Elezioni CSPI, si vota il 7 maggio 2024

Home » Università » Il Corriere della Sera: Zecchino: maggiore autonomia per rendere vitale l'Università

Il Corriere della Sera: Zecchino: maggiore autonomia per rendere vitale l'Università

Zecchino: maggiore autonomia per rendere vitale l'Università

27/11/1999
Decrease text size Increase  text size

Zecchino: maggiore autonomia per rendere vitale l'Università (27/11/1999)

Ortensio Zecchino

ministro dell'Università e della Ricerca scientifica

Caro direttore, saluto con soddisfazione il rilievo che il suo giornale ha inteso dare ad una questione di importanza politica primaria per il futuro del Paese.

La decisione di proporre al Parlamento una modifica dello stato giuridico dei docenti ormai indifferibile, nel quadro di una radicale riforma del sistema universitario, è stata assunta nella piena consapevolezza di toccare materia scottante, che vede contrapposti interessi e schieramenti trasversali.

L'autonomia che ci avviamo a riconoscere a ciascuna università di definire con inedita flessibilità il proprio ordinamento degli studi è la strada per rendere più vitale il sistema universitario. In questa logica non ho ceduto alle facili tentazioni di odiose misure dirigiste quale il numero chiuso: proprio nel segno della autonomia si è scelta la strada della verifica della adeguatezza della iniziale preparazione dello studente da parte dei singoli atenei.

La proposta di un nuovo stato giuridico risponde a questa ispirazione.

In premessa, ricordo alcuni dati oggettivi che, sebbene rappresentino medie, rivelano comunque verità profonde: 1) il livello medio di produttività scientifica dei nostri docenti è notevolmente più basso della media dei Paesi Ocse;

2) la quantità di tempo dedicata all'attività didattica è inferiore alla media europea;

3) la distinzione tra docenti a tempo pieno e a tempo definito ha finito per perdere ogni ragione e ogni utilità (i primi sono il 93% e possono svolgere, senza autentici vincoli, altre attività professionali, che comprimono spesso i doveri accademici);

4) la corsa al posto di ruolo ha irrigidito l'arruolamento dei giovani, escludendo il preventivo vaglio di un tempo di prova;

5) le tre fasce di docenti hanno finito per assumere, di fatto e di diritto, identiche funzioni.

Questi i dati. Mi permetta, ora, di riassumere i punti salienti della proposta: 1) due sole fasce (quella dei professori, che costituirà la struttura portante, e quella degli ordinari, più limitata, connotata da un più alto grado di maturità scientifica);

2) contratti di tirocinio ai giovani per l'accesso e contratti ad esperti esterni;

3) l'attività di ricerca, considerata essenziale e prioritaria rispetto a quella didattica, non vincolabile nei tempi di svolgimento, sarà sottoposta a verifica quadriennale: è un dovere per tutti assicurare la continuità della produttività scientifica;

4) l'attività didattica complessiva sarà di 500 ore annue (meno di due al giorno per dieci mesi) comprensive di lezioni, esercitazioni, seminari, partecipazione agli organi collegiali, attività di orientamento e tutorato e sarà svolta nella piena libertà organizzativa degli atenei e non, come oggi, dei singoli docenti;

5) sono, inoltre, previsti contratti tra le università e i singoli docenti per attività aggiuntive;

6) adempiuti tutti gli obblighi di ricerca e didattica, a ciascuno è riconosciuta, previa autorizzazione, la libertà di svolgere attività professionali compatibili;

7) le valutazioni quadriennali comporteranno, in caso di esito negativo, il blocco di ogni avanzamento economico, una serie di preclusioni e la revoca dell'autorizzazione alle attività professionali: ampia libertà, dunque, ma responsabilizzata ed eventualmente gravata da non lievi sanzioni;

8) consistenti aumenti stipendiali, infine, che ci faranno allineare e superare la media europea.

Questo è l'impianto che va giudicato! Vi sono poi dettagli, anche significativi, sui quali lo stesso proponente mantiene dubbi e perplessità, che il dibattito dentro e fuori il Parlamento potrà sciogliere. Incentrare l'attenzione esclusivamente su di essi per distorcere il senso delle innovazioni portanti, facendo apparire ottimali gli attuali assetti, e la proposta di riforma frutto solo della vocazione ad un nuovismo pasticcione, non costituisce il contributo più utile che può essere offerto al dibattito, che auspico continui sul testo.