La scuola come luogo da "Liberare" - Seconda giornata

  • 12:45

    Le conclusioni del Convegno sono affidate ad Enrico Panini, Segretario generale FLC Cgil.

    "Ringrazio tutti partecipanti al nostro riuscitissimo Convegno ed in modo particolare i nostri ospiti della tavola rotonda di oggi.

    Mariangela Bastico, che possiamo definire “l’assessore Nazionale alla Istruzione e alla cultura”: naturalmente sappiamo che è assessore dell’Emilia Romagna ma il suo impegno sul piano nazionale circa i temi dell’autonomia scolastica e del nostro sistema di istruzione le fanno ben meritare quel titolo; Piergiorgio Bergonzi, sempre presente nelle nostre iniziative in innumerevoli incontri e manifestazioni; Giovanna Capelli, alla quale va il nostro augurio per la sua elezione a Senatrice della Repubblica, nostra iscritta, cosa che ci onora; Michele Gentile, del Centro confederale, che segue tematiche di particolare rilievo per noi, i settori pubblici, e che ci segue nelle trattative contrattuali e più in generale nelle problematiche dell’istruzione sempre con competenza e grande attenzione.

    Il mio intervento non entrerà nei dettagli della tematica che è stata al centro del Convegno ma si soffermerà su problematiche più generali.

    Pablo Neruda ha scritto una poesia dal titolo “Ode del giorno felice”. E la sua felicità nasceva dal fatto che in quel particolare giorno non era successo nulla. Esattamente come oggi 5 maggio. Felicità è poterlo essere anche se non è successo nulla. Ma nei giorni scorsi sono accadute molte cose che rendono felice l’oggi in cui non succede nulla: Presidente del Consiglio non è più Berlusconi; Berlusconi non sarà Presidente della Repubblica; il quadro politico si presenta con un nuovo volto e ciò è assai importante per noi.

    In questo quadro c’è tanto della CGIL. E’ il risultato di tanta iniziativa della CGIL, a partire dal primo sciopero realizzato da soli, come CGIL Scuola, del 12 novembre 2001 contro la prima Finanziaria targata Berlusconi-Moratti, a seguire con la manifestazione del 23 marzo 2002 e con le innumerevoli iniziative contro le azioni del Ministro Moratti

    Senza mai abbandonarsi a logiche da amico-nemico, ma stando sempre al merito delle questioni. Naturalmente non siamo stati soli: movimenti, forze politiche, Enti Locali hanno fatto la loro parte in questi cinque lunghi anni.

    Ma il nostro ruolo, lo possiamo attestare onestamente, è stato comunque determinante.

    Noi ci auguriamo che il Ministro dell’Istruzione sia un Ministro di rango e che si attenga al programma dell’Unione. Anche perché abbiamo bisogno di agire subito sul terreno dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

    Se qualcuno pensa che in questi settori si può aspettare, si sbaglia. Non c’è tempo.

    In Paesi come l’India, la Cina, la Corea del Sud lo sviluppo viaggia sulle intelligenze dei ricercatori e sul sapere che viene coltivato.

    E per quanto attiene alle proposte, ribadiamo che la Legge 53 va cancellata.

    Perché il sapere è chiamato a sanare le differenze sociali del nostro Paese e invece la Legge Moratti opera in direzione opposta: la riduzione dell’obbligo, la costruzione delle scelte precoci, la differenziazione fra le materie in curriculari e opzionali/facoltative inducono la cristallizzazione sociale e la discriminazione per censo a danno dei ceti svantaggiati.

    Non regge il discorso di quanti, opponendosi alla cancellazione, sostengono che non si possono cambiare le leggi ad ogni cambio di Governo. Anche a voler assumere questo punto di vista, se ci pensiamo bene non si deve cambiare granché, dal momento che la controriforma non è applicata nella stragrande maggioranza delle scuole del primo ciclo (come si ricava dai dati dello stesso Ministero) e nella secondaria superiore nulla ancora è passato.

