Convegno interregionale "Migranti e diritti di cittadinanza" - Prima giornata

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    Sono da poco passate le ore 10 quando Salvatore Tripodi del Centro nazionale FLC CGIL apre i lavori del Convegno interregionale "Migranti e diritti di cittadinanza" che si svolge nella Sala "Giuseppe Di Vittorio" della Camera del Lavoro Metropolitana CGIL di Milano.

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    Dopo avere ringraziato i presenti, spiega le finalità del convegno sottolineando che l'appuntamento di Milano segue i convegni a carattere nazionale che hanno trattato i temi dell'immigrazione

    Tripodi ribadisce che il convegno vuole segnare l'inizio di un nuovo percorso che, attraverso convegni interregionali, si pone le seguenti finalità

    • far conoscere e discutere il lavoro svolto dalla CGIL sul tema dell'immigrazione
    • promuovere un confronto non limitato ai soli lavoratori della scuola, ma capace di coinvolgere tutte le altre categorie di lavoratori, gli esperti, gli operatori sociali, le associazioni di volontariato e i rappresentanti delle comunità di migranti presenti nel territorio
    • proporre delle soluzioni alle questioni più rilevanti relative ai diritti di cittadinanza dei migranti.

    Dà dunque la parola alla presidente Proteo Fare Sapere della Regione Lombardia Maria Amodeo.

    Amodeo esordisce affermando che la città di Milano in quanto prossima al rinnovo di governo metropolitano si presta ad essere luogo strategico per mantenere vitale il dibattito sui temi della Legalità e della Costituzione, che all'Associazione Proteo Fare Sapere stanno particolarmente a cuore. Su questi temi caldi le sinergie CGIL, FLC e Associazione Proteo, che nel suo specifico affronta soprattutto i temi della scuola e della formazione, sono fondamentali e non solo nell'emergenza storica, conseguente ai fatti internazionali ed effetto della mobilità lavorativa dal Sud del mondo, ma nell'ordinario dibattito e nell'ordinario fare politico che rende improrogabile l'assunzione di posizioni e il "mettere la faccia" di fronte all'evento emergenza migrazione (è inaccettabile chiamarlo problema anzi sarebbe ormai tempo di parlare della presenza multietnica e multiculturale degli immigrati come di una risorsa di conoscenze e competenze di cittadinanza da favorire e non limitare o contingentare, ma questo è solo il mio personale punto di vista) cavalcato da alcuni mass media come pedina, come mossa di propaganda politica.

    Un recente sondaggio IPSOS ci rimanda, dice Amodeo, un'immagine italiana frammentata davanti al diverso, chi ne ha paura, chi si rassegna alla sua presenza, chi è curioso, chi incerto sul da farsi, chi gli sorride, quando invece la sofferta mobilità dei nostri padri emigranti avrebbe dovuto renderci pronti e sicuri all'accoglienza, e dare di noi uniformità e univocità di atteggiamenti sociali verso la cultura dell'integrazione.

    Aprirsi al mondo e lasciare che il mondo entri senza spaesarsi; vedere la realtà da molte prospettive; scoprire i confini della propria cultura interagendo con quelle altrui; sentire legami comuni di umanità sotto il fluire di differenze appariscenti e dar sostanza a queste aspirazioni, su questi temi devono agire il Sindacato e l'associazione Proteo studiando e sviluppando l'apprendimento interculturale e le infrastrutture che ne favoriscono la diffusione. Parafrasando l'antropologo Robert Hanvey si può dire che chi si sente a disagio fuori dalla propria nazione e dalla propria lingua è un cittadino dimezzato! Ma trasformiamo in cittadini dimezzati quegli uomini e donne che non trovano nel nostro paese una cultura dell'accoglienza e dell'integrazione.

