Convegno nazionale "C'è ancora la dispersione scolastica?" - Prima giornata

  • 18.30

    Alla fine della prima giornata, Lorenzo Cimino, segretario generale della Camera di Lavoro di La Spezia, porta il suo saluto al Convegno.

    Si dichiara soddisfatto sia della scelta di Lerici come sede ospitante il convegno, sia dell'alto livello del dibattito e delle relazioni. Come segretario della CdL, Cimino si occupa anche di "altre" dispersioni, in particolare della "dispersione del lavoro" in una provincia dove, a causa della crisi, si vanno perdendo migliaia di posti di lavoro. Bisogna recuperare, dice, tutti insieme, un metodo di lavoro solidale, che rimetta insieme le persone e che rinsaldi i valori della solidarietà e del lavoro.

  • 18.10

    L'esclusione degli adulti

    Bice Tanno, Cgil Roma-Lazio, ci ha consegnato la sintesi del suo intervento che pubblichiamo di seguito. In allegato, invece, le sue slide di presentazione.

    Nel 2006, viene pubblicato il terzo rapporto annuale della Commissione europea, che considera gli obbiettivi strategici di Lisbona riguardanti la qualità e l'efficacia dei sistemi, l'accesso all'istruzione e alla formazione e l'apertura dei sistemi al mondo esterno.
    La partecipazione al lifelong learning non è del tutto in linea con gli obbiettivi fissati ed è molto diversificata nei singoli paesi europei. Alcuni hanno raggiunto e superato il 12,5% fissato (Svezia il 34%, Regno unito il"9,1%, Danimarca il 27,6%), altri sono molto lontani dagli obbiettivi fissati (Ungheria, Slovacchia e Grecia intorno al 5% Bulgaria e Romania sono intorno al 2%) . L'Italia nel 2005 si colloca al 5%.

    Nel 2008, la C.E. fissa gli obbiettivi approvati e sottoscritti da tutti i ministri dell'istruzione da raggiungere nel 2010: l'EdA deve coinvolgere il 12,5% della popolazione. Nonostante l'impegno della Commissione europea niente è stato fatto dal governo Berlusconi per garantire la istruzione e formazione degli adulti  - che in Italia nel 2010 raggiunge solo il 6,9% -  anzi possiamo affermare che tutto tende a impoverire e demolire ciò che era stato fatto negli anni precedenti.
    Sia per promuovere la cittadinanza attiva, sia per aumentare le possibilità di ingresso o reingresso al lavoro, è fondamentale rilanciare la "nostra" proposta di legge di iniziativa popolare "Diritto all'apprendimento permanente", giacente in Parlamento, che garantisce il diritto all'apprendimento per tutti, italiani e migranti..
    L'educazione formale degli adulti si attua nei CtP e nelle scuole serali. Negli ultimi anni il taglio agli organici, l'assenza di una normativa definita per i Cpia hanno prodotto una significativa riduzione dei corsi per gli adulti, e in particolare di tutti quelli funzionali e quelli modulari che consentivano l'apprendimento della lingua come L2.

    Nel Lazio tra il 2007 e il 2009 la partecipazione ai corsi Ida è passata da 52.687 (nel 2007/2008) a 44.159 (nel 2008/2009), con una presenza di migranti che diminuisce da 13.384 a 12.746.

    Il dossier immigrazione 2010 informa - su dati ISTAT - che i migranti presenti nel Lazio a fine 2009 sono 497.940, e stimati quest'anno 565.000. I residenti nel Lazio rappresentano l'8,8% della popolazione.

    La bassa partecipazione ai corsi EDA evidenzia che anche in questo ambito i più penalizzati appartengono alle fasce più deboli della popolazione e quindi i migranti. Certamente uno dei fattori che influisce sulla bassa partecipazione dei migranti ai corsi per adulti è da individuare nel D.L sulla sicurezza e l'introduzione del reato di clandestinità.
    D'altro canto il ministro Maroni e il governo con il Piano per l'integrazione nella sicurezza. Identità e incontro, impongono ai migranti richiedenti il permesso di soggiorno di sottoporsi a un test di lingua italiana (la cui certificazione è a pagamento) e di educazione civica: come si conciliano i tagli all'organico dei ctp con la necessità di frequentare corsi di lingua italiano? Saranno assegnate, prioritariamente, all' EdA le risorse mirate del Fondo sociale europeo per l'integrazione dei migranti ? Per ora abbiamo solo notizia di una rincorsa da parte di molte associazioni per organizzare corsi di L2.