    Altra nostra proposta è una netta inversione di tendenza sui finanziamenti, finora tagliati brutalmente, tanto da mettere in grandissime difficoltà le scuole: basti pensare alla Tarsu o alle supplenze.

    Vogliamo inoltre riaffermare la necessità di innalzare l’obbligo scolastico. Infatti, le domande che ci dobbiamo fare sono altre: quanto deve durare l’obbligo nel nostro Paese? è vero o no che i saperi entrano ormai ogni cinque anni in obsolescenza? è vero o no che il tempo dell’acquisizione dei saperi epistemici fondamentali deve essere allungato anche in connessione con l’allungamento del periodo di vita, cosa che chiama in causa una nuova e straordinaria politica dell’educazione degli adulti oltre che per la formazione professionale? Dobbiamo renderci conto che occorre fare una operazione simile a quella fatta ormai più di quarant’anni fa con l’innalzamento dell’obbligo scolastico ed il varo della scuola media unificata.

    Alcune cose vanno fatte subito, in netta discontinuità. L’abrogazione del Decreto sulla scuola media superiore è una di queste. E’ esattamente quanto ha chiesto il nostro Segretario generale, Guglielmo Epifani, incontrando il Presidente in pectore Romano Prodi, nell’ambito degli incontri promossi dal futuro Presidente del Consiglio.

    Vanno abolite subito le Indicazioni nazionali, va ripristinato l’esame di stato con le commissioni miste, anche perché questi fatti attengono ai diritti dei cittadini, quando si pensi che dietro quell’esame vi è tutta la problematica del valore del titolo di studio (un titolo di studio privo, appunto, di valore se concesso senza il rigore e la serietà degli esami conclusivi).

    Il Convegno di questi giorni parla della liberazione della scuola; direi, liberare la scuola per tornare alla normalità, dove non si esercita più una sorta di mobbing attivato in maniera insistita e reiterata invece ora nei confronti della scuola.

    Basta ricordare alcuni fatti per esemplificare ciò: improvvisamente si scopre che il personale della scuola (dirigenti, docenti e Ata) non potrà più avere il cedolino dello stipendio se non ha fatto domanda entro aprile; le segreterie scolastiche sono costrette a digitare i dati del personale a fini del calcolo pensionistico a beneficio dell’Inpdap quando questa operazione è stata già fatta a beneficio della vicina Inps; l’obbligo di fare in segreteria lavori seriali, onerosi e non utili per il lavoro specifico delle scuole, quali le ricostruzioni di carriera e le pratiche pensionistiche che andrebbero riportate fuori dalle scuole stesse; i tempi entro cui pervengono le risorse nei bilanci, sempre in ritardo e dopo aver seguito una filiera di trasferimento lunga e inutile; l’invadenza dei revisori dei conti, che non si limitano al controllo di regolarità contabile ma determinano i contenuti dei contratti e si presentano con atteggiamento intimidatorio e ispettivo piuttosto che come consulenti e coadiutori delle scelte delle scuole in materia di contabilità; il meccanismo di nomina dei supplenti che continua ad essere non solo poco funzionale ma anche fonte di dispersione di energie delle segreterie nonostante ormai da due anni ne chiediamo con forza la revisione. Tutti questi fatti non sono casuali ma rivelano una cultura, un atteggiamento nei confronti delle scuole da parte delle gerarchie amministrative e del Governo.

    La scuola deve essere liberata da queste angherie quotidiane, da questa fatica priva di senso.

    Del resto, la vicenda dello spoils system riassume in sommo grado una filosofia di funzionamento della macchina amministrativa, che non a caso è esplosa. Lo spoils system è stato usato senza alcun ritegno dal Ministro dell’Istruzione con cura particolare alla ripartizione dei Dirigenti generali fra i partiti del Polo. Bisogna rovesciare radicalmente le cose e attenersi al criterio delle competenze e della valutazione dell’operato del funzionario nella trasparenza degli atti e dei provvedimenti.