    Quando in Italia si parla di "problema migratorio" e si sottolinea il termine "problema" il pensiero corre immediatamente al fenomeno dei flussi migratori degli ultimi anni ed ai nuovi bisogni che sono derivati dal confronto con la nostra società. Bisogna invece affrontare il tema da un punto di vista diverso e più ampio. La domanda che noi poniamo è questa: se in Italia non fossero arrivati alcuni milioni di persone da Paesi economicamente più deboli, sarebbe o non sarebbe necessario introdurre forti elementi di educazione al dialogo tra le culture nella nostra società ed in primo luogo nella scuola del nostro Paese? La risposta di Amodeo è fortemente positiva: sì, sarebbe necessario, anche in assenza di flussi migratori. Lo esigono i processi di unificazione europea e quelli più generali di globalizzazione, che porteranno sempre più gli adulti di domani a vivere in una interazione quotidiana con persone, prodotti ed informazioni provenienti da tutto il mondo."

    Se poi il discorso dell'educazione multietnica viene affrontato con lo strumento degli scambi giovanili internazionali - riconosciuto come fondamentale da tutte le istituzioni europee - vediamo che sono pochissimi i giovani italiani che nel corso del loro curriculum scolastico fanno esperienze di studio all'estero di alcuni mesi, poco o nulla si fa per i giovani tra i 14 e i 18 anni, cioè per quella fascia d'età più idonea ad un'esperienza formativa globale, poiché proprio in quegli anni sviluppa atteggiamenti e convinzioni che influiranno sulle scelte future professionali e di vita.

    Avviandosi alla conclusione Amodeo si augura che da questo convegno, il settimo organizzato dal Coordinamento nazionale Immigrati FLC CGIL, si uscirà con la consapevolezza e la condivisione della Piattaforma CGIL e FLC di cui Proteo potrà promuoverne conoscenza e condivisione attraverso incontri territoriali con le "scuole amiche" sui temi dell'immigrazione, dell'accoglienza/integrazione alunni stranieri, della dispersione scolastica, dell'integrazione scolastica.

    10.25

    Giovanni Minali, della segreteria della Camera del Lavoro Metropolitana CGIL di Milano, si complimenta e ringrazia per l'interessante iniziativa. Il tema "migranti", esordisce, è dirompente in campagna elettorale: sicurezza/convivenza/rischi. Fenomeno impetuoso in quartieri "caldi" (gli stessi compagni anche impegnati politicamente durante confronti comunicano forme di rigidità). Non si evince nessun input nella costruzione di rapporto sociale, rapporto necessario con gli organismi istituzionali improntato sull'ascolto e confronto e riconosce la scuola quale vero ed efficace referente per il raggiungimento di questo necessario obiettivo. Fondamentale, sottolinea Minali, costruire ascolto/interazione.

    Cita la scuola del quartiere Baggio: l'esperienza porta a dati positivi ma nonostante questo si vuole chiudere. Realtà che risulta essere "abbandonata" nonostante la "convivenza del quartiere", convivenza costruita anche attraverso lo sport organizzato a scuola che ha portato le famiglie autoctone ad accettare le famiglie straniere capendo quanto è fondamentale la condivisione e la partecipazione. Purtroppo nonostante i buoni esiti gli addetti ai lavori e l'utenza sono stati lasciati da soli dalle Istituzioni.

    Parla di regolarizzazioni Minali: a Milano ci sono state 48.000 richieste di regolarizzazione, solo 5.000 (dato inferiore a quello di Catania) sono state regolarizzate. Chiaro il freno politico attraverso la burocrazia!
    Riporta i dati riguardanti il fenomeno della disoccupazione. In modo dirompente la crisi ha colpito gli stranieri. Il settore dell'industria è il più alto. In periferia di Milano alle 5/5.30 del mattino presso aziende logistiche si vedono gruppi di lavoratori che saltano i cancelli per poter andare a lavorare in nero. Ribadisce la necessità assoluta di riprendere e coinvolgere in primis le istituzioni e la FLC CGIL con tutte le realtà scolastiche.
    Altra dichiarazione eclatante è la negazione totale da parte dell'amministrazione nell'ammettere la presenza di profughi a Milano. La crisi dei Balcani ne aveva portati 70.000 oggi circa 10.000.

