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Università e dintorni: verso lo sciopero del 14 novembre

I sindacati ed associazioni della docenza presentano il Programma per l'Università in una conferenza stampa.

03/11/2008
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La crescita della mobilitazione negli Atenei contro la L. 133, in primo luogo nella componente studentesca, va di pari passo con l'enorme manifestazione della Scuola del 30 ottobre e con il successo dello sciopero.

Un primo segnale della preoccupazione che tali iniziative stanno producendo nella coalizione di Governo è rappresentato dalla decisione di "rallentare" ulteriori iniziative legislative già annunciate, evitando di presentare il "piano" per l'Università, e di passare dall'arma impropria della decretazione fin qui usata alla presentazione di un disegno di legge, senza bypassare il confronto parlamentare come avvenuto fino ad oggi. E' evidente che alcune forze politiche di maggioranza stanno guardando alla mobilitazione in atto con occhio niente affatto sereno; e le reazioni nervose, che preannunciano denunce e interventi delle forze dell'ordine, è una spia di tale preoccupazione, specie se paragonate alla maturità e consapevolezza che gli studenti stanno dimostrando.

E' necessario dire però che la decisione di non aggravare la situazione con ulteriori forzature non sposta di un millimetro la priorità di cancellare le norme della L. 133: se il Governo pensa a diluire i tempi per consentire il raffreddamento del clima di mobilitazione, e riprendere il cammino più agevolmente, è invece nostra ferma determinazione costruire percorsi di contrasto di lunga durata, che consentano in primo luogo l'abrogazione delle norme, e successivamente l'apertura di un vero confronto di merito sugli interventi legislativi. E' appena il caso di ricordare che, per la prima volta nella storia repubblicana, le forze sociali non hanno mai incontrato il Ministro Gelmini dal suo insediamento; e tutti i provvedimenti sono stati assunti al di fuori di qualsiasi relazione, anche solo informativa.

Non abbiamo alcuna intenzione di subire l'offensiva mediatica del Governo, che vorrebbe dipingere chi si oppone ai provvedimenti come soggetto capace solo di protestare e dire no. Per questa ragione, lunedì 3 novembre alla Sapienza di Roma, abbiamo presentato in una conferenza stampa il Programma per l'Università delle associazioni e organizzazioni della docenza universitaria, dei dottorandi, degli studenti dell'UDU, della Rete dei precari. Un Programma che si propone di affrontare i nodi più caldi del nostro sistema universitario, condiviso da un ampio arco di forze, e per questo ancora più significativo. Un Programma che rovescia i paradigmi su cui si basano la L. 133 e la strategia di Governo, e riparte dall'idea di Università come elemento centrale di un welfare dei diritti e delle opportunità; che mette al centro la nozione di sistema pubblico, contrapposto all'ideologico e interessato privato che si vuole affermare; che parte dalle criticità e difetti del sistema per ricostruirne un profilo credibile al servizio della collettività; che riafferma la centralità della valutazione come contrappeso all'autonomia responsabile.Un Programma che assume la centralità delle persone, dei giovani in primo luogo, come principale risorsa dell'Università, e intende dare risposte ai tanti studenti, dottorandi e ricercatori che guardano al sistema universitario come al luogo in cui spendere la loro passione e il loro talento.

Viceversa, non emerge né dai provvedimenti approvati né da quelli annunciati alcuna idea di sistema: al di là della profondità dei tagli (che non è fatto contabile, ma consapevole scelta politica, poiché comporta conseguenze strutturali), e del furore ideologico, che vede nella privatizzazione l'utile espediente per sollevare lo Stato dai suoi compiti costituzionali e favorire amici e clienti, lo scenario che si disegna è di una povertà desolante; uno scenario che ci isola ed allontana dall'Europa e dai Paesi sviluppati, e riporta l'Italia indietro di molti anni.

La prossima scadenza da affrontare è lo sciopero dell'Università, della Ricerca, delle Accademie e Conservatori del 14 novembre. Non si tratta di un appuntamento conclusivo della mobilitazione: ci è chiaro che il percorso che ci attende è lungo e difficile, e non ci attendiamo che il 14 novembre sia risolutivo. Dovremo costruire una mobilitazione di lungo periodo, che saldi progressivamente l'azione e gli interessi degli attori in campo, che sappia parlare all'opinione pubblica, e spiegare che i provvedimenti del Governo non sono contro l'Università: sono contro gli interessi del Paese, riducono diritti e opportunità per i cittadini, e fanno male in primo luogo ai più poveri, perché tolgono loro speranza e li condannano all'immobilità sociale.In queste settimane c'è stata una straordinaria crescita di consapevolezza ed iniziative: occorrerà continuare, allargando la consapevolezza all'intera cittadinanza, come sta accadendo per la scuola. Dobbiamo uscire dalle Università, cercare ogni occasione di incontro e chiarimento, portare l'Università in mezzo ai cittadini. Far loro capire che l'Università non è un mondo chiuso e separato, ma una parte importante della loro vita. Che il 14 novembre sciopereremo per il futuro dei nostri ragazzi.

Roma, 3 ottobre 2008