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La Corte dei conti e il bilancio dell’Istat 2020

I soldi ci sono, manca il personale

28/10/2022
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Come di consueto, la Corte dei Conti ha analizzato il bilancio dell’Istat dell’anno 2020. La relazione, disponibile sul sito istituzionale della Corte, è stata pubblicata lo scorso 21 luglio.

Gli organi di vertice

Nell’analizzare il bilancio Istat del 2019, la Corte aveva mosso delle perplessità relativamente ai rimborsi spese del Presidente Blangiardo (perplessità che vengono ribadite a pagina 10 della relazione). Per quanto riguarda il 2020 nella relazione si specifica che la sua attività, come da parere del Consiglio di Stato n. 309/2020, da quando è in pensione (novembre 2019), prosegue “a titolo gratuito”. Dal 2019 al 2020 la voce di bilancio “Spese per la presidenza dell’Istat” è in effetti passata da 233.804 a 30.425 euro (di cui 25.619 erogati).

Blangiardo scadrà a inizio febbraio 2023.

Il direttore generale Camisasca è stato riconfermato lo scorso aprile per 3 anni. Stranamente la Corte non menziona l’incremento della sua retribuzione a partire da quest’anno. Infatti la relazione riporta ancora la vecchia retribuzione di 189.417 euro. Camisasca scadrà a aprile 2025.

I consiglieri sono stati nominati nel 2020. Scadranno quindi nel 2024.

Il Comstat è stato rinnovato il 9 agosto 2019, è quindi in scadenza nell’estate del 2023.

L’ultimo rinnovo del Collegio dei revisori per il triennio 2022-2024 risale a marzo 2022, anche se è in corso la procedura di sostituzione di una delle componenti.

La Cogis è stata nominata con DPR del 27 marzo 2019. Andrà quindi in scadenza a marzo 2024.

Le spese per tutti gli organi sono diminuite fra 2019 e 2020, a causa della minore mobilità dovuta al lockdown.

L’organizzazione dell’Istat

Nella relazione si cita la “riorganizzazione” operata nel 2021 sugli uffici territoriali. Del nuovo assetto – si legge – “si darà atto nella prossima relazione” (pag. 12).

Per quanto riguarda il personale si registra che “la situazione di pandemia ha fortemente condizionato nel 2020 i percorsi di reclutamento di personale programmati dall’Istituto” e che “con il graduale miglioramento della situazione” “l’Istituto ha portato avanti varie procedure concorsuali bandite negli anni precedenti”. In ogni caso si registrava, al 31 dicembre 2020, una consistenza pari a 1.992 unità di personale, ovvero 83 in meno rispetto al 31 dicembre 2019 (-4,17% in un solo anno!). E sappiamo che il 2021 è stato un anno ancora peggiore! Al momento in cui scriviamo i dipendenti Istat sono in tutto 1.867 (ulteriori 125 in meno rispetto al 31 dicembre 2020, nonostante i nuovi ingressi in mobilità da altri enti).

D’altra parte a pagina 26 si legge che “grazie all’introduzione del lavoro agile l’Istat ha, comunque, garantito la funzionalità dei propri uffici, conformandosi al d.p.c.m. del 9 marzo 2020 e con l’individuazione di presidi e servizi minimi essenziali”.

Come si evince dalla tabella 4 a pagina 17, le spese per il personale, che nel 2019 erano state pari a 137 milioni di euro, nel 2020 sono arrivate a 122 milioni (15 milioni di euro in meno in un solo anno!).

Le attività

Sulle spese legate ai censimenti la Corte solleva una critica. L’Istat infatti avrebbe infatti deciso di usare gli “avanzi” del periodo 2018-2021 per la copertura delle spese censuarie del 2022-2023. Scrive la Corte:

“Circa la ammissibilità del prospettato impiego postumo delle quote di risorse assegnate per il quadriennio 2018-2021 e non utilizzate negli esercizi di competenza, l’Ente ha affermato che esso si riferisce allo stato di avanzamento nella progettazione dei censimenti permanenti dell’agricoltura e della riprogettazione del censimento permanente della popolazione, avviati nelle dette annualità e da completare. Al riguardo, la Sezione si riserva approfondimenti nel prossimo referto anche in base alle risultanze definitive della gestione 2021, invitando fin d‘ora l’Istituto ad assicurare con puntualità la sostenibilità della spesa censuaria per le attività ordinarie con il contributo annuo riconosciuto per legge a regime”.

Gli appalti

Le spese per gli appalti passano da 35 a 41 milioni tra il 2019 e il 2020 (+6 milioni): ecco dove sono finite (in parte) le minori spese per il personale. Come per gli esercizi precedenti la Corte dei conti “richiama l’Amministrazione ad una migliore programmazione delle procedure contrattuali, al fine di consentire la risoluzione della problematica attraverso le ordinarie procedure di spesa”: ancora troppe proroghe!

Le partecipazioni Istat

Finalmente pare finita la storia infinita della partecipazione dell’Istat a Ancitel. La data di conclusione è l’11 settembre 2022, quasi 5 anni dopo la decisione di procedere alla dismissione della partecipazione da parte degli organi di vertice dell’Istituto.

Peccato che la Corte non menzioni la nuova partecipazione promessa dall’Istat, quella nella società 3-I S.p.A., sulla quale probabilmente presenterà i suoi rilievi nelle prossime relazioni, a meno che l’operazione non parta, cosa che auspichiamo fortemente.

La sede unica

Da aprile 2021, quando il Consiglio ha approvato il nuovo piano esigenziale, che è stato trasmesso al provveditorato delle opere pubbliche, la Corte dei Conti non ha più aggiornamenti. Nemmeno noi, aggiungiamo, nonostante ripetute richieste, a parte le notizie di giornale, associate al nuovo stadio della Roma.

La situazione del bilancio

Siccome è prerogativa della Corte dei conti soprattutto analizzare i bilanci degli enti, e siccome a sentire il direttore del personale non ci sarebbero le risorse per riportare l’Istat ad avere un numero di dipendenti adeguato, vediamo sinteticamente alcuni numeri che si leggono nella relazione.

2019

2020

Avanzo finanziario

-1,8

+3,9

Consistenza di cassa

404,6

429,5

Avanzo di amministrazione

189,9

286,1

Avanzo economico

2,8

96,9

Patrimonio netto

134,8

231,4

Entrate

290,0

295,4

Spese

291,8

291,5

  • Spese per il personale

137,3

122,3

  • Spese beni e servizi

31,5

32,5

  • Spese indagini

50,2

56,7

  • Risorse informatiche

6,9

13,9

Dati in milioni di euro

Insomma, tutti i dati sono positivi. Non ci sono diminuzioni delle entrate (anzi!), c’è un avanzo di amministrazione notevole. L’unico dato negativo è rappresentato delle spese per il personale. A ulteriore conferma di quanto diciamo e scriviamo da tempo. I soldi ci sono, la decisione più sensata è investirli sul personale, in assunzioni e valorizzazione.

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