    Su tutto questo le istituzioni continuano a tacere, non costruiscono integrazione. Pesante come i vecchi migranti vivono come "concorrenti" i nuovi migranti. Occorre prevenire, occorre attivarsi anche attraverso la contrattazione di secondo livello investendo sullo studio degli usi e abitudini (dieta, ferie, altro ancora) dei migranti e, utilizzando anche dei vademecum, fare informativa per delegati.

    Avviandosi alla conclusione, Minali interviene anche sul cosiddetto "fenomeno seconda generazione": le riflessioni e le iniziative continuano ad essere fatte ma solo tra Organizzazioni sindacali e Caritas. Iniziative alle quali il mondo della scuola lancia forti stimoli positivi per politiche attive ma ancora una volta in totale assenza delle istituzioni.

    10.45

    È il turno di Patrizia Epifani, Coordinamento nazionale immigrati FLC CGIL, che dà lettura della relazione introduttiva ai lavori dell'iniziativa di oggi. Epifani spiega che l'incontro interregionale che si svolge a Milano segue i 5 convegni nazionali che si sono svolti in diverse città italiane e che hanno portato alla costituzione del Coordinamento nazionale immigrati FLC CGIL di cui fanno parte docenti, personale ATA e dirigenti scolastici in rappresentanza di tutte le regioni.

    La FLC CGIL ha iniziato da tempo un percorso di riflessione e di studio sui temi legati ai migranti e in particolar modo alla loro presenza nella scuola italiana. Intendiamo ora promuovere, attraverso i convegni interregionali, un confronto con tutti coloro che a vario titolo lavorano nel territorio su questi temi (gli esperti, gli operatori sociali, le associazioni di volontariato, i rappresentanti delle comunità di migranti…) in modo da promuovere un confronto non limitato ai lavoratori della scuola. Non a caso, questo nuovo percorso parte da Milano, la città in cui risiede il 20% dei cittadini stranieri presenti in Italia.

    È con questo spirito che, si legge nella relazione introduttiva, "Un grande sindacato come il nostro deve sapere guardare al domani anche in tempi grami come sono questi che viviamo nella consapevolezza che definire i problemi, cercare soluzioni, progettare non è mai tempo sprecato".

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    11.30

    L'intervento di Roberta Ricucci, ricercatrice dell'Università di Torino, ha per titolo "Oltre i numeri: studenti di origine straniera crescono". Pubblichiamo di seguito un abstract dell'intervento a cura della stessa relatrice e a seguire alcune segnalazioni bibliografiche per approfondire l'argomento.

    I figli dell'immigrazione crescono. Soprattutto le nuove leve, nate da coppie di genitori stranieri. Si tratta delle vere e proprie seconde generazioni, ossia di coloro che nascono nel paese di immigrazione dei padri e delle madri. A loro, che nel 2009 hanno rappresentato il 13,6% dei nati, si affiancano le altre generazioni di minori stranieri. Ovvero quelle "1,75", "1,5" e "1,25", definite a seconda del momento dell'arrivo (o nascita) nel paese in cui i genitori si sono trasferiti. Sono le generazioni dei figli ricongiunti, declinate secondo l'età di arrivo nel paese verso cui i genitori sono emigrati: entro i 6 anni (1,75); dai 6 ai 14 (1,5) dai 14 ai 18 (1,25).

    La crescita del numero di figli dell'immigrazione avviene soprattutto per il contributo delle nascite, non solo di coloro che hanno entrambi i genitori con cittadinanza non italiana, ma anche dei figli di coppie italo-straniere. In quest'ultimo caso si tratta di minori "italiani", ma, come ha dimostrato Gilardoni (2008), per nulla al riparo delle difficoltà di inserimento e di integrazione scolastica. La distribuzione territoriale della presenza minorile straniera o di origine straniera interessa soprattutto il Nord Italia, con una prevalenza delle città di medie dimensioni, ad eccezione di Torino, unico capoluogo di regione che si ritrova nella classifica delle prime venti province con la maggior quota di nati da almeno un genitore straniero.

