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La FLC Cgil scrive ai Rettori degli Atenei

Lettera del segretario generale Domenico Pantaleo.

04/12/2009
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Negli Atenei sono sempre più forti le preoccupazioni per le difficoltà crescenti che il sistema universitario si trova ad affrontare.

In vista dello sciopero dell'11 dicembre, proclamato dalla nostra organizzazione sindacale per tutti i comparti della conoscenza, il segretario generale Domenico Pantaleo ha inviato una lettera ai Rettori degli Atenei.

Roma, 4 dicembre 2009
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Roma, 30 novembre 2009
Prot. n. 480/2009 DP/mb-gr

Ai Rettori delle
Università agli Studi

Loro sedi

Magnifici Rettori,

abbiamo preso l’iniziativa inconsueta di rivolgerci direttamente a tutti Voi con una lettera, perché sentiamo moltiplicarsi dentro gli Atenei le preoccupazioni per le difficoltà crescenti che il sistema universitario si trova ad affrontare. Da oltre un anno, dalla promulgazione della L. 133/2008, sia le parti sociali, sia la comunità accademica ed i suoi Organi di rappresentanza, sia gli studenti hanno lanciato un allarme sulla sostenibilità del sistema universitario nei prossimi anni alla luce dei tagli di finanziamento previsti. L’Anno Accademico 2008-2009 è stato attraversato da iniziative di protesta diffuse ed intense, ma che non hanno cambiato gli orientamenti del Governo. Non intendiamo qui tornare sulle nostre posizioni in materia, se non per dire che ci appare evidente come si debbano realizzare iniziative di razionalizzazione della spesa e di migliore utilizzo delle risorse, ma in uno scenario volto a superare lo strutturale sottofinanziamento del nostro sistema universitario, non a ridurre ulteriormente le risorse stesse. A partire dal 2009-2010, i tagli previsti incominceranno a dispiegare per intero ed in modo visibile i loro effetti; molti Atenei sono in forte sofferenza, addirittura in difficoltà ad assicurare la gestione ordinaria, altri vi entreranno nei prossimi mesi, e la situazione è destinata rapidamente ad aggravarsi con gli step successivi di riduzione del FFO. A ciò si aggiunge la poco edificante vicenda della distribuzione premiale del 7%, (destinato, nelle dichiarazioni del Governo, a crescere fino al 30% del totale del FFO), segnata da procedure di valutazione del merito oscure, controverse, prive di trasparenza.

Nelle scorse settimane è stata varata la bozza di DDL sull’Università, che contiene, per quanto ci riguarda, almeno tre elementi di dissenso radicale, tralasciando i singoli aspetti specifici: l’assetto del governo degli Atenei, con soluzioni verticistiche che risolvono il tema complesso e delicato della democrazia d’Ateneo in modo sbrigativamente liquidatorio attraverso la diminutio del Senato; la conferma e accelerazione della messa ad esaurimento dei ricercatori, senza alcun riconoscimento della funzione e stato giuridico docente; l’attivazione di una figura di ricercatore a tempo determinato che non sostituisce, ma si aggiunge agli strumenti di flessibilità esistenti, con ciò, prevedibilmente, estendendo l’area di un precariato intollerabile. E, ci sentiamo di aggiungere, il fatto che le procedure di reclutamento previste non sono destinate ad incrementare trasparenza e merito. Resta tutta da verificare l’ampia delega per la riforma del diritto allo studio, di cui però riteniamo da subito non condivisibile l’istituto del prestito d’onore, immediatamente criticato dal movimento degli studenti.

Come è ormai prassi, il DDL non è stato oggetto di alcun confronto pubblico preventivo, né con le parti sociali, né, cosa ancor più grave, con la comunità accademica.

A tutto ciò si aggiunga l’entrata in vigore della Legge Brunetta, che colpisce pesantemente i dipendenti tecnico-amministrativi, sia sotto il profilo dei trattamenti e delle relazioni sindacali, sia sconvolgendo gli assetti della contrattazione nazionale e decentrata, riducendo gli spazi di negoziato e decurtando pesantemente le retribuzioni.

A noi pare che il complesso degli interventi attuati ed annunciati prefiguri per il sistema universitario un destino di riduzione e di impoverimento qualitativo e quantitativo che, per quanto ci riguarda, non è accettabile, non solo per l’Università in sé, ma per un’idea di sistema universitario che voglia svolgere un ruolo positivo al servizio del Paese. Conosciamo bene gli argomenti utilizzati per giustificare l’operazione, a cominciare dall’affermazione secondo cui le tante pecche e distorsioni del sistema lo rendono un interlocutore non credibile e inadeguato, sul quale intervenire dall’alto imponendo cure drastiche. E’ certamente vero che il sistema ha tante criticità, ma le cure proposte sono decisamente peggiori della malattia, avendo per effetto un tasso di decessi, per rimanere alla similitudine medica, abnormemente alto.

Nonostante la gravità della situazione, la comunità accademica appare ancora non consapevole del destino collettivo che si prefigura, più attenta alle sorti individuali, sperando forse di ricavare una nicchia nella quale attendere che la tempesta passi, o spesso chiusa in una rassegnata passività.

Ci duole dire che anche il ruolo dei Rettori non appare, a nostro avviso, all’altezza della gravità dei problemi; molti si sono lasciati lusingare dal ruolo predominante previsto dal DDL per la figura del Rettore; altri hanno a più riprese sperato in promesse di incremento dei fondi; altri ancora hanno tentato di negoziare, a titolo individuale o collettivo, con un Ministero che si presenta come un interlocutore in posizione dominante (e, come sa ogni sindacalista, le trattative da posizioni impari raramente hanno esiti positivi). Non siamo così ingenui da non comprendere che spesso la posizione del Rettore è tale da tentare di limitare i danni ricercando i correttivi possibili; ma dovrebbe essere chiaro, a nostro avviso, che il tentativo di negoziati individuali o in ordine sparso non è destinato a produrre risposte all’altezza della gravità dei problemi.

Quella del negoziato è una strada che occorre volere in due e, allo stato dell’arte, non esistono evidenze realistiche che il Ministero intenda percorrerla in modo aperto e paritario. Noi auspichiamo che sulla visione e destino dell’Università si apra un confronto vero; ma non ci pare che siano queste le intenzioni.

Il mondo dell’Università, a cominciare dagli studenti, sta ricominciando a produrre iniziative tese a disinnescare le minacce legislative; noi ci sentiamo parte di quel movimento di contrasto, che ha come fine l’apertura di un confronto di merito sulle soluzioni utili e necessarie.

Il giorno 11 dicembre la FLC Cgil ha dichiarato una giornata di sciopero nazionale di tutti i settori, pubblici e privati, della conoscenza (Scuola, Università, Ricerca, AFAM, ecc.), con una manifestazione a Roma, al quale aderisce l’intero settore della Funzione Pubblica. Noi crediamo che la riconquista di un terreno di confronto, e il superamento delle misure legislative già adottate, abbia bisogno di una comunità di intenti e volontà da parte di tutte le componenti dell’Università e, anzi, da parte di tutti i soggetti interessati alla sorte e al contributo dell’Università alla vita del Paese. Auspichiamo perciò che anche i Rettori vogliano dare il loro contributo, con comportamenti e decisioni coerenti, alla ricerca di soluzioni che sono nell’interesse dell’intera comunità nazionale, ancora prima che in quello di coloro che nell’Università vivono ed operano.

Con i migliori saluti

Domenico Pantaleo