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Scuola, un calcio alle graduatorie

Pubblichiamo una lettera apparsa nell'apposita rubrica del quotidiano "La Repubblica" di venerdì 10 agosto.

13/08/2001
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Pubblichiamo una lettera apparsa nell'apposita rubrica del quotidiano "La Repubblica" di venerdì 10 agosto.

La lettrice fa riferimento ad un'altra lettera, pubblicata alcuni giorni prima,nella quale si denunciava il taglio degli organici ATA e la situazione delle segreterie delle scuole.

Siamo d'accordo con le considerazioni di Adele Barone.

Roma, 13 agosto 2001

Testo lettera

Finalmente viene pubblicata una lettera sul caos provocato dal decreto Moratti sul personale della scuola, in barba ai più elementari diritti. Non ho letto, e mi sembra impossibile che nessuno le abbia scritte, altre lettere a questo proposito; inoltre, mi sembra, che nessun giornalista e nessun politico abbia scritto una riga di commento, e nessun giornale riportato un «moto» dei sindacati per questa situazione scandalosa che ha permesso, nonostante graduatorie permanenti definitive già da un anno, a persone che hanno lavorato nel settore privato (grazie a conoscenze, a convinzioni religiose o quant'altro) di scavalcare, calpestando diritti acquisiti e certi, chi aveva invece regolarmente lavorato per conto dello Stato seguendo l'iter regolare, attendendo con pazienza le supplenze.
Non solo, ma queste persone oggi potranno lavorare nello Stato ed essere immesse in ruolo, quando invece non potrà accadere il contrario, vale a dire le scuole private continueranno a non accettare come insegnanti persone che non gradiscono (ad esempio nella scuola cattolica separati, divorziati, conviventi).
C'è di più: chi ha lavorato per lo Stato con un contratto privatistico - ad esempio il Progetto Lingue 2000, fiore all'occhiello del ministero per il potenziamento della conoscenza delle lingue - vale a dire con un contratto di prestazione d'opera, quindi scelto al di fuori della graduatoria, così come capita in tutte le scuole private, non vede riconosciuto alcun punteggio, pur avendo insegnato per lo Stato, con fondi del ministero, nel regolare orario scolastico e partecipando a tutte le attività di consigli di classe, scrutini.
Siamo veramente al paradosso: se lo Stato si «privatizza» , niente è riconosciuto all'insegnante, se l'insegnante lavora in una scuola privata, lo Stato riconosce il servizio.
Il signore che ha scritto a Repubblica ha ragione, il principio della certezza del diritto non esiste più, e con questa maggioranza allergica alle regole, o meglio, desiderosa di farle a proprio uso e consumo, vedremo i nostri diritti sempre più calpestati in nome di quella che fanno passare per efficienza, e che invece è meglio chiamare interesse, narcisismo, disprezzo delle persone e del lavoro, soprattutto, voglia di smantellamento dello Stato.
A questo proposito, sottolineo che la parola «pubblica» è stata eliminata dalla denominazione del ministero. Vorrei che qualche politico attento almeno, sollevasse con veemenza i problemi, cosa che non è stata fatta finora, e facesse capire ai cittadini, che forse sono un po' addormentati dal caldo, come questi grandi attentati alla legalità, di cui quello della scuola è solo un esempio, ci porteranno verso una strada senza uscita.

Adele Barone - Ancona