    L'osservatorio privilegiato per cogliere lo sviluppo e l'incremento delle giovani generazioni è la scuola. Da due anni, le statistiche del Miur distinguono gli studenti stranieri, fra nati all'estero e nati in Italia. Una distinzione necessaria per garantire le giuste opportunità formative a chi arriva dall'estero e a chi ha, invece, una carriera scolastica tutta italiana, ma non per questo non ha bisogno di attenzioni specifiche. In tale condizione si trovano soprattutto i bambini nelle scuole dell'infanzia e nelle scuole primarie, mentre nei cicli d'istruzione successivi è ancora maggioritaria la quota degli allievi stranieri nati all'estero. Entrambi i dati sono interessanti: da un lato, sottolineano la relativa novità del fenomeno migratorio in Italia (e quindi del peso di figli nati altrove e chiamati in Italia da adolescenti) e, dall'altro, il potenziale delle giovani leve. I bambini nelle scuole materne e gli alunni nelle scuole primarie saranno gli allievi di domani nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, andando ad irrobustire l'incidenza della componente con cittadinanza non italiana sul totale della popolazione scolastica. Interessante sarà verificare se continuerà l'importanza dei canali di istruzione e formazione professionale per gli allievi non italiani, ad oggi significativi.

    Sul versante delle performances, il ritardo che coinvolge gli studenti stranieri va letto con attenzione, intrecciando comportamenti delle scuole (non sempre l'inserimento a scuola avviene nella classe corrispondente all'età anagrafica), con richieste delle famiglie (retrocessione di un anno per irrobustire la competenza nella lingua italiana) e contingenze (arrivo in Italia ad anno scolastico avviato).

    Le difficoltà nei percorsi di istruzione superiore si andranno attenuando con l'aumento del numero degli anni di scuola trascorsi in Italia, così come una crescente diffusione capillare di metodologie e strumenti didattici utili per accompagnare al successo scolastico studenti per cui l'italiano è la lingua seconda. I primi risultati di questi sforzi sono raccontati dalle storie di studenti universitari stranieri, iscritti negli atenei italiani con un diploma italiano. Si tratta ancora di una piccola percentuale a fronte della maggioranza di studenti iscritti dall'estero, ma il trend è positivo e nel prossimo futuro sarà da approfondire.

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    Alcune segnalazioni bibliografiche

    Besozzi, E., Colombo, M., Santagati, M. (2009), Giovani stranieri, nuovi cittadini. Le strategie di una generazione ponte, Franco Angeli, Milano.
    Billari, F. e Dalla Zuanna, G. (2008), La rivoluzione nella culla. Il declino che non c'è, Bologna, Il Mulino.
    Casacchia, O., Natale, L., Paterno, A. e Terzera, L. (2008), Studiare insieme, crescere insieme? Un'indagine sulle seconde generazioni in dieci regioni italiane, Milano, Franco Angeli.
    Cotesta V. (2010), Le domande delle famiglie straniere alla scuola italiana, Cnel, Roma
    Dalla Zuanna, G., Farina, P. e Strozza, S. (2009), I nuovi italiani. I giovani immigrati, cambieranno il nostro paese?, Il Mulino, Bologna.
    Gilardoni, G. (2008), Somiglianze e differenze. L'integrazione delle nuove generazioni, Franco Angeli, Milano.
    Luciano, A., Demartini, M., Ricucci, R. (2009), L'istruzione dopo la scuola dell'obbligo. Quali percorsi per gli alunni stranieri?, in G. Zincone (a cura di) Immigrazione: segnali di integrazione. Sanità, scuola e casa, Bologna, Il Mulino, pp. 113-156.
    Ravecca, A. (2009), Studiare nonostante. Capitale sociale e successo scolastico degli studenti di origine immigrata nella scuola superiore, Milano, Franco Angeli.
    Ricucci, R. (2010), Italiani a metà, Il Mulino, Bologna.
    Ricucci, R. e Galloni, F. (2010), Crescere in Italia. Dall'intercultura all'inclusione sociale: esperienze di esclusione fuori e dentro la scuola, Unicopli, Milano.

