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Progetto "Icaro … ma non troppo" (Emilia Romagna)

Andrea Farioli presenta il progetto di cui pubblichiamo di seguito un abstract.
In allegato la versione integrale.

Dall’anno scolastico 1999/2000 l’U.S.P. di Reggio Emilia ha promosso, sull’intero territorio provinciale, il Progetto “Icaro… ma non troppo” finalizzato alla realizzazione di azioni di prevenzione della dispersione scolastica.

  • Il progetto è realizzato in coerenza con i Piani dell’Offerta Formativa delle singole scuole
  • I destinatari dell’azione sono allievi che, giunti nel quindicesimo anno di età, massimo due per ogni istituto coinvolto, che non hanno ancora conseguito la Licenza della Scuola Media, sono a rischio di abbandono scolastico e presentano gravi problematiche d idisadattamento o rischio di devianza.

In una terra ad “elevata e buona scolarizzazione” possono esistere fenomeni non trascurabili di “caduta fuori” dal sistema formativo?
Si, vi sono sacche di disaffezione e progressiva perdita di senso del percorso scolastico accompagnata spesso da incremento delle assenze, abbandono totale del lavoro in classe e a casa. Per questi ragazzi la scuola non è più il luogo principe della loro socialità , il metro con il quale possono misurarsi cresciuti e maturati. Spesso l’aula diventa il luogo della frustrazione, dello specchio deformato di sé, del precipitare dell’autostima.
Anche se presenti fisicamente a scuola i percorsi di apprendimento risultano spesso interrotti.
Si tratta infatti di allievi per i quali la scuola, spesso ricorrendo a progettualità anche straordinarie rispetto al curricolo, ha già tentato soluzioni e predisposto azioni di recupero che tuttavia non hanno prodotto risultati apprezzabili né per quanto riguarda la biografia del ragazzo, né per quanto riguarda la sostenibilità della quotidianità scolastica.

La scuola della seconda occasione è una scuola riparativa, che interviene a danno già avvenuto o a danno probabile Essa non è un obbligo,ma si fonda sulla volontarietà, cioè sopra un accordo, una promessa o patto non più implicito ma dichiarato, che ne sancisce l’avvio e che la connota di nuovo senso.
Tale progetto si connota come immediatamente orientativo e ri-orientativo, con un’offerta valida sia per le parti d’Italia dove si va presto a lavorare e poi si cerca nuova formazione, sia per le aree del Paese dove si entra e esce dal lavoro nero.

Le tipologie di problematiche che questi ragazzi portano con sé sono varie ma possiamo enuclearne alcune ricorrenti:

  • una scolarità di base mediamente bassa dovuta ad un sostanziale fallimento negli apprendimenti, anche i più elementari come scrivere e leggere correttamente;
  • vissuto di sconfitta e rimozione della motivazione alla conoscenza conseguente ai difficili trascorsi scolastici;
  • una distorta immagine di sé, delle proprie risorse e dei limiti che sfociano in una diffusa bassa autostima e in comportamenti distruttivi;
  • frequente presenza di falsi sé conflittuali e aggressivi che fungono da copertura a personalità fragili e poco strutturate;
  • difficoltà relazionali con i pari e con gli adulti soprattutto con le figure portatrici di autorità;
  • impossibilità a proiettarsi nel futuro e disorientamento nella costruzione di un progetto di vita e nell’operare delle scelte;
  • presenza delle tipiche caratteristiche psicologiche dell’età adolescenziale (meccanismi di difesa, seconda individuazione e separazione, etc.) in forma estremizzata. Questi elementi si possono riscontrare variamente combinati, quello che accomuna quasi tutti è il bisogno di figure adulte significative che sostengano e orientino nell’affrontare il cammino evolutivo e le sue difficoltà.

Piano dell’offerta formativa

Gli allievi sono chiamati a frequentare il progetto dal Lunedì al Venerdì per quattro ore al giorno. In queste giornate si alternano attività di orientamento a quelle di recupero scolastico, ad esperienze di laboratorio (a scelta tra meccanico, grafico, artistico - creativo, teatro).
Per due settimane continuative ai ragazzi viene proposto anche lo stage formativo in azienda, nel settore da loro scelto e nell’area di pertinenza del laboratorio che stanno seguendo a scuola.
Nel mese di Giugno, a termine del progetto i ragazzi sostengono l’Esame di Stato conclusivo del primo ciclo di Istruzione con una commissione apposita, all’interno dei locali della scuola capofila.

  • L’attività didattica è suddivisa per aree:  Area antropologica che contiene integrate fra loro italiano, storia, geografia; area scientifica con matematica e scienze; area linguistica, area artistico/espressiva. Un altro snodo chiave della nostra progettazione è senza dubbio quello di inserire attività direttamente legate alla sperimentazione di futuri percorsi lavorativi o formativi.

Attività finalizzate al bilancio delle competenze a al riconoscimento dei crediti

Nel corso del progetto si realizza un port-folio delle competenze individuali attraverso il quale l’allievo con un adulto di riferimento ricostruisce, in modo condiviso, i passaggi salienti del percorso formativo, delle abilità pregresse riconosciute, degli apprendimenti e delle evoluzioni  interiorizzate, legate non solo alla sfera del saper fare ma anche e soprattutto alla sfera del saper essere. Il port-folio diventa strumento d’esame e quindi di accesso ad un credito ma diviene soprattutto un oggetto simbolico che accompagna il ragazzo oltre il progetto stesso. Una parte importante del port-folio riguarda la ricostruzione di una competenza specifica individuale, un progetto personale che è reso visibile attraverso mezzi audio- video o fotografici e correlati da una parte scritta. La relazione educativa con un formatore funge dunque da strumento mediante il quale il ragazzo può individuare, riconoscere ed esprimere una  particolare competenza, che viene valorizzata ed equiparata alle altre più tradizionalmente scolastiche.

Attività nei confronti delle famiglie e patti formativi: un progetto di cura

Il patto formativo costituisce un passaggio rituale e simbolico, e quindi fondamentale per dare inizio all’avventura del progetto; è così per ogni ragazzo e non solo per lui. Viene sottoscritto dal gruppo (direttore Icaro, genitori, referente scuola media, ragazzo) coinvolto nel percorso formativo, che si impegna formalmente a rispettarlo. Il ragazzo si trova, forse per la prima volta, a dover scegliere sulla prosecuzione della sua formazione e non solo a subire scelte fatte da altri. Con la sua firma si impegna a realizzare la scelta fatta.
La presenza della famiglia alla sottoscrizione del patto è molto importante in quanto a lei si richiede una effettiva presa in carico riguardo all’impegno che il proprio figlio assume, una dichiarazione di partecipazione che non permette, o che riduce, l’ambiguità e la rinuncia al proprio ruolo genitoriale, al quale i genitori sono costantemente richiamati nel corso del progetto.
La famiglia viene coinvolta fortemente e concretamente, in tal modo la sua partecipazione diventa auto-formativa e il suo ruolo riconosciuto e valorizzato.

Il filo rosso dell’approccio pedagogico: la cura degli stili di vita

L’intervento educativo del progetto mira, come si è detto, ad un’azione di cura che va oltre il profilo scolastico e formativo.
La possibilità di successo formativo è infatti strettamente correlata alla cura degli stili di vita, ad una relazione armonica con se stessi e con il proprio universo relazionale.
Negli anni il Progetto si è a lungo soffermato sulla cura dei disordini relazionali (nelle relazioni con i pari, con gli adulti significativi e titolari di autorità): l’incapacità è il fallimento relazionale rappresentano infatti il nucleo centrale, forse l’origine del fallimento scolastico.

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