    Circa l’autonomia scolastica occorre riflettere su quanto è accaduto in questi cinque anni, troppo semplicistico dire “Avanti con l’autonomia” senza mettere in campo un bilancio attento in grado di sintonizzarsi con il punto di vista delle persone in carne ed ossa. Purtroppo il tempo non è neutro e l’uso che si è fatto dell’autonomia praticata come adempimento e trasferimento di incombenze lasciano conseguenze che vanno considerate e superate perché si affermi dell’autonomia il concetto della responsabilità che guarda ai diritti e non agli adempimenti.

    Per quanto riguarda, invece, le priorità di iniziativa relative alla Dirigenza Scolastica vogliamo ricordare la necessità di rivedere i meccanismi del concorso ordinario (oggi lungo, esageratamente costoso, farraginoso e inefficiente per quanto attiene la preposizione dei vincitori di concorso in tempi funzionali alla copertura dei posti vacanti), la necessità di superare urgentemente il precariato professionale costituito dai Presidi Incaricati, la necessità di affrontare il grande problema del ricambio generazionale sia come non dispersione delle competenze maturate sia come immissione di nuove leve nelle professionalità scolastiche.

    Il Ministro Moratti lascia dietro di sé delle scorie. Un modo per sgombrare il campo da esse è l’attivazione del protagonismo degli operatori. Non è vero che non si può attivare questo protagonismo: proprio l’approvazione della Legge regionale sull’istruzione dell’Emilia Romagna ne è un esempio, quando si pensi che essa è scaturita dalla consultazione dei professionisti e della cittadinanza in centinaia di incontri e di assemblee. Un metodo da seguire per operare le scelte nella condivisione.

    I nostri Convegni servono anche per fare il punto su noi stesi. E il punto sulla Dirigenza Scolastica ci dice che la FLC Cgil ha fatto molti passi avanti nell’insediamento in categoria e nei territori, nelle elezioni Enam (dove una manciata di voti non ha collocato la nostra lista al secondo posto ma abbiamo conseguito un incremento nel consenso molto consistente, il più rilevante fra le liste in lizza), nella partecipazione alla vicenda contrattuale in cui i nostri iscritti con il referendum (modalità di consultazione purtroppo non accettata dagli altri sindacati) hanno espresso un alta percentuale di partecipazione (oltre il 60%) e un’altissima percentuale di approvazione del CCNL (oltre il 95%).

    E già dobbiamo essere in fase di predisposizione della piattaforma contrattuale 2006—2009.

    Voglio dedicare l’ultima parte del mio intervento ai valori.

    Le scadenze come la giornata della memoria, del 25 aprile, della giornata di maggio dedicata a Don Milani sono scadenze di cui la scuola deve essere testimone privilegiata e parte attiva. E‘ nella scuola, il luogo dove avviene l’incontro fra le generazioni, che si coltiva la memoria e si irrobustiscono le radici della nostra democrazia.

    In particolare voglio ricordare che il 25 e 26 giugno si terrà il referendum sulla devolution. Lo stravolgimento dei principi fondamentali che stanno alla base del carattere nazionale dell’istruzione e dell’identità del Paese va respinto con la nostra partecipazione. Non è esagerato dire che il 25 giugno si gioca un partita in cui la posta è simile a quella che si giocò nel 1946 fra Monarchia e Repubblica. Si deciderà, infatti, se il nostro Paese dovrà continuare ad essere una democrazia parlamentare o se diventerà una democrazia autoritaria basata sul potere del Primo Ministro che può sciogliere le Camere che non legiferano secondo il suo volere. Non solo, ma ne va anche dei valori fondanti la nostra democrazia, ne va dei diritti sociali e politici propri della nostra Carta costituzionale.

    Su questi fatti, che sono fatti che richiamano i valori, la scuola non può assistere silente ma deve essere in prima linea e essere protagonista."