    12.15

    "I diritti di cittadinanza" è il tema sul quale è stato chiamato ad intervenire Valerio Onida, ex presidente emerito della Corte Costituzionale.L'intensificarsi dei processi migratori, rileva Onida, pongono dal punto di vista giuridico due ordini di questioni

    • Il problema del governare il fenomeno come fenomeno sociale;
    • I problemi connessi allo status dei migranti e delle modalità del loro insediamento sul nostro territorio.

    Per governare il fenomeno migratorio occorre conoscerlo a fondo ed evitare di considerarlo un pericolo e collocarlo nella sua corretta dimensione di grande fenomeno globale.
    La nostra Carta Costituzionale riconosce ai cittadini il diritto di libera circolazione sul territorio e il diritto di uscirne e di rientrarvi liberamente. Riconosce cioè, anche se pur limitatamente ai cittadini italiani il diritto a migrare. Riconosce altresì il diritto di asilo come diritto a sfuggire a situazioni di pericolo o di impedimento all'esercizio delle libertà democratiche.

    Le questioni relative allo status dei migranti attengono alla definizione della loro posizione giuridica, dei loro diritti e dei loro doveri. Il principio di fondo è quello dell'uguaglianza affermato da diverse convenzioni internazionali che definiscono la rete dei diritti fondamentali riferendoli a tutti i cittadini, come diritti della persona quindi a prescindere dall'elemento della provenienza.

    I diritti fondamentali si distinguono in:

    • Diritti civili (libertà di pensiero, religione, ecc…);
    • Diritti sociali (assistenza, cura, istruzione, ecc…);
    • Diritti politici

    I diritti civili e sociali, che in passato agivano sul principio della reciprocità tra Stati, sono ora riconosciuti a livello internazionale a tutti gli individui e non possono essere oggetto di discriminazione.

    La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo prevede, all'art. 26 che Il diritto all'istruzione sia garantita ad ogni individuo.
    La condizione di migrante si manifesta oggi come ostacolo all'esercizio di tale diritto (ad es. la conoscenza della lingua), ma la Costituzione italiana afferma che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono l'esercizio di tale diritto.
    Lo Stato nell'esercitare questo compito, deve impegnare le proprie risorse sulla base dei bisogni che si manifestano, là dove maggiori sono i bisogni, più cospicue devono essere le risorse impegnate.

    In linea di principio l'idea di limitare la quota di alunni stranieri per classe non è sbagliata perche andrebbe verso una loro equa distribuzione.

    Nella scuola si realizza un diritto sociale che non ammette discriminazioni e che non si può negare nemmeno se i genitori non sono regolarizzati, diritto che prescinde dalle condizioni di residenza e/o di cittadinanza.
    Onida sottolinea che la limitazione nell'esercizio di diritti civili e sociali a condizioni di residenza anagrafica è atto discriminante e in contrasto con lo spirito della Costituzione che garantisce il diritto alla libera circolazione.

    Il terreno su cui permangono restrizioni è quello dell'esercizio dei diritti politici. In merito esistono condizioni alle quali deve ispirarsi la definizione di norme giuridiche. Ad es. può essere garantito l'esercizio del diritto di voto a livello amministrativo anche a prescindere dal possesso della cittadinanza italiana. Esistono convenzioni internazionali che prevedono l'attribuzione del diritto al voto amministrativo dopo un certo numero di anni di residenza, principio che non è stato ancora acquisito dalla legislazione italiana.

