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Direttore responsabile Ermanno Detti |
Periodico telematico a cura della FLC Cgil
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Anno IV n. 51 del 5 settembre 2008 |
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E per completare l'opera: il maestro unico |
Dopo i tagli, le incursioni sui contratti, le vessazioni sulle assenze e le malattie, le polemiche estive sui docenti autoctoni ecco che si chiude il cerchio: la scuola pubblica va ridimensionata.
La decisione del Governo di inserire in un decreto legge la restaurazione del maestro unico alle scuole elementari è l'ultimo atto di una operazione chirurgica che mina alle basi il sistema pubblico di istruzione e apre la strada al mercato.
Nessuna motivazione pedagogica, ma solo livore contro gli insegnanti e acquiescenza alle decisioni del Ministro dell'Economia.
Si risparmia sulla pelle dei bambini e delle bambine facendo tornare indietro la scuola di 50 anni.
A fronte di questa situazione è necessario definire un calendario unitario di mobilitazione e di lotta per contrastare scelte sbagliate ed inaccettabili.
Riportiamo di seguito una breve panoramica delle principali questioni con le quali si apre questo nuovo anno scolastico. Per maggiori approfondimenti rimandiamo al fascicolo che fa il punto della situazione politica nella scuola e sui numerosi fatti che hanno costellato l'estate e che abbiamo pubblicato sul sito.
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Bastonate sui malati |
Da agosto è legge la norma che taglia le retribuzioni accessorie fisse e continuative dei lavoratori pubblici durante le assenze. Questo comporta la decurtazione della RDP per i docenti, dell’indennità per i Dsga e del CIA per gli Ata. Inoltre la stessa legge prescrive che dalla terza assenza per malattia il certificato medico sia rilasciato da una Asl, mentre per le visite fiscali, obbligatorie fin dal primo giorno, il lavoratore è sequestrato in casa dalle 8 alle 13 e dalle 14 alle 20 domenica e festivi compresi. Siamo di fronte ad un accanimento che metterà in croce proprio i più deboli, sia fisicamente che economicamente, mentre le norme sulle visite fiscali, in parte già esistenti (e perciò ribadite solo a fini propagandistici) si sono già rivelate controproducenti per gli alti costi che le scuole devono sostenere. Ci sono tuttavia seri dubbi sulla legittimità di queste norme che violano sia altre norme mediche sia lo spazio della contrattazione collettiva.
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La situazione dei contratti |
Poche risorse a disposizione per i rinnovi contrattuali di scuola, università, ricerca e Afam, alcuni dei quali fermi al 2006, e per categorie con gli stipendi più bassi d’Europa. E per mettere il bavaglio alle prevedibili proteste si attacca anche il sistema di contrattazione e le sue prerogative.
E mentre si agita lo specchietto della produttività si riducono fortemente le risorse per la contrattazione integrativa. Naturalmente si attaccano anche i diritti dei lavoratori, colpendo i più deboli, i malati.
Il Ministro Brunetta ha poi presentato un disegno di legge di riforma che di fatto è un organico intervento di privatizzazione di larga parte della pubblica amministrazione, sia nella modalità di erogazione dei servizi sia nel rapporto di lavoro e nelle relazioni sindacali. Valutazione, merito, gerarchizzazione del rapporto di lavoro, esternalizzazione dei servizi, con una modifica sostanziale del ruolo e delle funzioni del servizio pubblico, una riduzione della contrattazione con la conseguenza che mobilità, carriere e valorizzazione professionale saranno oggetto di interventi legislativi unilaterali. Questi i punti principali del ddl Brunetta.
Ma sui contratti la FLC non molla. Dopo Scuola e Università vanno chiuse rapidamente le trattative per il rinnovo dei Contratti nazionali della Ricerca e dell’Alta Formazione Artistica e Musicale. Sarà dura, ma è inaccettabile la proposta del Governo di incrementi per il biennio 2008-2009 pari a 8 € mensili per il 2008 e 70 € mensili per il 2009, ben distanti dall’inflazione reale.
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Controriforme |
Da qualche anno la scuola patisce un'overdose di riforme, da quella Berlinguer, troppo vasta per arrivare a termine nel corso della legislatura, al punto a capo della Moratti, alle cautele di Fioroni, fino a Gelmini che non vuol perdere l’occasione di passare alla storia con le sue novità e, costretta a fare il lavoro sporco di tagliare 130.000 posti nella scuola, si inventa riforme quali quella della pagella, dell’ora di educazione civica e quella del maestro unico.
Non se ne sentiva proprio il bisogno!
Anche se tutti noi conserviamo con affetto le nostre pagelle con i voti scritti a mano con lo svolazzo, sappiamo che da allora la pedagogia ha fatto molti passi avanti: oggi ragioniamo di competenze, di certificazioni, di sistemi di valutazione, rincorrendo gli altri stati europei in questo molto più avanti di noi. Adesso scopriamo che non era necessario scomodare docimologi e valutatori: il ministro Gelmini ha deciso che basta tornare ai voti di una volta, sanzionando i cattivi comportamenti con il voto di condotta.
