rotta sui costi dei TFA: è inammissibile che un laureato, un dottorando o un docente precario debbano pagare 3.500 euro per formarsi e accedere all’insegnamento su posti di sostegno, quando l’offerta formativa degli atenei deve essere garantita dallo stato e dalla fiscalità generale.

Un Paese che non investe in formazione e scarica su studenti e precari l’intero costo dei percorsi formativi che vogliono frequentare è un Paese ingiusto, che opera una selezione sulla base delle condizioni economiche.

Continueremo ad organizzare assemblee e a mobilitarci per un sistema di accesso all’insegnamento che guardi alle reali esigenze didattiche delle scuole e di formazione degli studenti e delle studentesse.