    Onida intervene anche sulla questione della cittadinanza. In Italia si acquisisce la cittadinanza sulla base della nascita da un genitore in possesso della cittadinanza (jure sanguinis); non è riconosciuto il diritto all'acquisizione della stessa in base alla nascita (iure soli).
    La nostra legislazione fino al 1992 prevedeva la possibilità di acquisire la cittadinanza dopo cinque anni di residenza sul territorio; la legislazione ha subito in merito un arretramento e l'acquisizione della cittadinanza può essere richiesta dopo dieci anni di residenza.
    È altresì riconosciuto il diritto alla cittadinanza a chi è nato in Italia e può dimostrare di avervi risieduto ininterrottamente dalla nascita..

    La battaglia da condurre, è il messaggio lanciato da Onida, è quella di mutare le regole per l'acquisizione del diritto alla cittadinanza italiana.

    14.00

    Il convegno riprende, dopo la pausa per il pranzo, con l'intervento di Corrado Ezio Barachetti, segretario generale FLC CGIL Lombardia. L'obiettivo della sua comunicazione è quello di contestualizzare il tema dei "migranti" con esplicito riferimento a sistema della formazione e dell'istruzione della Regione Lombardia.

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    14.30

    Attraverso una serie di slide Giorgio Roversi, CGIL Lombardia, presenta come nel corso degli anni la presenza dei nuovi cittadini si sia sempre più radicata nel territorio lombardo.

    La presenza femminile nel corso degli anni ha caratterizzato sempre più il fenomeno senza che tale specificità abbia avuto la giusta considerazione. Emerge evidente la volontà di insediamento nel nostro paese come dimostrano i ricongiungimenti familiari e l'acquisto di abitazioni. Significativo risulta il contributo alla ricchezza prodotta dal paese e il contributo al sistema fiscale e previdenziale, elementi, tra altri, per non rendere più procrastinabile il riconoscimento del diritto di voto amministrativo.

    Roversi rileva che la scuola pubblica si presenta come un potenziale e formidabile luogo di integrazione. Negli anni la presenza di alunni con cittadinanza non italiana è cresciuta in maniera significativa. Purtroppo occorre segnalare che soprattutto nelle scuole superiori il tasso di insuccesso scolastico dei ragazzi con genitori stranieri e superiore a quello dei coetanei italiani.
    I tagli di risorse e personale nella scuola pubblica non aiutano il recupero e l'integrazione di questi ragazzi che abbandonando la scuola rischiano l'esclusione sociale con tutte le conseguenti ricadute.

    Nel mondo del lavoro assistiamo da anni ad una etnicizzazione del lavoro con mansioni dequalificate e a basso contenuto professionale senza che i titoli di studio trovino il giusto riconoscimento.

    Il riconoscimento della cittadinanza nella nuova formulazione in discussione presso la commissione Affari Costituzionali si caratterizza ancora una volta come un riconoscimento fondato su margini di discrezionalità e di reddito.
    Elementi previsti anche nell'accordo d'integrazione, il cosiddetto permesso a punti.

    Avviandosi alla conclusione, Roversi fa un breve accenno al futuro della Regione Lombardia. L'evoluzione demografica indica chiaramente che già il presente è multietnico come testimoniano la nascita di bimbi da genitori con cittadinanza non italiana e il 20% di matrimoni con almeno un coniuge straniero.
    Il ruolo della scuola pubblica e solo il rilancio delle politiche di welfare improntate alla giustizia sociale possono essere l'antidoto, ammonisce Roversi, a chi continua a lanciare allarmi sicurezza sul tema dell'immigrazione.

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    15.15

    Ha inizio il dibattito nel quale sono intervenuti: Itala Massa, Campania - Coordinamento nazionale immigrati FLC CGIL, Graziella Sofia, Sicilia, Coordinamento nazionale immigrati FLC CGIL, Aldo Merlassino, Milano - docente scuola secondaria di secondo grado, Elena Tumeo, Presidente Proteo Fare Sapere Catania.