  • 10:00

    Riprendono i lavori della seconda giornata - III Sezione "La parola alla politica" con una Tavola rotonda alla quale partecipano i rappresentanti dei partiti e della Confederazione CGIL; coordina Omer Bonezzi Presidente di Proteo Fare Sapere. Partecipano: Mariangela Bastico, Assessore regionale Emilia Romagna; Giovanna Capelli, Senatrice (Rifondazione Comunista); Piergiorgio Bergonzi, Onorevole (PdCI); Michele Gentile, Dipartimento settori pubblici CGIL.

    Omer Bonezzi introduce i lavori della giornata presentando i politici invitati ad esplicitare le prime ipotesi di soluzione che le politiche dell'Unione intendono formulare sulle questioni più scottanti sul terreno della scuola. In particolare, chiede a Bergonzi come intende intervenire il costituendo governo Prodi rispetto alla modifica dei programmi, surretiziamente realizzata dalla Moratti con le "indicazioni nazionali", e alla conseguente riformulazione dei libri di testo da parte dell'editoria scolastica:

    Piergiorgio Bergonzi alla domanda sul che fare rispetto ad alcune "molestie pedagogiche" tra le quali l'imminente adozione dei libri di testo, risponde in modo lapidario che dobbiamo liberarci al più presto (e quindi fin dal prossimo anno scolastico) di questa vergogna.

    Allargando il discorso afferma che il Decreto applicativo della riforma Moratti ed i relativi allegati devono essere sospesi.

    Eliminare i nuovi libri di testo, legati alle indicazioni provvisorie contenute nel decreto Moratti, oltre a recepire una esigenza immediata dei docenti, risponde all'obiettivo strategico più alto di elevare il livello culturale del Paese, operazione questa che richiede molto tempo e che dovrà coinvolgere tutti i segmenti della società, a partire dai Dirigenti scolastici e dai docenti.

    Dovrà essere riscritta una proposta da costruire nel tempo insieme a tutte le componenti e con tutti i mezzi a disposizione compreso quello televisivo che oggi viene utilizzato in modo del tutto impropriato.

    Cita in conclusione l'art.34 della Costituzione come riferimento dal quale ripartire per la costruzione di questo processo.

    Omer Bonezzi chiede alla Senatrice Capelli quali provvedimenti il nuovo governo intende assumere per assicurare a tutti i bambini il diritto alla frequenza della scuola dell'infanzia. Giovanna Capelli risponde che esistono grandi aspettative. E' necessario rispondere alla grande domanda di scuola dell'infanzia e di tempo pieno, garantendone l'organico. Ma l'intervento della Moratti sulla scuola italiana è interno ad una tendenza internazionale di taglio dei servizi pubblici.

    Occorre una generale inversione di tendenza, utilizzando le spinte alla partecipazione che viene dai lavoratori della scuola, dai genitori, dai cittadini. La proposta di legge di iniziativa popolare presentata da Retescuola ne è un esempio. Il punto qualificante dell'intervento del nuovo governo deve essere l'elevamento dell'obbligo a partire da un ripensamento della scuola media e del 1° biennio della superiore. E' un punto del programma dell'Unione da realizzare in tempi brevi.

    Bonezzi chiede all'Assessore Bastico cosa pensa di fare l'Unione sull'autonomia scolastica.

    Bastico risponde che il tema dell'autonomia scolastica nel programma dell'Unione costituisce una sviluppo chiaro del processo di innovazione e riforma e del governo dell'istruzione. L'autonomia va intesa come autonomia funzionale, espressione delle comunità, a cui è affidata la titolarità giuridica, in collaborazione con i soggetti del territorio, espressioni di una comunità che non deve operare da sola, ma in una logica comunitaria.

