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Federalismo e Università: il bricolage istituzionale

La Provincia autonoma di Trento compra l'Università.

01/02/2010
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Con un accordo tra Governo e Provincia di Trento, la Provincia, staccando un assegno da 4,1 miliardi di euro al Ministero dell’Economia, si è comprata le competenze statali in materia di ammortizzatori sociali e di Università. Ciò significa che da oggi l’Università di Trento è interamente a carico della Provincia per il suo finanziamento; e, poiché anche tra le belle montagne trentine vale la regola che chi paga decide, si tratta ora di capire quali saranno le conseguenze di tale scelta. In questa storia, la maglia nera va subito attribuita al Ministero dell’Economia, che per fare cassa non solo decide di vendere pezzi di demanio come isole, spiagge, ville storiche; ma passa decisamente alla cartolarizzazione delle funzioni istituzionali di competenza statale. Forse il prossimo passo può essere la cessione della Marina Militare alla Sardegna o alla Liguria, o dell’INPS alla Tunisia. Si spalanca, su questo terreno, un universo di possibilità alla fantasia creativa di Tremonti. L’altra maglia nera va al Miur, che si rivela sempre di più una dépendance del Ministero dell’Economia, e che non ha nemmeno il guizzo di dignità di interrogarsi sul senso della scelta, né di difendere le proprie competenze istituzionali.

Il primo risultato di questa decisione sta nella rottura, anche formale, dell’unitarietà del sistema universitario nazionale. Il sistema è già frammentato nei fatti, con assetti ed esiti formativi e di ricerca fortemente divaricati tra Atenei e territori; con Università private e telematiche cresciute all’ombra delle protezioni politiche e ministeriali; con ammiccamenti e concessioni agli Atenei privati e confessionali, cui vengono accordati fondi e deroghe normative rispetto ai necessari requisiti didattici. In molti casi, laureifici senza dignità che mortificano chi prova a lavorare seriamente nel pubblico. Adesso si passa alla fase due: quella che, in nome dell’emergenza finanziaria, travolge senza ritegno qualunque idea di progettualità istituzionale, passando direttamente alla vendita sul mercato. E meno male che, in questo caso, l’acquirente è un’istituzione pubblica.

Adesso però occorre capire che ruolo vorrà giocare, e che intenzioni la Provincia di Trento manifesti sulla "sua" Università: in che direzione vorrà piegare le politiche di Ateneo, l’offerta formativa, la collocazione dell’Università nei rapporti esterni. E quali conseguenze ci saranno sui dipendenti, sull’attività di ricerca, sul diritto allo studio. Noi continuiamo a pensare che il sistema universitario ha un senso in quanto risorsa nazionale, e che le necessarie autonomie a tale sistema devono fare riferimento; per questo chiederemo al Miur e alla Provincia di Trento l’apertura di un tavolo immediato sul quale affrontare il tema delle garanzie e dei vincoli che devono mantenere quell’Ateneo nell’ambito del sistema universitario nazionale.

L’iniziativa della Provincia di Trento non costituisce però un caso isolato: seppure con intenti diversi e con risorse molto minori, diverse Regioni si stanno ponendo il problema di un rapporto più forte e strutturato con i rispettivi Atenei; in qualche caso con positive intenzioni di consolidare e rafforzare una risorsa per il territorio, in altri casi vedendo nelle Università un interessante terreno di conquista. Le iniziative assunte nei mesi passati da molte Regioni si muovono in quest’ampio ventaglio di interessi ed atteggiamenti. Occorre, su questo fronte, sviluppare un’iniziativa generalizzata della FLC, che cominci in ogni Regione a richiedere tavoli di confronto finalizzati a verificare la disponibilità delle Istituzioni a sostenere il sistema universitario, a maggior ragione in presenza dei tagli previsti dalla L. 133/08, che metteranno molte Università in condizioni di inagibilità. Una disponibilità che può manifestarsi con forme e modalità diverse, sul fronte del finanziamento, del sostegno alla ricerca, del rapporto con le imprese, della crescita dei talenti del territorio, di un reclutamento mirato di giovani, del rafforzamento degli strumenti del diritto allo studio, ecc. Avviare cioè una fase che consenta di consolidare il rapporto con il territorio di riferimento, senza mediazioni e cedimenti sul terreno della reciproca autonomia e del mantenimento dell’autonoma identità istituzionale degli Atenei. Occorre respingere con fermezza tutti i tentativi di utilizzare le normative introdotte da questo Governo, dalla possibilità di costituire Fondazioni a carattere privatistico in avanti, nel senso di snaturamento dell’identità istituzionale del sistema nazionale di alta formazione e ricerca.

Roma, 1 febbraio 2010