I nostri governanti non perdono tempo in riflessioni: basta fare un deciso passo indietro e tutto torna a posto! Una riforma decisamente a buon mercato.
In quanto all’ora di cittadinanza, non possiamo che plaudire politicamente ad una nuova centralità per la nostra bellissima carta costituzionale, ma didatticamente la povertà della soluzione non induce certo ai salti di gioia.
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Lo stravolgimento del sistema scuola |
Una scuola povera di risorse professionali e senza più una dimensione unitaria nazionale. Questo è quanto emerge dopo i tagli del governo. Nei prossimi anni gli investimenti caleranno di oltre 7 miliardi di euro. In concreto le “Disposizioni in materia di organizzazione scolastica” priveranno la scuola di 87.000 docenti e 43.000 amministrativi, tecnici e ausiliari (Ata).
Queste le misure adottate: aggressione del tempo scuola, classi più numerose, meno indirizzi nella secondaria e ritorno al maestro unico nella primaria. In crisi le scuole serali e in arrivo le ditte esterne per i lavori Ata. Il diritto allo studio sprofonda in una dimensione da anni '50, con la chiusura di tante scuole primarie nei piccoli centri. L'obbligo di istruzione a 16 anni viene cancellato e si riporta in auge il vecchio "avviamento professionale".
Va in fumo la speranza per molti precari di lavorare nella scuola. Con la fine delle Ssis si impedirà ai giovani laureati di accedere all’insegnamento.
La FLC Cgil è impegnata per fermare questo stravolgimento del sistema.
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Una scuola o un’azienda? |
"La partecipazione di partner privati innalza gli standard delle competenze degli alunni e la qualità della scuola"…(??). E' con queste motivazioni che il governo propone di fare della scuola pubblica una fondazione - cioè un'impresa - gestita da un consiglio di amministrazione che ne detta sia gli indirizzi finanziari che didattici.
Si tenta così l'ennesimo attacco alla scuola autonoma e alla libertà di insegnamento dei docenti in una logica di privatizzazione e di mercato, dove chi sponsorizza detta anche le regole. Migliorare la qualità del sistema di istruzione è sì necessario, ma non si fa senza analizzare le vere cause dei suoi limiti, spesso generati dall'irresponsabilità di uno Stato che investe sempre meno nel sistema di istruzione, soprattutto in quello pubblico. Lo scopo del governo è di piegare la Conoscenza alle logiche di un mercato disponibile solo per pochi, mentre per tutti gli altri può bastare un'istruzione di serie b e poi precocemente al lavoro… ovviamente precario e senza diritti!
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Un quasi-obbligo scolastico |
Bankitalia ha denunciato che nel nostro Meridione un alunno su quattro non prosegue dopo le medie. Ciò dimostra che l’obbligo scolastico fino ai 16 anni, ormai consolidato nel resto d’Europa, resta da noi ancora una grande questione nazionale irrisolta. L’innalzamento dell’obbligo, avviato da Berlinguer, ritirato da Moratti e stemperato in un vago diritto-dovere, infine reintrodotto da Fioroni, resta nominalmente anche nella scuola di Gelmini. Ma nel suo assolvimento è stata reinserita la frequenza nella formazione professionale regionale: la sostanza torna ad essere quella del diritto-dovere morattiano, che mira a fare degli indirizzi tecnico-professionali un percorso separato affidato alle regioni in cui segregare i soggetti più deboli. L’obbligo fino a 16 anni è invece una grande conquista civile che richiede strumenti strutturali come una adeguata formazione dei docenti e un biennio unitario che garantisca a tutti gli alunni uno zoccolo comune di competenze.
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Due spade di Damocle sulla secondaria superiore |
Due spade di Damocle pendono sulla testa di alunni e personale della secondaria superiore. La prima sono i tagli di Tremonti: saranno ridotti indirizzi, orari e discipline con una “riforma” esplicitamente fatta a soli fini di risparmio. La seconda è il decreto attuativo della riforma Moratti: esso è stato rinviato al 2009 e prevede una riduzione degli indirizzi di studio da una sessantina a poco più di venti. Nell’un caso e nell’altro, fra fusioni soppressioni e nuove istituzioni, ciò comporterà il ridisegno della mappa scolastica italiana e la scomparsa di scuole e cattedre. Ma questo ridisegno, che compete a regioni e province, dovrebbe essere pronto per gennaio prossimo quando gli studenti dovranno iscriversi, magari sapendo a quale scuola. I pochi mesi che mancano alla scadenza possono dar luogo o a un ulteriore rinvio o a un’improvvisazione devastante di cui saranno vittima soprattutto i tecnici e i professionali, ristatalizzati da Fioroni, ma di nuovo in bilico tra licealizzazione e regionalizzazione.
