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Verso il nuovo contratto nazionale: il resoconto dell'assemblea all'Istat

Gli obiettivi generali e specifici, le priorità uscite dagli interventi dei lavoratori

19/10/2017
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Venerdì 13 ottobre si è svolta nell’aula magna dell’Istat l’assemblea organizzata dalla FLC CGIL sul rinnovo del contratto nazionale.

Durante l’incontro sono stati illustrati i passaggi che hanno portato ad oggi: l’accordo del 30 novembre 2016 tra le confederazioni sindacali e il governo e i suoi contenuti, il Decreto legislativo 75/2017 (“Decreto Madia”), l’atto di indirizzo del governo (che per ora è solo a livello generale e  manca per il comparto “Istruzione e ricerca”), per finire con l’illustrazione degli obiettivi che la FLC CGIL si è data, a livello generale e nello specifico per la ricerca.

Qui si possono scaricare le slide proiettate durante l’assemblea

La relazione iniziale e le conclusioni di Francesco Sinopoli hanno rimarcato le tante opportunità che il nuovo contratto può aprire, ma anche le grandi difficoltà, soprattutto per il nostro comparto. Gli aspetti toccati sono stati molti, da quelli retributivi a quelli ordinamentali, all’orario di lavoro, passando per la partecipazione e il reclutamento, le progressioni economiche e di livello, la valutazione, la formazione, i fondi del salario accessorio...

Gli interventi dei colleghi hanno evidenziato alcuni nodi, in parte già affrontati nelle slide.

Ordinamento

E’ evidente dagli interventi che manca, all’interno dell’ordinamento, un profilo/livello tra i IV-VIII e i I-III, riservato ai laureati, che sia utile sia per chi accede dall’esterno, sia come strumento di carriera interna. Sul “profilo unico” per ricercatori e tecnologi sono state espresse alcune perplessità. L’obiettivo di rendere nuovamente esigibile l’articolo 15 è condiviso. Altrettanto condiviso è l’obiettivo del sindacato di estendere i meccanismi di “scatto” a tutto il personale, ad oggi presenti solo nel comparto “Istruzione e ricerca” e solo per una parte del personale (quello della scuola e i ricercatori di università e ricerca). L’obiettivo è quindi che ci siano simili meccanismi anche per i livelli IV-VIII, mantenendo e rendendo pienamente utilizzabili gli attuali strumenti di progressione (artt. 53 e 54) e le fasce per ricercatori e tecnologi.

Continuare a ripetere che il nuovo contratto abolirà l’articolo 53 non rende questa una verità, ma un’affermazione apodittica senza alcun rapporto con la realtà.

Il fondo del salario accessorio

E’ stata affrontata la questione di come rimpinguare i fondi del salario accessorio. Le leggi che hanno cercato di applicare la valutazione individuale della performance (Legge Brunetta) in questi anni hanno identificato una fonte possibile nei “risparmi” conseguiti – oltre quanto già stabilito per legge – attraverso la digitalizzazione, la riorganizzazione amministrativa, la riduzione della consulenze, ecc.

Abbiamo più volte provato in questi anni a far utilizzare all’Istat anche questi strumenti, sapendo che sono molto complicati da mettere in pratica proprio perché i risparmi devono essere aggiuntivi rispetto ai tagli già imposti da altre leggi (sulle missioni, sulla formazione, sulla carta, ecc.).

Nonostante ciò, l’Istat è forse l’unico ente di ricerca, e uno dei pochi enti pubblici in assoluto, ad avere adottato – con ritardo – un Piano di razionalizzazione della spesa, i cui risparmi non sono ancora certificati.

Stesso discorso vale per il Conto terzi, che ancora attende un parere dei revisori per avere una sua certificazione. Per noi vale quanto concordato ormai quasi due anni fa con l’amministrazione: quelle risorse dovranno rimpinguare il salario accessorio retroattivamente dal 2015, come è peraltro scritto nelle delibere di costituzione dei fondi. Nel nuovo contratto l’obiettivo è di rendere più chiara ed esigibile la norma e a far sì che almeno una parte delle risorse provenienti dal conto terzi diventino fisse e ricorrenti nel fondo del salario accessorio.

La contrattazione e i passaggi di certificazione

Una delle cose che il nuovo contratto dovrà cercare di definire è quella di tempi certi per le procedure di certificazione di fondi e ipotesi di accordo, oltre a una costituzione dei fondi di contrattazione integrativa rapida e certa.

La questione delle risorse

Le risorse per il rinnovo dei contratti nazionali vengono – da sempre – stanziate dalla legge finanziaria solo per i comparti a finanziamento statale diretto, mentre gli altri (Enti locali, Sanità, Enti di ricerca e Università) devono trovare le risorse nei propri bilanci; nessuna novità rispetto al passato.

Per gli enti di ricerca la FLC CGIL chiede infatti risorse aggiuntive, anche per sopperire ai costi dei rinnovi contrattuali, oltre che per stabilizzare tutti i precari.

Precariato

Un dilemma storico: se si allargano i diritti a figure contrattuali che non dovrebbero nemmeno esistere non si rischia di legittimarne l’uso?

La FLC sostiene che l’assegno di ricerca andrebbe abolito a livello legislativo, al contempo al momento del rinnovo del contratto nazionale la FLC CGIL propone di dargli tutele. Le due cose non sono in contraddizione.

Mobilità

La mobilità interna agli enti e fra istituti pubblici è un problema molto sentito, che deve tornare alla contrattazione, mentre oggi è lasciato per lo più alla discrezionalità della dirigenza, e – infatti - generalmente non funziona.

Le tabelle di equiparazione

Le tabelle di equiparazione predisposte dalla ministra Madia alcuni anni fa hanno come scopo quello di consentire i passaggi in mobilità tra un ente e un altro. Non hanno quindi alcuna relazione con il nuovo contratto.

La FLC CGIL ha impugnato nel 2015 quella tabella, il TAR deve ancora fissare l’udienza, dopo averrimandato la decisione.

Telelavoro e smartwork

Altro tema toccato negli interventi è stato quello di un necessario impulso per l’allargamento delle forme flessibili di lavoro, in grado di conciliare meglio i tempi di vita e di lavoro. Appare molto condiviso l’obiettivo di arrivare – con il nuovo contratto nazionale – all’abolizione della fascia obbligatoria di presenza per tutto il personale della ricerca.

Formazione

Altro tema centrale, soprattutto per gli enti di ricerca, è quello della formazione, che deve tornare anch’essa ad essere contrattata e soprattutto finanziata. Un’idea venuta dall’assemblea è quella di garantire, anche contrattualmente, una formazione minima a tutti i lavoratori su alcuni temi (ad es. informatica), come già avviene per la sicurezza sul lavoro.

E’ stata evidenziata l’estrema difficoltà soprattutto sul territorio a gestire la formazione, anche in relazione ai costi di missione necessari per raggiungere i corsi, costi che sono attualmente a carico degli uffici territoriali.

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