    La Cgil e la FLC debbono fortemente rivendicare il diritto allo studio, nei contratti di lavoro, per consentire ai lavoratori di usufruire delle150 ore di studio, conquistate dalle lotte dei lavoratori molto tempo fa.
    Tutti gli studi sulle forze di lavoro e sulle competenze di base degli italiani evidenziano l'estrema necessità di formazione.

    Il Censis nel suo ultimo rapporto del 2010, "I percorsi di formazione", analizza se c'è coerenza fra professione svolta e conoscenze e competenze possedute per chi ha frequentato corsi di formazione professionale; e inoltre se i migranti che vivono e lavorano nel nostro paese (che hanno generalmente competenze e conoscenze medio alte acquisite nei paesi di provenienza) - siano in possesso di un requisito essenziale per l'integrazione nel mercato del lavoro, quale la conoscenza della lingua italiana.

    Alla luce delle considerazioni e dei dati analizzati è evidente che i problemi che ci siamo posti riguardano sia i lavoratori italiani che i non italiani, e che la loro soluzione non è più rinviabile.

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  • 17.40

    La dispersione in Puglia

    Michele Loglisci, Coordinamento nazionale Immigrati FLC CGIL, presenta alcuni dati della Fondazione Giovanni Agnelli contenuti nel Rapporto sulla scuola 2010. Secondo questi dati, il divario tra Nord e Sud dell'Italia, negli ultimi anni, si è ulteriormente ampliato, a tal punto che uno studente meridionale, per il semplice fatto di essere nato al Sud, a prescindere dalla scuola che frequenta, accumula nel suo percorso scolastico un ritardo formativo di un anno e mezzo.

    La Regione Puglia, per motivi di carattere strutturale, presenta il più basso valore di spesa pubblica per studente. Va anche detto che il contributo degli Enti Locali pugliesi alle scuole è il più basso in assoluto d'Italia. Il sistema scolastico pugliese, dunque, è efficiente per quanto riguarda la spesa pubblica, ma poco efficace, visti gli scarsi punteggi riportati nelle prove OCSE-PISA. Nella rilevazione OCSE-PISA in Scienze del 2006, la Puglia si è classificata al penultimo posto tra le regioni italiane.

    Riprendendo recenti studi della SVIMEZ, bisogna affermare con forza che il circolo vizioso del sottosviluppo delle regioni meridionali va spezzato in più punti. Gli interventi per migliorare il capitale umano rischiano di essere insufficienti se non vengono abbinati ad interventi concreti che incidano sullo sviluppo socio-economico del Sud Italia.

    Come esempio di buona pratica di lotta alla dispersione, viene presentato il Progetto “Diritti a scuola” promosso dalla Regione Puglia. Esso mira a recuperare e rafforzare le competenze di base e trasversali degli allievi a rischio di insuccesso formativo. Esso è finalizzato ad allungare il tempo-scuola, ad attivare compresenze, proponendo metodologie didattiche innovative capaci di intercettare l'interesse dei ragazzi più demotivati. Questo progetto valorizza l'impegno di docenti di lettere e matematica, in genere docenti che avevano insegnato nella scuola per tantissimi anni e che, tutto ad un tratto, si sono ritrovati disoccupati a causa dei tagli imposti dal Governo. Questo progetto è finanziato per il 50% da Fondi Europei, per il 40% da un contributo dello Stato nazionale e per il 10% dalla Regione.

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  • 17.20

    La dispersione in Liguria

    Claudia Nosenghi, del Coordinamento nazionale immigrati FLC, lavora per l'USR Liguria occupandosi principalmente di stranieri. Illustra brevemente, attarverso alcune slides, i dati della dispersione scolastica in Liguria. Dall'ultimo rapporto pubblicato dal Miur, si evince che per quanto riguarda la dispersione, a livello europeo l'Italia si attesta in una delle peggiori posizioni; ma se si passa ad analizzare il dato nazionale interno, si scopre che la Liguria ha un sistema scolastico tra i più efficienti nel contesto italiano. In particolare si scopre che a seguito di alcuni interventi, c'è stata una netta diminuzione delle percentuali di abbandono scolastico. E'importante dunque mettere in campo progetti sempre nuovi per migliorare la situazione e soprattutto progetti interistituzionali, perchè la scuola, da sola, non può farcela a vincere questa battaglia.

