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Diventa operativa la legge Gelmini: indispensabile un percorso democratico di definizione dei nuovi statuti

Il segretario generale della FLC CGIL scrive ai rettori degli atenei italiani.

25/01/2011
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La Legge 240 del 20 dicembre 2010 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.10 del 14-1-2011, supp.ord. n.11. L’entrata in vigore è prevista per il prossimo 29 gennaio ed entro il 29 gennaio 2012 dovranno essere predisposti tutti i decreti attuativi previsti dalla legge.

Gli atenei hanno quindi, a partire da questa data, 6 mesi di tempo (fino al 29 luglio 2011) per riscrivere gli statuti, con una ulteriore tolleranza di 3 mesi, sulla base di quanto definito dalla Legge al titolo I.

La FLC CGIL fin da subito ha cercato di contrastare l’iter di approvazione del disegno di legge e le politiche del governo che, già attraverso la legge 133 e le disposizioni finanziarie successive (i provvedimenti connessi all’organizzazione didattica – in particolare il D.M. 22 settembre 2010 n. 17 –, la legge Brunetta e gli interventi di sistematica riduzione del diritto allo studio) hanno gravemente minato l’autonomia, la qualità e la dimensione pubblica del sistema universitario italiano, nonostante i proclami meritocratici del Ministro.

Le prospettive

Si apre oggi una fase ancora più complessa. Ferma restando la necessità di una vera riforma dell’Università e la nostra opposizione all’impianto di questo provvedimento, dovremo impegnarci assieme ai protagonisti dello straordinario movimento degli ultimi mesi, con tutti gli strumenti sindacali e amministrativi a disposizione, ad incidere in maniera determinante nei punti nodali del sistema universitario toccati dalla riscrittura.

A differenza della Legge voluta dall’ex Ministro Moratti, rimasta in gran parte lettera morta, la legge Gelmini su alcuni punti è immediatamente operativa, pur rimandando a successivi decreti e regolamenti la formazione della gran parte delle sue previsioni.

Si deve intervenire innanzitutto nel processo di ridefinizione della governance degli atenei a garanzia e difesa della loro dimensione pubblica, della libertà di ricerca e insegnamento, degli spazi di democrazia e autogoverno dell’istituzione.

In tutti gli atenei d’Italia si avvia quindi una intensa fase di riorganizzazione degli statuti che non può, a nostro parere, essere gestita col semplice intento di “limitare i danni”.

La legge, infatti, favorisce una riorganizzazione centralistica e burocratica degli atenei e la sostanziale riduzione dell’autonomia universitaria. Impressionante è il rischio di derive privatistiche dei consigli di amministrazione e della gestione dei bilanci,  fino alla cancellazione degli organi di autogoverno e degli spazi di autogoverno della comunità accademica e l’azzeramento degli organi rappresentativi.

Tuttavia, nelle more degli ampi margini e delle indecisioni che le indicazioni presenti nella legge prefigurano, a nostro parere è possibile e doveroso avviare un confronto ampio e partecipato sui migliori assetti organizzativi di cui gli atenei italiani dovranno dotarsi al fine di temperare e svuotare l’eccesso dirigistico e privatistico contenuto nella legge. E’ comunque indispensabile avere come obiettivo una riorganizzazione fondata su un preciso e condiviso progetto strategico e culturale cercando di evitare sia la deriva aziendalista che il pericolo gattopardesco: una trasformazione finalizzata a lasciare inalterati gli equilibri, gli assetti e soprattutto i poteri consolidati. Con identica attenzione e progettualità vanno immaginate le federazioni tra gli atenei, che si auspica vengano effettuate solo ed esclusivamente a partire da una visione culturale e non da un bricolage accademico.

Peraltro, indipendentemente dal futuro statuto di ateneo e dalla riorganizzazione in dipartimenti e scuole o facoltà di cui ci si doterà, la definizione di moltissime e rilevanti materie è demandata a successivi regolamenti di ateneo sui quali, in particolare in tema di qualificazione professionale, valutazione, carriere e programmazione, è necessario svolgere un ruolo propositivo e al tempo stesso di controllo sulle scelte che avranno ricadute significative su tutti i lavoratori.

Come FLC siamo fin da subito impegnati nella richiesta di un percorso democratico per la definizione delle commissioni che dovranno elaborare i nuovi statuti.