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Rapporto annuale sullo stato dell’Università

Un quadro preoccupante più volte denunciato anche dal Sindacato

23/09/2005
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Il Presidente della CRUI prof. Piero Tosi ha presentato il 20 settembre scorso l’annuale rapporto sullo Stato delle Università, un appuntamento ormai tradizionale.
Dal rapporto emerge un quadro molto preoccupante dell’Università italiana, colpita dalla cronica carenza di risorse, dall’insufficiente reclutamento di giovani ricercatori (sono 50.000 i precari), dal disconoscimento della centralità dell’interesse pubblico nelle politiche universitarie.

Difficile non cogliere in quel discorso un puntuale riscontro delle denunce che il sindacato ha coerentemente espresso in questi ultimi anni contro le sciagurate politiche che il Ministro Moratti ha praticato, contribuendo in maniera decisiva al crescere di un vastissimo movimento di opposizione che è oggi ad un passo dal cogliere il frutto di tante lotte: fermare il ddl Moratti.

L’unico vero grande assente è oggi proprio il Ministro che dovrebbe trarne l’unica conclusione possibile: le dimissioni.
Il punto nodale della relazione è, alla fine, la proposta di un nuovo patto politico tra mondo universitario e società, basato sulla centralità dell’università all’interno dei processi di innovazione sociale e produttiva. Proposta di per sé condivisibile, anzi prefigura uno scenario da noi immaginato più di due anni or sono, ma della quale è però necessario precisare contenuti e prospettive. E qui ci sembra che l’analisi del Presidente della CRUI lasci diverse questioni aperte.

Innanzitutto sul piano del metodo: proporre “alla politica” di perseguire questo obiettivo mediante la convocazione da parte del futuro Governo degli “Stati Generali dell’Università” ci sembra un doppio salto mortale senza rete. Perché è un’ipotesi basata su due presupposti tutti da verificare.
Il primo riguarda le implicazioni generali che una politica per l’università comporta. Non ci stanchiamo di ripetere che lo scontro sull’università rivela un’intima coerenza tra i progetti del Governo sul settore e la visione generale della società che la destra esprime. E allora non si può ipotizzare un nuovo “patto” tra università e società avulso dal contesto.

Diciamo questo ben convinti che le scelte per università e ricerca dovrebbero invece avere una prospettiva ben più lunga di quella di una singola legislatura, perché sono scelte strategiche per il Paese; ma siamo parimenti convinti che probabilmente questo obiettivo non sia perseguibile nel breve termine perché troppo profondo e radicale è lo scontro tra noi e la destra su quale sviluppo si vuole per il Paese, su quale modello di società puntare.

Il secondo riguarda la omogeneità del mondo universitario, per la verità difficile da immaginare, su una visione dell’università, del suo ruolo e del suo rapporto con il Paese: non c’è una coesione nel mondo universitario, come lo scontro in atto sul disegno di legge Moratti ha messo chiaramente in luce, anche se, a dire il vero, non c’ è mai stata, nemmeno in passato. Ci sono ambienti universitari che condividono l’impianto della riforma Moratti – ed il recentissimo tentativo di saltare la discussione in Commissione al Senato rivela quanto questi ambienti siano politicamente forti – e quindi non condividono l’idea di università su cui Tosi sembra voler puntare.

Ci sembra debole l’idea che la CRUI possa svolgere in proprio il ruolo di controparte della politica nella stipula di questo nuovo patto per l’università, occorre un’azione più vasta. Che la CRUI abbia negli anni occupato questo spazio politico lasciato vuoto è un fatto. Non ci sembra però che sia una prospettiva condivisibile.
La relazione del Presidente della CRUI tenta – così ci pare - di porre sul piano istituzionale una questione che è invece largamente politica e che, se posta su questo piano, potremmo in larga misura condividere: si tratta allora, e su questo terreno non mancheremo di dare il nostro contributo, di costruire le condizioni politiche che rendano possibile esplorare la percorribilità di questo nuovo percorso per l’università italiana.

Roma, 23 settembre 2005

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