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  • 17.00

    Progetto "Icaro … ma non troppo" (Emilia Romagna)

    Andrea Farioli presenta il progetto di cui pubblichiamo di seguito un abstract.
    In allegato la versione integrale.

    Dall’anno scolastico 1999/2000 l’U.S.P. di Reggio Emilia ha promosso, sull’intero territorio provinciale, il Progetto “Icaro… ma non troppo” finalizzato alla realizzazione di azioni di prevenzione della dispersione scolastica.

    • Il progetto è realizzato in coerenza con i Piani dell’Offerta Formativa delle singole scuole
    • I destinatari dell’azione sono allievi che, giunti nel quindicesimo anno di età, massimo due per ogni istituto coinvolto, che non hanno ancora conseguito la Licenza della Scuola Media, sono a rischio di abbandono scolastico e presentano gravi problematiche d idisadattamento o rischio di devianza.

    In una terra ad “elevata e buona scolarizzazione” possono esistere fenomeni non trascurabili di “caduta fuori” dal sistema formativo?
    Si, vi sono sacche di disaffezione e progressiva perdita di senso del percorso scolastico accompagnata spesso da incremento delle assenze, abbandono totale del lavoro in classe e a casa. Per questi ragazzi la scuola non è più il luogo principe della loro socialità , il metro con il quale possono misurarsi cresciuti e maturati. Spesso l’aula diventa il luogo della frustrazione, dello specchio deformato di sé, del precipitare dell’autostima.
    Anche se presenti fisicamente a scuola i percorsi di apprendimento risultano spesso interrotti.
    Si tratta infatti di allievi per i quali la scuola, spesso ricorrendo a progettualità anche straordinarie rispetto al curricolo, ha già tentato soluzioni e predisposto azioni di recupero che tuttavia non hanno prodotto risultati apprezzabili né per quanto riguarda la biografia del ragazzo, né per quanto riguarda la sostenibilità della quotidianità scolastica.

    La scuola della seconda occasione è una scuola riparativa, che interviene a danno già avvenuto o a danno probabile Essa non è un obbligo,ma si fonda sulla volontarietà, cioè sopra un accordo, una promessa o patto non più implicito ma dichiarato, che ne sancisce l’avvio e che la connota di nuovo senso.
    Tale progetto si connota come immediatamente orientativo e ri-orientativo, con un’offerta valida sia per le parti d’Italia dove si va presto a lavorare e poi si cerca nuova formazione, sia per le aree del Paese dove si entra e esce dal lavoro nero.

    Le tipologie di problematiche che questi ragazzi portano con sé sono varie ma possiamo enuclearne alcune ricorrenti:

    • una scolarità di base mediamente bassa dovuta ad un sostanziale fallimento negli apprendimenti, anche i più elementari come scrivere e leggere correttamente;
    • vissuto di sconfitta e rimozione della motivazione alla conoscenza conseguente ai difficili trascorsi scolastici;
    • una distorta immagine di sé, delle proprie risorse e dei limiti che sfociano in una diffusa bassa autostima e in comportamenti distruttivi;
    • frequente presenza di falsi sé conflittuali e aggressivi che fungono da copertura a personalità fragili e poco strutturate;
    • difficoltà relazionali con i pari e con gli adulti soprattutto con le figure portatrici di autorità;
    • impossibilità a proiettarsi nel futuro e disorientamento nella costruzione di un progetto di vita e nell’operare delle scelte;
    • presenza delle tipiche caratteristiche psicologiche dell’età adolescenziale (meccanismi di difesa, seconda individuazione e separazione, etc.) in forma estremizzata. Questi elementi si possono riscontrare variamente combinati, quello che accomuna quasi tutti è il bisogno di figure adulte significative che sostengano e orientino nell’affrontare il cammino evolutivo e le sue difficoltà.

    Piano dell’offerta formativa

    Gli allievi sono chiamati a frequentare il progetto dal Lunedì al Venerdì per quattro ore al giorno. In queste giornate si alternano attività di orientamento a quelle di recupero scolastico, ad esperienze di laboratorio (a scelta tra meccanico, grafico, artistico - creativo, teatro).
    Per due settimane continuative ai ragazzi viene proposto anche lo stage formativo in azienda, nel settore da loro scelto e nell’area di pertinenza del laboratorio che stanno seguendo a scuola.
    Nel mese di Giugno, a termine del progetto i ragazzi sostengono l’Esame di Stato conclusivo del primo ciclo di Istruzione con una commissione apposita, all’interno dei locali della scuola capofila.

