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Università in piazza il 9 gennaio

In legge di bilancio per il 2020 sono state stanziate risorse irrisorie, assolutamente insufficienti per risolvere gli allarmanti problemi dell’università pubblica del nostro Paese.

04/01/2020
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Il prossimo 9 gennaio 2020 la FLC CGIL, insieme ad ADI e LINK Coordinamento Universitario promuovono una mobilitazione delle università aperta a tutte le componenti accademiche, sulla base di un appello pubblicato giorni fa dai Ricercatori Determinati di Pisa.

Iniziative sono previste a Bari, Bologna, Firenze, Lecce, Milano, Perugia, Pisa, Potenza, RomaTrieste, Torino e in altre città. Evento Facebook.

Il 25 dicembre 2019 il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Lorenzo Fioramonti, si è dimesso, in polemica con il mancato ottenimento dei fondi richiesti per il rifinanziamento dei settori dell’istruzione e della ricerca all’interno della legge di bilancio per il 2020. Sull’università basta uno sguardo alla legge di bilancio per spiegare le ragioni di questa profonda crisi: a fronte di un crollo dell’investimento pubblico sull’università, tale che il valore odierno dell’FFO (circa 7,5 miliardi di euro) risulta inferiore in termini assoluti a quello di dieci anni fa (considerando l’inflazione intercorsa dal 2009, servirebbe circa un miliardo di euro solo per ritornare al valore del finanziamento di 10 anni fa) e che, sempre nell’ultimo decennio, il finanziamento ordinario ha subito complessivamente tagli per 5,3 miliardi di euro, la manciata di milioni stanziati con questa legge di bilancio suonano come l’ennesima presa in giro. Si tratta di cifre irrisorie, nemmeno lontanamente sufficienti a provare ad affrontare le allarmanti criticità in cui versa l’università pubblica nel nostro Paese.

Per quanto riguarda il personale, l’università si regge per una significativa parte delle attività sul lavoro precario, condizione che riguarda un lavoratore su due degli addetti alla ricerca e alla didattica. La situazione del personale di ruolo in questa situazione risulta penalizzata e in molti atenei non ci sono fondi per riconoscere e valorizzare il lavoro svolto. La situazione non è certo più rosea per quanto riguarda il diritto allo studio, a partire dal livello delle tasse universitarie e dalla sparuta minoranza degli studenti iscritti che beneficia di una borsa di studio, per finire alla carenza strutturale di residenze e posti letto.

Lo sdoppiamento del MIUR di per sé non significa nulla rispetto ai problemi da affrontare, mentre sempre più urgente è un rifinanziamento strutturale delle università per garantire il loro corretto funzionamento, un piano di reclutamento ordinato e ciclico che assorba il precariato storico, investimenti per un diritto allo studio universale per studentesse e studenti.