    L'autonomia scolastica non può operare come soggetto autarchico, ma dentro norme: norme ordinamentali, di livello nazionale, che stabiliscono per esempio i saperi essenziali ed il personale; norme di livello regionale, che non portino alla costruzione di altri ordinamentini ma alla programmazione dell'offerta scolastica formativa, alla costruzione di reti, alla costruzione di relazioni tra scuolae ed altri sistemi formativi, all'offerta formativa complessiva sul territorio. Alle regioni spetta il ruolo di attribuzione delle risorse sia economiche che di personale, alle autonomie scolastiche. Oggi l'attribuzione delle risorse alle regioni avviene sulla base di pura arbitrarietà; occorre procedere alla ripartizione delle risorse sulla base dei criteri chiari, oggettivi. Il ruolo centrale è offidato alle autonomie scolastiche, alle quali spttano competenze di tipo amministrativo e finanziario, di organizzazione del POF, di gestione delle quote di curriculo attribuito alle autonomie. Da valorizzare l'autonomia della didattica, legata alla libertà di insegnamento, ne l'autonomia di ricerca.

    Per realizzare il processo riformatore occorrono risorse, bisogna dare spazio all'autonomia scolastica togliendo quell'insieme di norme che la soffocano: per esempio non si piò parlare di autonomia se non si riporta l'organico funzionale nella scuola.

    Bisogna dare corpo all'autonomia della didattica e della programmazione. Innanzitutto occorre modificare subito alcune norme. Occorre risistemare tutta la parte riguardante la scuola superiore, portando l'obbligo fino a 16 anni, costruire il curriculo del biennio, e ricostruire il lavoro nella scuola media (da vedersi in un'otticva quinquennale, non solo triennale). Tutta la scuola superiore deve essere quinquennale, si deve risportare l'unitarietà ordinamentale in tutte le scuole superiori (professionali, tecnici, licei).

    Va data una sistemazione alla formazione professionale sia con il raggiungimento della qualifica professionale dopo 3 anni, sia con la possibilità di arrivare a 5.

    Dopo l'aggiustamento normativo (superiori, obbligo, biennio superiore) bisogna iniziare un processo di condivisione che affronti il problema del recupero degli orari del tempo pieno e prolungato, delle cosiddette materie facoltative, del portfolio.

    Bisogna portare avanti insieme valori e azioni concrete. Per far maturare il processo riformatore occorrono obiettivi alti, chiari, una scuola pubblica di qualità che non lasci indietro nessuno.

    Inoltre bisogna lavorare insieme: non c'è azione di riforma che se c'è qualcuno che pensa di fare da solo. Occore puntare sul sistema di autonomie fortemente integrate nelle reti.

    Bonezzi chiede a Michele Gentile di intervenire sul problema dell'elevamento dell'obbligo, ricordando che la FLC Cgil valuta positivamente l'elevamento dell'obbligo a 16 anni previsto nel programma dell'Unione ma auspica che l'obbloigo sia portato a 18 anni.

    Michele Gentile afferma che c'è la necessità di riprendere un percorso che si è interrotto nel corso della legislatura che è alle nostre spalle. Riprendere la discussione non significa ripartire da capo: il tema dell'elevamento scolastico a 16 anni è il primo punto. Parallelamente svilupperemo il discorso sull'obbligo a 18 anni.

    Vorrei introdurre due spunti di riflessione:

    1)l'attribuzione di competenze esclusive alle regioni verrebbe a configurare l'autonomia scolastica come soggetto debole;

    2) occorre definire come si costruire la rete delle scuole autonome e quali rapporti si instaurano tra le scuole autonome e le varie struture (MIUR, USR, CSA). La programmazione del fabbisogno formativo dovrebbe partire da regole certe e trasparenti a livello nazionale per tradursi a livello locale in risorse sia di organico che finanziaria.