    • L’attività didattica è suddivisa per aree:  Area antropologica che contiene integrate fra loro italiano, storia, geografia; area scientifica con matematica e scienze; area linguistica, area artistico/espressiva. Un altro snodo chiave della nostra progettazione è senza dubbio quello di inserire attività direttamente legate alla sperimentazione di futuri percorsi lavorativi o formativi.

    Attività finalizzate al bilancio delle competenze a al riconoscimento dei crediti

    Nel corso del progetto si realizza un port-folio delle competenze individuali attraverso il quale l’allievo con un adulto di riferimento ricostruisce, in modo condiviso, i passaggi salienti del percorso formativo, delle abilità pregresse riconosciute, degli apprendimenti e delle evoluzioni  interiorizzate, legate non solo alla sfera del saper fare ma anche e soprattutto alla sfera del saper essere. Il port-folio diventa strumento d’esame e quindi di accesso ad un credito ma diviene soprattutto un oggetto simbolico che accompagna il ragazzo oltre il progetto stesso. Una parte importante del port-folio riguarda la ricostruzione di una competenza specifica individuale, un progetto personale che è reso visibile attraverso mezzi audio- video o fotografici e correlati da una parte scritta. La relazione educativa con un formatore funge dunque da strumento mediante il quale il ragazzo può individuare, riconoscere ed esprimere una  particolare competenza, che viene valorizzata ed equiparata alle altre più tradizionalmente scolastiche.

    Attività nei confronti delle famiglie e patti formativi: un progetto di cura

    Il patto formativo costituisce un passaggio rituale e simbolico, e quindi fondamentale per dare inizio all’avventura del progetto; è così per ogni ragazzo e non solo per lui. Viene sottoscritto dal gruppo (direttore Icaro, genitori, referente scuola media, ragazzo) coinvolto nel percorso formativo, che si impegna formalmente a rispettarlo. Il ragazzo si trova, forse per la prima volta, a dover scegliere sulla prosecuzione della sua formazione e non solo a subire scelte fatte da altri. Con la sua firma si impegna a realizzare la scelta fatta.
    La presenza della famiglia alla sottoscrizione del patto è molto importante in quanto a lei si richiede una effettiva presa in carico riguardo all’impegno che il proprio figlio assume, una dichiarazione di partecipazione che non permette, o che riduce, l’ambiguità e la rinuncia al proprio ruolo genitoriale, al quale i genitori sono costantemente richiamati nel corso del progetto.
    La famiglia viene coinvolta fortemente e concretamente, in tal modo la sua partecipazione diventa auto-formativa e il suo ruolo riconosciuto e valorizzato.

    Il filo rosso dell’approccio pedagogico: la cura degli stili di vita

    L’intervento educativo del progetto mira, come si è detto, ad un’azione di cura che va oltre il profilo scolastico e formativo.
    La possibilità di successo formativo è infatti strettamente correlata alla cura degli stili di vita, ad una relazione armonica con se stessi e con il proprio universo relazionale.
    Negli anni il Progetto si è a lungo soffermato sulla cura dei disordini relazionali (nelle relazioni con i pari, con gli adulti significativi e titolari di autorità): l’incapacità è il fallimento relazionale rappresentano infatti il nucleo centrale, forse l’origine del fallimento scolastico.

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  • 16.30

    Arrampicoterapia contro la Dispersione

    Il prof. Stefano Dati arriva da Napoli ed illustra il progetto di cui pubblichiamo di seguito un abstract.

    Arrampicoterapia nasce nel 2005 quale settore della Formazione Uisp lega Montagna Nazionale per essere poi successivamente applicata nell’ambito scolastico attraverso i progetti: CIMA, MI FIDO DI TE, SCALARE LA MENTE e “Adotta un Rifugio". Progetto che nasce dalle esperienze precedenti e né diventa una buona pratica dal 2008 sino ad oggi, che porta alla creazione, del laboratorio ambientale interattivo.