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La fine dell’istruzione degli adulti e il trionfo dell’ignoranza |
Il nostro Paese, a differenza degli altri paesi europei, è privo di un vero sistema nazionale di apprendimento per gli adulti. Gli attuali Centri territoriali permanenti (CTP) hanno svolto una funzione di supplenza, coinvolgendo uno scarso 6% di popolazione adulta, contro il 9% della media europea e il 12,5% previsto dagli accordi di Lisbona entro il 2010.
Nella scorsa legislatura qualcosa si era mosso: sostituiti gli attuali CTP con i nuovi Centri Provinciali per l’istruzione degli Adulti (CIPIA), presentato un Disegno di legge per la costruzione di un sistema di apprendimento permanente comprensivo di CIPIA, educazione informale, non formale e continua per i lavoratori.
L’interruzione anticipata della legislatura ha bloccato questo processo e adesso la confusione regna sovrana: l’attuale maggioranza ha deciso di ridefinire l’aspetto organizzativo/didattico del nuovo sistema appena ristrutturato, ma non ancora a regime, su cui peserà drammaticamente il drastico taglio dell’organico già previsto nella scuola pubblica. Sarà un vero e proprio massacro! A fronte dell’assoluto bisogno di potenziare l’offerta formativa per gli adulti, questa maggioranza ha deciso di smantellare un sistema già debolissimo: ne pagheremo tutti le conseguenze, sul versante dei diritti e della qualità del modello di sviluppo del paese.
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Nessuna prospettiva di stabilizzazione per i precari |
Il taglio degli organici previsto dal decreto Tremonti, il blocco dei corsi SSIS, la decisione di dimezzare le assunzioni previste dal precedente Governo: ecco il benvenuto del Governo ai precari della scuola.
Con il taglio di 150.000 posti di docenti e ATA nei prossimi anni i primi a pagare saranno i supplenti per i quali si prospetta un vero e proprio licenziamento in tronco.
Nel privato, l'allargamento delle maglie per il ricorso al lavoro a termine e sul lavoro nero, assestano un pesante colpo alle già precarie prospettive dei lavoratori della scuola non statale e della formazione professionale.
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Meno soldi alle scuole del meridione |
Con la manovra economica del Governo ci sarà una pesante riduzione dei finanziamenti europei a favore delle scuole del meridione, stornati per finanziarie le grandi opere di interesse di alcuni settori. Si tratta di ingenti somme: il solo finanziamento del Fondo Aree Sottoutilizzate (FAS) per l’istruzione, la formazione e ricerca è di circa nove milioni di euro.
In particolare nelle scuole di Calabria, Campania, Puglia e Sicilia (interessate dall’Obiettivo Convergenza) si ridurranno le risorse europee della quota derivante dal FAS, mentre in quelle di Abruzzo, Basilicata, Molise, Sardegna, regioni che potevano contare solo sulle risorse FAS, non arriverà neppure un euro.
E’ la dimostrazione palese della demagogia che questo Governo sta usando a piene mani sulla scuola del meridione che, come evidenziato dall’indagine OCSE-PISA, ha, invece, estremo bisogno di interventi aggiuntivi, specifici per combattere i gravi fenomeni della dispersione e dell’abbandono scolastico, lì particolarmente elevati.
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Xenofobia e razzismo al potere con le impronte ai bimbi nomadi |
La schedatura dei bambini nomadi presenti in Italia è stata voluta dal governo per diffondere paura e insicurezza nella società ed è uno dei tanti pedaggi che chi guida il governo sta pagando alle forze razziste e xenofobe oggi al potere. Schedare i minori stranieri, oltre ad essere una odiosa discriminazione per un paese civile, influisce pesantemente sul diritto allo studio: un diritto che l'Italia ha sempre garantito anche ai figli di immigrati irregolari, nel rispetto dei principi di eguaglianza stabiliti dalla nostra Costituzione.
La scuola pubblica, gratuita e aperta a tutti è il luogo privilegiato dove vivono valori fondamentali quali l'accoglienza, l'integrazione e la convivenza civile. Prendere le impronte ai bambini nomadi equivale a marchiarli prima come diversi e poi come pericolosi. La FLC è in campo per opporsi al macabro disegno del governo teso a riesumare un triste passato dal quale gli italiani si sono liberati a caro prezzo e che la nostra Costituzione ha bandito per sempre.
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Brevissime |
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Precari scuola: la circolare sulle supplenze per il 2008/2009 |
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Personale ATA: la circolare sulle nomine da parte delle scuole |
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Campagna contro le molestie burocratiche: semplificazione nella liquidazione dello stipendio dal 1 settembre 2008 |
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Docenti precari: produzione delle graduatorie di I fascia |
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Garante per l'infanzia e l'adolescenza: istituito anche in Italia |
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Scuola non statale: rinnovato il CCNL 2006/2009 Aninsei |
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Assenze dei pubblici dipendenti: le nuove regole in materia di certificazione e retribuzione |
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