Buon anno scolastico a tutti. Anche se nulla di buono appare all'orizzonte. Il terzo anno scolastico dell'era Gelmini si apre ancora una volta all'insegna della confusione e con tanti segni meno. Non si tratta solo dei tagli confermati dalla manovra finanziaria di luglio, i cui effetti si diramano a 360°. Ci sono anche problemi e disagi causati dai nuovi ordinamenti delle superiori, in parte sospesi dal Tar, di cui mancano alcuni provvedimenti attuativi. Ma quello della legalità e della correttezza istituzionali non sembra un problema di questo governo.

Tutti gli ordini di scuola soffrono degli interventi "riformatori" del governo che hanno diminuito l'offerta formativa e il tempo-scuola, peggiorato la qualità della didattica, creato difficoltà organizzative e gestionali di ogni genere.

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Non tutte le scuole hanno ancora aperto i battenti, eppure arrivano già segnalazioni sulla difficoltà di formare le cattedre, di organizzare la vigilanza, di formare le classi, di garantire l'assistenza ai disabili, di mantenere un buon livello di pulizia. Ma tutto questo non deve rimanere un lamento fine a se stesso, ma occasione di discussione tra le scuole per trovare soluzioni, costruire proposte alternative, dare vita a un movimento propositivo che permetta alle scuole di riprendersi la parola sulle riforme.

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Dalla piazza virtuale di "rompiamo il silenzio" alle piazze delle nostre città con "le feste della conoscenza" dall'11 al 18 settembre. I cittadini devono sapere quello che sta succedendo nella scuola, nell'università e nella ricerca. E così, su iniziativa della FLC, docenti, ricercatori, assistenti di laboratorio, personale che si occupa di organizzazione e amministrazione spiegheranno ai cittadini le condizioni del loro lavoro e la difficoltà di offrire una formazione di qualità e di svolgere ricerche che siano un fiore all'occhiello per tutto il Paese. Contro l'avvilimento della cultura e gli ostacoli posti all'accesso al sapere, si leverà la protesta e si farà informazione.

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Il MIUR con la Circolare n. 76 del 30 agosto 2010 ha emanate le indicazioni inerenti le misure di accompagnamento al riordino del secondo ciclo di istruzione e formazione. Previste dai tre Regolamenti della secondaria di II grado, le misure accentuano in maniera plateale la divaricazione tra Licei, da una parte, e Istituti tecnici e professionali dall'altra. Sono confermati, anche sul piano culturale, il sostanziale superamento dell'obbligo di istruzione e la canalizzazione precoce degli studenti nella scelta dei percorsi di studio.
Le norme emanate, inoltre, invadano pesantemente materie di esclusiva competenza contrattuale.

Il CNPI ha sonoramente bocciato lo schema di Regolamento sulle nuove classi di concorso. L'organo consultivo, nel giudicare lo Schema poco chiaro, nei principi e nei criteri adottati, e "alquanto approssimativo nei suoi enunciati", ne ha chiesto una complessiva rielaborazione. Ha chiesto, inoltre, di riconsiderare gli accorpamenti e le confluenze tra vecchie e nuove classi di concorso anche alla luce del Regolamento sulla formazione iniziale dei docenti di prossima emanazione.
Infine, il CNPI ha criticato pesantemente il metodo utilizzato dal MIUR per elaborare lo Schema e ha rivendicato il proprio "diritto-dovere" ad essere coinvolto nei processi decisionali "già in fase istruttoria".
Il 26 agosto scorso il CNPI ha anche espresso il parere sul decreto interministeriale relativo alle riduzione dell'orario annuale nei tecnici e nei professionali nelle classi successive alla prima. Il parere era stato ritenuto passaggio fondamentale dal TAR Lazio che, con l'ordinanza n. 3363 del 19 luglio 2010, aveva sospeso gli effetti dei decreti in attesa della pronuncia del CNPI.
Nel merito il CNPI, con una presa di posizione che non ha precedenti, ritiene i decreti illegittimi in quanto

• negano il diritto soggettivo degli studenti a vedere confermato il patto formativo "sottoscritto" all'atto dell'iscrizione
• inficiano "l'identità culturale sia dell'istruzione tecnica che di quella professionale"
• vanno oltre quanto previsto dalla norma di riferimento ossia l'art. 64 comma 3 della legge 133/08.

Tutto sui regolamenti della scuola superiore

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Con l'anno scolastico che inizia si preannuncia un altro licenziamento di massa. Saranno quasi 20.000 i lavoratori che non troveranno più il loro posto (circa 10.000 docenti e 7.000 ATA), che si aggiungono ai quasi 30.000 che lo avevano perso nel 2009/2010.

Dopo le numerose iniziative a livello territoriale culminate nello sciopero della fame di Caterina Altamore e Giacomo Russo, i due precari della scuola da giorni in presidio davanti alla Camera dei deputati, le proteste dei precari della scuola proseguiranno con una mobilitazione a livello nazionale.

Sostegno alla battaglia dei lavoratori precari della scuola è stata espresso dalla FLC CGIL da sempre in campo per la tutela del lavoro e per le stabilizzazioni nella scuola. Le iniziative previste nei prossimi giorni dalla FLC CGIL avranno al centro il tema del precariato.

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Ancora una seduta a vuoto per la definizione sia dei nuovi comparti di contrattazione, che del calendario per le elezioni RSU.
Uno spettacolo indecente. Proposta irricevibile dell'ARAN, posizioni delle Organizzazioni sindacali distanti, condivisione di tutti ad esclusione della CGIL per evitare l'elezione delle RSU. Questa la sintesi della ulteriore riunione che si è svolta il 7 settembre, senza esito positivo presso l'ARAN.

All'ordine del giorno, era la discussione sull'assetto dei nuovi comparti di contrattazione. Ma l'occasione è stata colta da ciascuno per riaffermare la propria posizione anche in merito alle elezioni delle RSU. Tutte le sigle (all'infuori della CGIL) escludono che ciò possa avvenire prima della definizione dei nuovi comparti ma, allo stesso tempo, non manifestano nessuna fretta per chiudere la trattativa sui comparti.
Addirittura la CISL vorrebbe ridiscutere la legge 150/2009, la famosa "legge Brunetta", peraltro dopo averne condiviso i contenuti e, anzi, per sua stessa ammissione, aver pressato il ministro perché fosse aggiunto in extremis l'articolo che prorogava le RSU. Praticamente, dopo un rinvio di un anno, ora si auspicherebbe nei fatti un rinvio sine die.
La CGIL ha, invece, ribadito l'urgenza di fissare una data per le elezioni delle RSU in tutto il pubblico impiego, come scritto nella legge 150 e, al contempo, giungere a rapida conclusione nella trattativa sui comparti, prevedendo, a modifica dello schema presentato dall'ARAN, un comparto della conoscenza.

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