    Le attività condotte negli ambienti naturali, come sport di montagna o pratiche didattiche a scopo naturalistico, possono svolgere un ruolo fondamentale non solo per avvicinare gli alunni metropolitani alla scoperta e al rispetto della natura, ma anche per favorire i processi di integrazione e socializzazione tra i ragazzi normodotati, diversamente abili e ragazzi a rischio.

    I tempi che viviamo, richiedono che le problematiche legate alla dispersione scolastica vengano affrontati in modo razionale e con strategie innovative imponendo la necessità di approdare a forme di coinvolgimento più efficaci e coinvolgenti, e che ci si occupi della gestione di queste problematiche, in primo luogo come affrontare le modalità comportamentali legate alle iperattività e aggressività, promuovendo l’impiego di nuove risorse nell’ambito scolastico, extrascolastico e del tempo libero.

    Il contatto con la natura per andare incontro ai “soggetti difficili” sembra presentarsi a noi come una nuova sfida da affrontare ai fini educativi e didattici, in tale direzione si muove la SMS O. Bordiga di Ponticelli - Napoli.

    L’ambiente e i/le ragazze/i, sono due subsistemi appartenenti a ciò che siamo soliti definire contesto e che non possono essere separati. Questi due elementi, si trovano in un difficile equilibrio di dipendenza e talvolta di competizione, per cui gli imput provenienti dall’ambiente per lo più degradato inducono i ragazzi non solo a nuove complesse riorganizzazioni interne ma anche a modificare e ristrutturare il contesto stesso a salvaguardia della propria identità, in un continuo oscillare tra l’u-topia e l’a-topia, cioè tra un luogo-contesto percepito come una speranza di riscatto e al tempo stesso come un non-luogo.

    Le istituzioni presenti sul territorio come “agenzia di sviluppo umano

    Sono protagoniste di un processo di integrazione e promozione sociale, processi di inclusione piuttosto che di esclusione, creando in primo luogo una alternativa al quartiere: l’alternativa sono gli ambienti naturali.

    L’obiettivo è quello di modificare la leadership “negativa” dei bulli in leadership “positiva” avvicinandoli alle problematiche dei diversamente abili, promuovere attraverso uno specifico percorso formativo, la “trasformazione” dei soggetti problematici, creare per i ragazzi possibili alternative lavorative, figure professionali quali ad esempio: istruttori di sport di montagna della UISP lega Montagna Nazionale, operatori ambientali, agricoltori, con l’auspicio che siano i ragazzi stessi i continuatori e costruttori del progetto.

    NUOVA METODOLOGIA IN OUTDOOR SCHOOL “ ACTIVITIES STORMING EN PLAIN AIR

    Il Metodo Sperimentale ed innovativo che è nato dalle risultanti del lavoro in ambiente si chiama “ACTIVITIES STORMING”: nasce dalle esperienze degli sport di montagna, successivamente ampliati con le attività en plain air.

    Il metodo sperimenta le analisi e le osservazioni del piano emozionale dell’individuo e su di esse innesta il processo didattico-emozionale.Elementi essenziali è l’attuazione delle attività en plain air, nella forma spontanea avvalendosi delle risorse che madre natura mette a disposizione. Il percorso conclusivo passa attraverso la presa di coscienza tra soggetto, attività e natura.

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  • 16.00

    Minori, reati e dispersione

    Don Domenico Ricca è il Cappellano del carcere "Ferrante Aporti" di Torino e racconta la sua esperienza.

    Ne evidenzia la povertà strutturale a cui si è aggiunta sempre più una povertà immateriale che anche in questo caso parla di mancanza di investimenti. Le carceri sono sovraffollate e 1/3 dei carcerati è immigrato

    Il disagio più grande lo vivono i carcerati adulti per i quali vanno costruiti circoli virtuosi, che diano risposte al loro senso di fallimento, dal quale non sanno uscire.

    La figura dell'educatore è fondamentale per creare quei circoli virtuosi che diano speranze agli adulti e ai ragazzi, ma assumere un educatore è considerato uno spreco.

    Da sondaggi effettuati, l'istruzione per la maggioranza della popolazione carceraria giovanile è considerata importante  per uscire dall'emarginazione e dal rischio di reiterazione dei reati.

    Nel carcere la collaborazione fra le istituzioni che vi interagiscono è fondamentale per creare una progettualità virtuosa per i ragazzi che parta dal vivere le cose semplici di ogni giorno, dall'intessere relazioni pacate, costruite  con pazienza. L'ascolto che l'adulto è disposto a dare è l'opportunità di cui ha bisogno chi si sente escluso dalla società e non sa come rientrarci.