    Bonezzi rivolge due ultime domande a tutti i rappresentanti dei partiti presenti: 1) il programma dell'Unione sulla scuola richiede notevoli risorse finanziarie, ma ci sono i seri problemi economici del Paese. Ce la faremo? 2) Si è ragionato di stato giuridico dei docenti, anche se questo argomento non è presente nel programma dell'Unione. Non è che qualcuno nell'Unione sta pensando alla chiamata diretta dei docenti e alla reintroduzione per legge dello stato giuridico? E che fare sullo spoil system? Il governo Berlusconi ha fatto una legge per garantire che le ultime nomine fatte dal suo governo non possano essere "toccate" dalla nuova maggioranza. Che facciamo? Il caso della "promozione" dell'ex sindaco di Varese insegna. Ci dobbiamo tenere tutti i Fumagalli nominati negli ultimi giorni dal governo uscente?

    Rispondono:

    Giovanna Capelli.Occorre fare riferimento al programma dell'Unione. La risorse per le scuole devono provenire dalla fiscalità generale e dunque dalla lotta all'evasione, spostando anche le risorse dalla rendita al lavoro.

    Il governo di centro destra ha scelto di spostare risorse verso le scuole private. La necessità di interventi degli EELL per integrare gli organici impoveriti ha creato ulteriori precariato.

    Occorre fare ordine sul sistema di reclutamento, senza porre barriere di accesso. Occorre da una parte una risposta di qualità ai problemi costituiti dal nuovo precariato.

    Sullo stato giuridico non è assolutamente possibile tornare indietro.

    Mariangela Bastico afferma che le risorse costituiscono un problema centrale, la scuola in questi anni è stata profondamente impoverita sia in termini di risorse economiche che di personale.

    La prima cosa è che le risorse devono giungere direttamente alle scuole sotto forma di personale e finanziamenti. Bisogna arrivare alla progressiva stabilizzazione del personale, ad un organico di diritto il più vicino possibile a quello di fatto.

    E' necessario poi effettuare scelte ed usare nel modo migliore le risorse: le scuole autonome devono avere facoltà di scegliere, di costruirsi micropriorità.

    Bisogna riflettere sulle risorse per i sostegno ai disabili (anche attraverso la stabilità e la specializzazione del personale) e sulle risorse per l'integrazione degli stranieri.

    Su stato giuridico e spoil system bisognerà attendere le scelte del governo, cercando però di puntare su soluzioni condivise e costruite con il mondo della scuoola e le forze sindacali, in attuazione del titolo V della Costituzione che chiama come attori, i diversi livelli, lo Stato, le regioni, le autonomie scolastiche.

    Piergiorgio Bergonzi: è indubbia la necessità di un incremento delle risorse da destinare alla scuola, ovviamente ad un loro utilizzo che sia il più possibile finalizzato:

    - garanzia dell'organico funzionale delle scuole, snodo essenziale per una scuola di qualità;

    - garanzia delle effettiva gratuitùà della scuola (anche per quanto riguarda i libri di testo) per evitare che l'obbligo scolastico resti per molti una parola vuota;

    - investimento forte per la formazione dei docenti, aspetto questo finora molto trascurato.

    Il reclutamento deve essere organizzato puntando sulla professionalità e sulla qualità dell'insegnamengto, con metodi quindi esattamente opposti a quelli che hanno governato il reclutamento degli insegnanti di religione.

    Su tutti questi argomenti deve essere dato nell'immediato un segnale chiaro e preciso quale, ad esempio, una disposizione che sospenda immediatamente gli effetti del Decreto 53 applicativo della riforma Moratti.

    Michele Gentile: diciamo no alla politica dei due tempi.

    Per la scuola c'è la priorità del riferimento delle risorse.

    Sullo stato giuridico dei docenti c'è una forte e convinta contrarietà del sindacato. Il reclutamento dei docenti deve rimanere a livello nazionale. Il programma dell'Unione non prevede l'applicazione dello spoil system per i Dirigenti regionali, ma si potrà valutare se tutte le nomine fatte rispondano a criteri coerenti, trasparenti e corretti.