  • 15.30

    La testimonianza di un ex allievo di Don Milani

    Rivolgendosi alla platea: “Chi sono io?”. Agostino Burberi è uno dei primi ragazzi di Barbiana, anzi il primo che Don Milani incontrò appena arrivato in un pomeriggio piovoso. 

    Burberi attraverso il racconto del suo vissuto ripercorre le vicende della comunità e rievoca la forza del pensiero di Don Milani. “Il giorno dopo, facendo il giro del paese disse che avrebbe fatto il doposcuola a tutti i ragazzini che incontrava”.

    Sono passati 50 anni e c'è stato molto silenzio sulla vicenda, soltanto negli ultimi quindici anni l'esperienza è stata presa in forte considerazione. Un'esperienza irripetibile nei termini in cui si era affermata in quella comunità, ma che ha lasciato molti frutti nella società, come la diffusione della scuola popolare gestita dal volontariato e poi l'istituzionalizzazione delle 150 ore per gli adulti.  In quel periodo storico c'era un fatto molto importante, la speranza del futuro. Cosa resta oggi? Secondo Burberi è importante riprendere i valori di allora che possono essere attualizzati oggi.

    Prima di tutto la coerenza fra ciò che si dice, quello che siamo e ciò che si fa. Don Milani non ha mai rinunciato al suo pensiero e questa è stata la sua forza, era convinto che quello che faceva la differenza fra i ricchi e i poveri era l'arte della parola e la scuola popolare serale poteva dare l'opportunità a tutti di essere messi nella condizione di avere una formazione e una informazione. Quindi l'importanza di avere gli strumenti per ricercare la verità e reagire di fronte all'ingiustizia.  Allora c'erano i giornali come mezzo di informazione e uno dei momenti di valore era l'incontro serale per la lettura dei giornali e il confronto delle notizie date. Conoscere e analizzare. Gli adulti e i ragazzi discutevano su come fare per cambiare le cose che non andavano bene, per creare un mondo migliore, utilizzando tutti gli strumenti che la Costituzione indicava, ma in extremis anche la disobbedienza civile (l'obiezione di coscienza). Gli obbiettivi erano alti e così dovrebbero essere anche per i ragazzi d'oggi. Una riflessione sul concetto dell'obbedienza, ricordando come paradossalmente i nazisti dei lager si giustificavano dicendo che obbedivano agli ordini superiori, Burberi sostiene che non si può chiedere ai giovani di obbedire, ma di ragionare e il fine dovrebbe essere l'educazione alla responsabilità. Un' ultima indicazione dell'esperienza di Barbiana che potrebbe essere di gran valore nella nostra epoca, il senso della collettività che superava l'interesse individuale, i problemi vissuti collettivamente.

  • 15.00

    Lo "sguardo lungo" delle Scuole della Seconda Occasione

    Elena Brighenti è l'autrice di "Ricomincio da me" (edizione:  Trento,  Provincia Autonoma di Trento - IPRASE del Trentino, 2006).

    La dispersione scolastica è un fenomeno che non accenna a scomparire, nemmeno nelle aree meglio scolarizzate del nostro paese. Già dal 1995, tuttavia, con Libro bianco di Edith Cresson, la sua riduzione è stata messa tra gli obiettivi di indirizzo per le istituzioni formative europee in vista della lotta alla marginalità sociale e culturale, con l'intento di realizzare una società della conoscenza competitiva a livello globale. Si tratta di una prospettiva che guarda alla complessità della realizzazione di un progetto di Europa dei cittadini: uno ‘sguardo lungo' che esplora un orizzonte possibile.

    Tra il 2005 e il 2007 l'Istituto provinciale per la ricerca, l'aggiornamento e la sperimentazione educativi  (IPRASE) del Trentino ha costituito una rete fra cinque progetti nazionali di ‘scuole della seconda opportunità' con l'intento di indagarne la complessità, ma soprattutto di far emergere gli aspetti che marcano peculiarmente queste esperienze.  Ne è derivata una ricerca approfondita che ha messo in evidenza alcuni tratti caratterizzanti, condivisi dalle diverse proposte, quali l'attenzione alla relazione educativa, il sostegno attento alla motivazione, la proposta di esperienze autentiche di apprendimento dalla vita e per  la vita, la significatività dei saperi per l'apprendente, lo stimolo e l'aiuto all'assunzione di responsabilità da parte del ragazzo o della ragazza rispetto alla propria formazione. Anche l'investimento da parte dei docenti in autoformazione permanente appare come tratto comune ai progetti della rete.

    Queste esperienze testimoniano come "coltivare l'umanità" possa costituire, per molti operatori della formazione, un obiettivo  irrinunciabile nonostante l'indebolimento dei legami di solidarietà e della tensione verso la promozione e l'emancipazione di chi parte o si ritrova in posizione di svantaggio. E soprattutto segnalano alla scuola della prima occasione alcuni bisogni che anch'essa ospita, e che chiedono di essere riconosciuti e di ricevere risposte educative autentiche, rinnovate, competenti, lungimiranti.

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  • 14.45

    Obbligo della Lingua 2: permesso a punti per gli immigrati?

    Kurosh Danesh, Coordinatore comitato nazionale immigrati CGIL, ringraziando gli organizzatori per l'invito al Convegno, presenta il suo intervento come un intervento "tecnico", che vuole raccontare in poche parole le innovazioni normative che riguardano la permanenza degli stranieri in Italia e l'apprendimento da parte loro, della lingua italiana.

    Due sono i punti fondamentali della nuova normativa a breve in vigore, il primo, per chi richiede il permesso di soggiorno CE (permesso per soggiornanti di lungo periodo che può essere richiesto solo da chi possiede un permesso di soggiorno da almeno 5 anni) è la certificazione della conoscenza della lingua italiana ad un livello A2 (secondo il Quadro comune Europeo di Riferimento per le lingue). 

    Il secondo, è l'Accordo d'integrazione, un accordo destinato agli stranieri che entrano per la prima volta sul territorio nazionale, a cui vengono attribuiti 16 punti/crediti di partenza che possono essere incrementati o decurtati per vari motivi. All'immigrato viene richiesta la frequenza di un corso di educazione civica (la mancata frequenza causa la decurtazione di 15 punti) e il superamento di un test di italiano di livello B1.

    Un fattore fondamentale da sottolineare è che questi cambiamenti non sono supportati da nessun investimento. Chi certificherà le competenze in educazione civica sono gli Sportelli unici presso le Prefetture, istituzioni già in difficoltà per diversi motivi tra i quali, grosse carenze di organico.

    Insomma, si andrà a gestire quello che è un obbligo per gli immigrati, senza nessun contributo per il percorso di apprendimento e con una struttura certificatrice già in grosse difficoltà. Tra l'altro l'Accordo prevede che la formazione in educazione civica avvenga all'inizio della permanenza sul territorio italiano va da se, che uno straniero appena arrivato, non comprende la lingua e incontrerà molte difficoltà per i temi difficili (la Costituzione italiana ad esempio) che il corso dovrebbe ad affrontare.

    Per quanto riguarda la conoscenza della L2 richiesta a coloro che aspirano al permesso CE, Danesh premette che l'apprendimento della lingua del paese d'arrivo rappresenta una ricchezza per un migrante, la possibilità di conoscere e difendere i propri diritti con maggior sicurezza. Ma quello che sta accadendo in Italia dice, è che la conoscenza della lingua sta per diventare condizione imprescindibile per poter restare sul territorio.

    Per di più, i 4 enti che attualmente dovrebbero certificare la competenza dell'immigrato sono: l'Università di Perugia, l'Università di Siena, l'Università Roma Tre e la Società Dante Alighieri. Quattro istituzioni dislocate in città non raggiungibili da tutti e con metodologie didattiche diverse tra loro. E' ovvio dunque, che per soddisfare quello che è un obbligo, l'immigrato tenderà verso la metodologia più semplice e la città più vicina. Ovviamente quest'operazione aprirà la strada ad un grosso mercato.

    La CGIL ha messo già in piedi un tavolo  tra diverse categorie, per dare una risposta a questi temi. Riteniamo dice Danesh, che debba essere un'istituzione pubblica a farsi carico di questo processo, i cui costi non possono ricadere sul migrante.

    La logica ci porta a ritenere conclude, che sia la scuola pubblica l'istituzione su cui investire. Si lavora alacremente ad una risposta, perchè dare una giusta impostazione a questi temi, significa anche difendere le conquiste di civiltà già raggiunte in questo paese.